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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

DI VAIO: «IO ALLA JUVE IN PANCHINA, ORA LA SFIDO DA MANAGER»

Ci sono panchine e panchine. Quella nella Juve di Del Piero e Trezeguet era una conseguenza digerita a fatica, quella del Bologna come club manager gli regala ancora l’adrenalina del calciatore. Marco Di Vaio in due anni a Torino (2002-2004) è riuscito lo stesso a collezionare 55 presenze in A con 18 gol. Dal Delle Alpi allo Stadium, da maglietta e pantaloncini alla giacca e cravatta. «Con Del Piero e Trezeguet era dura... C’erano anche Salas e Zalayeta. Odiavo non giocare, volevo avere continuità, è sempre stata la prima cosa a cui pensavo quando sceglievo e a volte ho sbagliato. Adesso invece la panchina la amo, non mi piace andare in tribuna, mi piace vivere la partita con la squadra, con lo spirito dello spogliatoio».
E’ arrivato alla Juve dopo aver cercato di farle un dispetto: Supercoppa italiana 2002, Juventus-Parma 2-1 e (inutile) gol gialloblù di Di Vaio.
«Eravamo a Tripoli. Nel primo tempo meglio loro e 1-0 di Del Piero, poi siamo usciti noi e io ho fatto un gran secondo tempo, ma ancora Del Piero ha fatto 2-1. Si diceva che dovessi andare all’Inter, dopo che Ronaldo era stato ceduto al Real, ero convinto, invece mi chiamò il mio agente Alessandro Moggi e mi disse che mi aveva preso la Juve».
Forse prepara un altro dispetto? Già ne ha fatto uno alla Juventus: 26-2-2011, ricorda?
«Certo, la vittoria per 2-0 a Torino con mia doppietta, da 33 anni il Bologna non ci riusciva: una partita meravigliosa. Stavolta è più complicata, ma noi non meritiamo i risultati arrivati finora. Dovremo essere bravi a difenderci, avere un po’ di fortuna e soprattutto avere più coraggio davanti».
Si aspetta di trovare la Juve modesta vista in Serie A o quella brillante di Champions?
«Mi aspetto una Juve forte, anche col Frosinone mi è piaciuta e meritava di vincere. Arrembante, con lo stadio che dà la carica. E dopo la vittoria con il Siviglia sarà ancora più determinata».
Lippi sceglieva tra Del Piero, Trezeguet e Di Vaio. Allegri tra Dybala, Mandzukic e Zaza.
«Paragone difficile... La coppia Del Piero-Trezeguet è inarrivabile nella storia della Juve, forse solo quella Vialli-Ravanelli si avvicina. Al di là di questa partita, auguro alla Juve e ad Allegri di ritrovare una coppia di attaccanti del genere».
Stagione 2002-03, primo anno di Di Vaio alla Juve: scudetto, 7 gol, più presenze di Trezeguet.
«Mi hanno preso perché David si era fatto male e doveva stare fuori due mesi. Ho fatto fatica ad ambientarmi, poi è diventata un’esperienza meravigliosa, mi ha cambiato la percezione del calcio. Ho capito che dovevo alzare l’attenzione verso il mio corpo, con una preparazione sempre intensa, ogni giorno, anche se andavo in panchina: è per questo che ho potuto giocare fino a 38 anni».
2003-04, secondo anno di Di Vaio alla Juve: Supercoppa italiana, 11 gol e riserva di Trezeguet.
«All’inizio stava fuori Del Piero per un guaio al polpaccio, poi ho giocato meno. Nel ritorno abbiamo fatto fatica, siamo arrivati terzi perdendo la finale di Coppa Italia in casa con la Lazio».
In Serie A 18 gol in due anni, in Champions 7.
«Tre doppiette: il primo anno con Dinamo Kiev e Feyenoord, il secondo con la Real Sociedad, più un gol nel 7-0 all’Olympiacos. Il primo anno è stato quello della finale con il Milan: non l’ho giocata, è stata una delusione anche per quello».
L’allenatore era Lippi, che poi in Nazionale le ha concesso solo due gettoni. Ce l’aveva con lei?
«Ero sempre in seconda fila... Con lui ho avuto un rapporto sincero ma travagliato, diciamo di amore e odio. In Nazionale obiettivamente non avevo fatto bene, forse è stato giusto così».
Però è stato ceduto quando è arrivato Capello.
«Avevo fatto l’Europeo con Trapattoni e mi ero aggregato tardi alla squadra. Forse avrei meritato più considerazione, Capello avrebbe potuto conoscermi meglio, aspettare qualche giorno. Invece è arrivato il Valencia, lì avrei potuto giocare con più continuità e sono andato via».
La Juve l’aveva pagata 32 milioni e dopo due anni l’ha venduta per 11: lei da direttore sportivo la farebbe una minusvalenza del genere?
«No... Onestamente no. Il Di Vaio d.s. avrebbe tenuto il Di Vaio giocatore, con un nuovo allenatore avrei meritato un’altra chance».
In questi mesi sta facendo il corso a Coverciano: come modello ha più Moggi o Corvino?
«Due grandi manager. Hanno stili diversi, ma hanno segnato la storia del calcio italiano».
A Bologna ha giocato dal 2008 al 2012, entrando nella storia per le 4 salvezze di fila in A con 65 gol e per essere stato, negli anni dopo Baggio (22 gol), l’attaccante con più gol in una stagione (24).
«Bologna mi ha dato una grande opportunità. Non giocavo in A da 4 anni, ero stato al Monaco e poi Genoa, dove avevo fatto male. Mi davano per finito. Qui ho sentito l’amore della gente, un grande rispetto della persona: gratificante».
Salvezze e attacco: gli incubi del Bologna oggi.
«Bologna è abituata. Ma non pensiamo al singolo, abbiamo buoni giocatori e qualche talento. Siamo in fase di costruzione e la sconfitta con l’Udinese lo dimostra: fossimo stati più squadra non avremmo perso. Stiamo costruendo un nuovo gruppo, quando saremo squadra usciranno anche i singoli, ne sono certo».
Ha chiuso la carriera a 38 anni a Montreal, nel club di Joey Saputo. È stato lei a convincerlo a venire a Bologna o è successo il contrario?
«Lui mi ha convinto ad andare a Montreal, quando mi ha detto che aveva la possibilità di prendere il Bologna gli ho detto che sarebbe stata una scelta giusta. Ma la vera spinta gliel’ha data la città, Saputo è rimasto colpito dall’amore per la squadra».
Delio Rossi la lanciò a Salerno in Serie B nel 1998, adesso rischia e anche lei lo deve aiutare...
«Ci dobbiamo aiutare tutti insieme per uscire da questo momento. Tutti, società, squadra e tifosi: la salvezza è fondamentale per il Bologna».