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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

PORTOGALLO AL VOTO PER USCIRE DALLA CRISI MA SI RISCHIA UN PARLAMENTO BLOCCATO

MADRID «Anche con la ripresa economica, non credo che le cose andranno meglio per i portoghesi, né che dipenderà da chi vincerà le elezioni. I partiti promettono questo mondo e l’altro, ma noi non vediamo mai nulla. Lavoriamo sempre di più per guadagnare sempre meno. Così continuerà ad andare». Luis Cordeiro, 57 anni, di professione imbianchino, esprime uno stato d’animo prevalente alla vigilia delle elezioni odierne, in cui 10 milioni di portoghesi sono chiamati alle urne.
Da poco lasciato alle spalle il calvario del salvataggio finanziario, ancora sulla rampa di decollo dalla crisi, dovranno scegliere fra la continuità della cura di cavallo dell’austerità applicata dal governo conservatore di Pedro Passos Coelho, per guidare il paese fuori dalle secche, o una semplice attenuazione, con i socialisti di Anton Costa, l’ex sindaco di Lisbona. Resignaçao, rassegnazione, è la parola che assieme alla caratteristica saudade sembra introiettata nel dizionario nazionale, dopo 4 anni di sacrifici lacrime e sangue. E che rischia di tenere a casa buona parte del 27% dell’elettorato – 1 portoghese su 4 – che ancora ieri si dichiarava indeciso, con un’astensione che potrebbe superare il record del 42% delle passate elezioni.
I SONDAGGI
I sondaggi premierebbero la coalizione di governo del partito socialdemocratico PSD (di centro-destra) e dei Popolari del CDS con il 34-39% dei voti, rispetto al 28-34% dei socialisti del PS; seguiti dal Partito comunista di Jeronimo de Sousa come terza forza e dal Bloque de Izquierda - appoggiato da Podemos e Syriza - che con un 8% aspira a diventare chiave per la formazione del futuro governo.
«Nessuno cambia certezza per insicurezza. Senza stabilità non c’è fiducia, non ci sono investimenti e non c’è creazione di posti di lavoro», ha ripetuto in chiusura della campagna il 51enne premier conservatore, nel tentativo di recuperare la differenza dei suffragi, che lo allontana dal 44% della maggioranza assoluta. La vittoria di Passos Coelho sarebbe in controtendenza con gli altri paesi del sud Europa come la Grecia o la Spagna, che hanno visto i governi dell’austerità castigati nelle urne. Ma, secondo tutti gli analisti, un esecutivo di minoranza rischia di aprire una lunga stagione di instabilità. «Se i sondaggi saranno confermati, il presidente della Repubblica Cavaco Silva avrà un serio problema per l’investitura di un nuovo governo PSD-CDS, che porterebbe all’ingovernabilità già a cominciare dall’approvazione della nuova finanziaria», osserva l’economista Luis Coelho dell’Università dell’Algarve. Una grande coalizione sembra improbabile, come un eventuale accordo a sinistra, poiché il Bloque de Izquierda ha già detto che non appoggerà un esecutivo dei socialisti. Anton Costa, 54 anni, si è impegnato a mantenere gli obiettivi di stabilità imposti dalla Troika, pur promettendo una riduzione delle tasse, per riattivare i consumi interni, e una politica basata sulla crescita e non sui tagli della spesa pubblica. Ma ha dovuto combattere l’ombra lunga dell’ex premier socialista José Socrates, agli arresti domiciliari dopo 10 mesi di carcere per presunta corruzione e riciclaggio di capitali, planata sull’intera campagna.
Dopo tre anni di recessione, il Pil portoghese è tornato in positivo nel 2014 e crescerà dell’1,5% nell’anno, con la disoccupazione passata dal 17 all’11,9%. «Ma gli indicatori positivi sono favoriti dal contesto esterno favorevole. La lieve ripresa dell’economia non arriva alle famiglie, oberate dall’alto carico fiscale e dalla precarietà contrattuale», assicura ancora Luis Coelho. «Per questo molti elettori oggi andranno alle urne senza speranza di risolvere i propri problemi e quelli di sempre, che restano la bassa produttività delle imprese, la grande burocratizzazione dello Stato e una giustizia che non funziona», conclude l’economista.