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 2015  ottobre 03 Sabato calendario

LA MATURITÀ ARRIVA AL VOLO


[Simone Giannelli]

È successo tutto molto in fretta. Fino a 4-5 mesi fa era solo una promessa. Adesso Simone Giannelli, 19 anni da Bolzano, ha le stimmate del fenomeno. In poche settimane ha bruciato le tappe: prima lo scudetto con Trento, da titolare, e poi, a furor di popolo (e di dirigenza federale), è entrato nel sestetto dell’Italia delle schiacciate. Abbacchiata e bastonata, con le sue invenzioni al palleggio è stata la prima squadra italiana a staccare il biglietto per Rio de Janeiro. E da oggi, a Torino, Simone guida la stessa Nazionale all’Europeo.
Da dove cominciamo? Dall’esame di maturità: com’è andato?
«67. Mi è andata bene perché in matematica allo scritto avevo fatto un macello e mi sono ripreso con l’orale di italiano. Quindi alla fine sono contento».
Più difficile l’esame di maturità o quello per la patente?
«La maturità. Quello per la patente è stato fatto tutto di corsa, fra un ritiro azzurro e l’altro, a Cavalese. Mi ero detto: o adesso o devo aspettare l’anno prossimo. Perché mi scadeva il foglio rosa e avrei perso l’esame teorico. Anche se poi non ho ancora avuto l’occasione di usarla, sono stato sempre via...».
Gli ultimi sono stati mesi pazzeschi.
«Dallo scudetto con Trento in poi sono state settimane molto intense. Ti senti più responsabilizzato. Entri nel mondo del lavoro: prima la World League e quindi questa qualificazione olimpica. Qualcosa di bellissimo».
Giannelli il prototipo del bravo ragazzo: studio, lavoro, pallavolo. Anche un po’ fenomeno, visto che arriva al massimo livello a soli 19 anni. Simone come si sente in questa nuova realtà?
«Come mi vedete, io sono: niente di più e niente di meno. Sono uno che quando deve dire qualcosa lo dice, quando deve fare qualcosa lo fa. Diciamo che non ho paura di scendere in campo, di mettermi in gioco né di provarci sempre».
D’accordo. Ma dentro come sta? Conduce una vita molto diversa da quella dei coetanei.
«Penso di avere molta fortuna. Sono consapevole che questa cosa non è da tutti. Quanti hanno la possibilità di fare quello che faccio io? Anche per questo cerco di godermi tutto al massimo».
Ma Giannelli si sente un fenomeno...
«So che sto per dare una risposta banale ma onestamente non ci penso, io penso solo a quello che so fare meglio: giocare a pallavolo. E a divertirmi tutti i giorni quando mi alleno in palestra. Ogni tanto mi è andata bene, ma so anche che non sarà sempre così. Già il prossimo anno sono certo che sarà molto difficile. Anche questa non è retorica: devo migliorare ancora tantissimo, perché non si smette mai di imparare. E continuerò a farlo».
Guardando le partite si vede che lei gode del grande rispetto di compagni molto più... anziani. Scusi, esperti, come dice lei. Che cos’è che li ha ipnotizzati?
«Bella domanda. Ogni tanto me lo chiedo anch’io. Ma non ho trovato tante risposte. Io rispetto loro e loro rispettano me. Non so che cosa sia scattato».
Simone è serio serio...
«No, non sono mica un robot. Faccio le cose che fanno tutti i ragazzi della mia età. Mi piace molto scherzare. La vita di gruppo di una squadra è davvero tanto divertente. Anche se è chiaro che poi gli scherzi rimangono chiusi fra di noi».
Un segreto ce lo può dire. Il più scherzaiolo in Nazionale?
«Osmany (Juantorena, ndr) o lo stesso Ivan (Zaytsev, ndr). Non è per dire, ma siamo davvero un bel gruppo».
Di tempo libero negli ultimi mesi ce n’è stato pochissimo: quel poco Simone come lo impiega?
«Cose normali. Uscire con gli amici. Andare a bere qualcosa assieme. Un’altra cosa che mi piace tantissimo è andare al cinema. Genere preferito? Azione. Quelli dello “sparatutto”, dove si ammazzano a ripetizione. Poi sembrerà strano, ma mi piace moltissimo viaggiare. Sì, è vero, con questo lavoro giriamo tantissimo, ma in realtà non vediamo quasi nulla dei posti dove andiamo».
Più città e grande metropoli o natura, potendo scegliere?
«A me la natura piace moltissimo. Da impazzire. Anche se le camminate in montagna mi sembrano un po’ da vecchi, onestamente...».
Rapporto con l’elettronica?
«Normale. Uso il computer, ma non ci sto attaccato per ore. Mi servirà di certo per l’università».
Facoltà scelta?
«Scienze dell’alimentazione».
Come mai?
«Mi ha sempre intrigato. E poi l’alimentazione per un atleta è importantissima».
E il rapporto con la cucina?
«Mi piace moltissimo mangiare. Quindi, da buon italiano, dalla pizza in giù: ma adesso che sono reduce dal Giappone dico che anche il sushi mi piace tanto».
Quindi lei è uno curioso anche a tavola: durante i viaggi le piace sperimentare?
«Esatto».
Europeo in Italia: che cosa le viene in mente?
«Abbiamo buone possibilità. Anche se i pronostici sono sempre difficili da fare, dico che giocare in casa davanti al proprio pubblico garantisce qualcosa in più. Abbiamo lavorato sodo per arrivare fino a qui. E non vediamo l’ora di cominciare».
Simone è uno che si emoziona o riesce a rimanere abbastanza freddo?
«Dormire, dormo benissimo. Quando vado in campo sono contentissimo di esserci. Mi godo il momento, sono abbastanza freddo, non soffro tanto la pressione».
Il rapporto con la popolarità?
«Non mi dà fastidio, mi fa molto piacere. Anche perché a 19 anni è arrivata così, dal nulla. Non ho fatto ancora moltissimo».
Davvero pensa di non avere fatto nulla?
«Ho fatto poco. Sono contento di averlo fatto, ma sono solo quattro mesi di partite. So che la qualificazione è importantissima, però abbiamo ancora tantissimo da fare. Ho tanto tempo davanti».
Si sveglia mai pensando: tutto questo potrebbe finire?
«Sono uno abbastanza positivo. So che non durerà tutta la vita, però sono giovane e non ho motivi per pensare adesso a cose negative».