Filippo Facci, Libero 3/10/2015, 3 ottobre 2015
IL PADRONATO COME UNA VOLTA
«Perché abbiamo venduto la nostra Grom» recitava un titolo di prima pagina sulla Stampa di ieri: oh, che curiosità, chissà perché hanno venduto la loro Grom. Forse - risposta - perché una multinazionale li ha coperti di soldi, forse perché non crescevano più: sicché hanno ceduto a Unilever che baderà al marchio Grom esattamente come fa coi marchi Coccolino, Svelto e Mentadent; quell’Unilever che possiede già altre marche di gelati e che nel 2007 licenziò 1000 lavoratori della provincia di Cagliari, quell’Unilever già accusata per aver contribuito alla deforestazione anche per l’acquisto di smisurate quantità del famigerato olio di palma. Fa niente, La Stampa si beve cazzate tipo «il nostro sogno continua» e «non cambierà nulla» anche se la morale è che i gelati finto-artigianali di Grom li vedremo confezionati al supermercato, la morale è che un’altra azienda italiana va all’estero e che i ragazzi di Grom non hanno neanche rivelato per quanti soldi: ma siccome sono di Torino, La Stampa li venera. Altri, sconosciuti, magari si ammazzano per non licenziare. Altri ancora, come Fabio Padovan della Otlav di Santa Lucia di Piave, siccome compiono 60 anni, decidono di regalare 600 euro in busta paga ai 130 dipendenti, così come due anni fa, siccome Padovan si sposava, ne regalò altri 500. Postura da vecchio padroncino, dite? Beh, avercene. Quelli come lui, sconosciuti, tirano avanti il Paese: senza clamori, senza giornali, senza emulsionanti, aromi, conservanti o coloranti.