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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

LA STORIA ALE, SALVATO SUL CAMPO: «ADESSO VOGLIO IMPARARE A FARE MASSAGGI CARDIACI»

Viaggio agli inferi e ritorno. L’eroe «moderno» non è Ulisse né Enea, ma un ragazzo con la palla a spicchi nel sangue, Alessandro Pagani. Un giocatore di basket di 21 anni con la «fibra» forte, salvato da un arresto cardiaco improvviso durante un torneo a Manerbio, in provincia di Brescia. E oggi, a due settimane da quell’incidente, lo ritrovi in ospedale a Milano, con il sorriso di chi sa riconoscere la propria fortuna.
«Sono un privilegiato. Mi hanno aiutato — racconta al Corriere — e adesso anch’io voglio imparare a fare il massaggio toracico». Ha intenzione di saldare il suo debito, Alessandro. È vivo grazie a due medici sugli spalti e un defibrillatore. Il giovane, che milita in A2 con la Assigeco Casalpusterlengo, ha voglia di ricominciare: sopra indossa la maglia del pigiama, ma i pantaloncini sono quelli targati Nba. Di essere «un drogato» del basket americano lo dice lui stesso: non si perde una partita. È cresciuto nella stessa squadra dove da giovanissimo giocò Danilo Gallinari, oggi campione dei Denver Nuggets («abbiamo fatto qualche allenamento insieme») e trova nella pallacanestro una ragione di vita: «Quando la fai a livello agonistico, diventa parte della tua esistenza. Pur di arrivare in alto — spiega — rinunci a molte cose».
Tanti sacrifici, allenamenti, sorrisi. Poi la caduta, l’arresto cardiaco, il ricovero. In testa, Alessandro ha un vuoto: non ricorda niente dei primi sei giorni. «Quando ho visto le mie foto, a terra sul parquet, ho capito che stavo morendo». E la sensazione di essere tornato in vita è «più bella di qualsiasi vittoria sul campo. D’ora in poi il futuro è solo positivo».
Il suo cuore è «sano», come gli hanno detti i medici di Milano, ma il problema è che nessun accertamento diagnostico è ancora riuscito a stabilire che cosa ha provocato l’arresto cardiaco. I dottori del centro cardiologico «Monzino» lo hanno sottoposto a ogni tipo di esame: risonanze, test da sforzo, biopsie, esame elettrofisiologico. Grazie all’adrenalina hanno simulato anche le sollecitazioni di una partita, con 200 battiti al minuto. Risultato? «Il fisico è in forma e il cuore sanissimo. Quando me l’hanno detto — racconta — quasi non ci credevo». Alessandro potrà correre, nuotare, fare attività sportiva: tutto permesso. Nei prossimi giorni i medici dovranno decidere se impiantargli un piccolo defibrillatore, un alleato che permetterà al 21enne di condurre «una vita normale». E questo significa anche tornare a tirare a canestro. Ciò che resta da stabilire è se il numero 19 dell’Assigeco potrà giocare come prima, con l’agonismo richiesto dalla serie A2.
E se i medici dicessero che non sarà possibile? Pagani fa una pausa. E poi risponde così: «Lo accetterei. Dopo quello che mi è successo — spiega —, le priorità della vita cambiano». Il basket è la sua passione, «ma se mi dicono che posso giocare soltanto in una serie inferiore, lo farò». Guai però a pensare che questo ragazzo abbia intenzione di mollare. «Con un defibrillatore addosso non sarà così facile trovare un medico che mi dia l’idoneità sportiva».
Alessandro ha però subito scoperto che qualche atleta gioca lo stesso, nonostante l’ausilio cucito sottopelle. Lui vorrebbe tornare sul parquet, ma se gli chiedi non ha dubbi: la gioia più grande è poter «fare una vita normale». Circondato dall’affetto della fidanzata e dei genitori, Alessandro sabato potrebbe essere dimesso. Ha 21 anni e la consapevolezza di essere un ragazzo nato due volte.