Notizie tratte da: Holger Afflerbach, L’arte della resa. Storia della capitolazione, il Mulino, Bologna, pagg. 296, € 25,00, 4 ottobre 2015
LIBRO IN GOCCE NUMERO 58
(L’arte della resa. Storia della capitolazione)
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BARBAROSSA E GLI ITALIANI ACCECATI –
Nemico. La Convenzione dell’Aia, del 1899, fu il primo accordo internazionale che proibì ufficialmente ai vincitori di uccidere il nemico dichiaratosi arreso.
Pietà. Durante le battaglie medievali i soldati usavano brandire uno stendardo rosso per comunicare al nemico che non avrebbero avuto pietà.
Stretta di mano. I greci concludevano i combattimenti con una simbolica stretta di mano, un rituale che si è diffuso poi tra le potenze orientali.
Reciprocità. Il principio (economico) della reciprocità, legge bellica fondamentale: se una fortificazione si arrende rapidamente, il vinto – la cui resa tempestiva risparmia all’aggressore fatica, vite e denaro – viene trattato con relativa clemenza e perlopiù risparmiato.
Mani. Battaglia di Megiddo (intorno al 1480 a.C.), primo «scontro finale» documentato nella storia, rispetto ai conflitti perpetui e alle pratiche di saccheggio in uso fino a quel momento. Battaglia vinta dagli egizi del faraone Thumtose III su una coalizione di principi cananei. Catturati 340 prigionieri, raccolte 83 mani: la pratica di amputare l’arto ai nemici uccisi serviva a semplificare il conteggio delle vittime.
Guerra. La guerra ideale dei greci: la lotta fino alla morte, com’era stato per Leonida e i suoi spartani alle Termopili.
Sconfitti. Ad Atene gli ammiragli che avevano fallito nelle loro imprese venivano processati pubblicamente. Più rischioso l’insuccesso nelle operazioni belliche presso i cartaginesi: i generali sconfitti in battaglia venivano crocifissi.
Capitolazione. Nell’antichità la capitolazione comportava perlopiù la riduzione in schiavitù delle truppe capitolate e la perdita di tutti i possedimenti.
Superbi. Parcere subiectis et debellare superbos: «risparmiare coloro che si assoggettano e debellare i superbi» (Virgilio).
Prigionieri. Atrocità durante le guerre nel Medioevo. In Georgia i romani d’Oriente accecavano i prigionieri e amputavano le mani ai beduini catturati (Basilio II nel 1014 dopo aver sconfitto l’esercito bulgaro ordinò di accecare i soldati catturati, si dice fossero 15mila, e li rispedì dal loro zar Samuele a gruppi di cento, ciascun gruppo guidato da un prigioniero a cui era stato cavato un solo occhio). Federico Barbarossa faceva accecare i ribelli italiani. Consueta anche la pratica della castrazione.
Riscatto. Riccardo Cuor di Leone, catturato in una locanda viennese, e non sul campo di battaglia, dal duca Leopoldo d’Austria. Il duca e l’imperatore Enrico VI chiesero e ottennero nel 1194 un riscatto di 150mila marchi: la somma corrispondeva a 35 tonnellate d’argento, superiori agli introiti annuali dell’Inghilterra.
Paraguay. Guerra del Paraguay contro Brasile, Argentina e Uruguay (1864-1870). Il presidente Francisco Solano López si ostinò a combattere, rifiutando, anche ferito sul campo, la capitolazione. La guerra portò alla quasi completa estinzione della popolazione maschile del Paraguay.
Capitolazione. «Ho indossato ancora una volta quella uniforme, la più sacra e cara per me, e non la toglierò che dopo la vittoria o perché non vedrò da vivo la fine... Una sola parola non ho mai voluto imparare: “capitolazione”. Vorrei perciò informare il mondo che un novembre 1918 non si ripeterà mai più nella storia della Germania» (Adolf Hitler al Reichstag, 1° settembre 1939).
Prigionieri. Durante la Seconda guerra mondiale furono impiegati all’incirca 96 milioni di soldati, di cui 35 milioni furono fatti prigionieri durante i combattimenti o immediatamente dopo la conclusione delle ostilità.
Nemico. «Quando [...] incontrate il nemico, uccidetelo. Nessuna pietà. [...] Se i vostri ufficiali di compagnia alla testa dei loro uomini vedono il nemico fare fuoco e, arrivati a 200 iarde da lui, vedono che accenna ad arrendersi, niente da fare! Quel bastardo morirà. Voi lo ucciderete. Colpitelo fra la terza e la quarta costola. Ditelo ai vostri uomini» (George Patton nel 1943, prima dello sbarco alleato in Sicilia).
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 4/10/2015