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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

[Esplora il significato del termine: Una ricerca web nostalgica a tarda notte, come quelle che a volte facciamo quando digitiamo il nome del nostro compagno di banco delle elementari

[Esplora il significato del termine: Una ricerca web nostalgica a tarda notte, come quelle che a volte facciamo quando digitiamo il nome del nostro compagno di banco delle elementari. Così Sanmay Ved si è ritrovato proprietario di Google.com. È durata solo un minuto, ma in quei sessanta secondi è stato il padrone del sito più visitato al mondo. E gli è costato solo 12 dollari. Non è ancora chiaro com’è successo, se si è trattato di un bug o una disattenzione del gigante di Mountain View, che non ha rinnovato il dominio prima della scadenza. Ma è una di quelle cose che capitano una sola volta nella vita: trovarsi in sella a un dinosauro da 66 miliardi di dollari di fatturato. Un impero per 12 dollari Ved ha lavorato a Google per 5 anni e mezzo, prima di lasciare l’azienda e iscriversi al Babson College per un Mba, un prestigioso master in materie manageriali. Sulla foto del profilo Linkedin, dove ha raccontato la sua conquista da 60 secondi, l’ex Googler indossa ancora una felpa con i cinque caratteri colorati dell’azienda di Mountain View: è ancora un fan. Il 29 settembre aveva tirato tardi. Era l’una e venti di notte e Ved stava visitando la pagina di Google Domains, il sito di Big G con cui si acquistato i domini dei siti web. Per curiosità o per rimpianto aveva digitato sulla barra di ricerca le dieci lettere di “google.com”. La faccia triste e grigia dell’icona che corrisponde a “dominio occupato” era scontata. Invece è successo qualcosa di inatteso: il sito era disponibile. E un luminoso glifo con il volto sorridente dava il via libera: si poteva procedere all’acquisto. Ved ha fatto tutti i passaggi: ha inserito il dominio nel carrello e ha proceduto al pagamento di 12 dollari, il prezzo di un qualunque sito web su Google Domains. A questo punto «mi aspettavo un messaggio d’errore che segnalava l’impossibilità di procedere con la transazione, invece l’acquisto è stato completato e il denaro è stato scalato dalla mia carta di credito», spiega. Le comunicazioni segrete Poi sulla casella email succede qualcosa di strano. Anziché il classico messaggio che conferma il possesso del dominio, Ved riceve due comunicazioni, che preferisce non rivelare. Anche la procedura di verifica risultava completata: era davvero diventato il proprietario di “Google.com”. A questo punto si fionda su Google Search Console, il pannello di controllo dei suoi domini. Aveva iniziato a ricevere le notifiche riservate al team responsabile della sicurezza della Grande G. Poi, dopo un giro di lancette, tutto è tornato alla normalità: l’ordine di Ved è stato cancellato e il denaro è stato riaccreditato. «Ma la parte spaventosa è che, per un minuto, ho avuto davvero l’accesso riservato al webmaster», racconta alla testata Business Insider. Successe anche a Microsoft Google è stata fortunata: perché la piattaforma di registrazione usata è di proprietà della stessa Big G, che ha potuto annullare l’ordine e riprendere possesso del suo indirizzo. Non andò così bene a Microsoft nel 2003. L’azienda aveva dimenticato di rinnovare Hotmail.co.uk, il dominio del suo servizio di posta per il Regno Unito. A ricordarlo è lo stesso Ved, che cita un articolo di The Register. Il dominio dell’azienda fondata da Bill Gates era stato registrato con un altro servizio, Nominet Uk. E, alla scadenza, così qualcun altro ha potuto comprarlo, senza che Microsoft potesse far nulla. L’azienda ha poi dovuto raggiungere un accordo con l’utente che gliel’aveva sottratto, ma non ha mai voluto commentare l’accaduto. Soprattutto perché non era la prima svista del colosso di Redmond: nel 1999 era successa la stessa cosa a Passport.com.] Una ricerca web nostalgica a tarda notte, come quelle che a volte facciamo quando digitiamo il nome del nostro compagno di banco delle elementari. Così Sanmay Ved si è ritrovato proprietario di Google.com. È durata solo un minuto, ma in quei sessanta secondi è stato il padrone del sito più visitato al mondo. E gli è costato solo 12 dollari. Non è ancora chiaro com’è successo, se si è trattato di un bug o una disattenzione del gigante di Mountain View, che non ha rinnovato il dominio prima della scadenza. Ma è una di quelle cose che capitano una sola volta nella vita: trovarsi in sella a un dinosauro da 66 miliardi di dollari di fatturato. Un impero per 12 dollari Ved ha lavorato a Google per 5 anni e mezzo, prima di lasciare l’azienda e iscriversi al Babson College per un Mba, un prestigioso master in materie manageriali. Sulla foto del profilo Linkedin, dove ha raccontato la sua conquista da 60 secondi, l’ex Googler indossa ancora una felpa con i cinque caratteri colorati dell’azienda di Mountain View: è ancora un fan. Il 29 settembre aveva tirato tardi. Era l’una e venti di notte e Ved stava visitando la pagina di Google Domains, il sito di Big G con cui si acquistato i domini dei siti web. Per curiosità o per rimpianto aveva digitato sulla barra di ricerca le dieci lettere di “google.com”. La faccia triste e grigia dell’icona che corrisponde a “dominio occupato” era scontata. Invece è successo qualcosa di inatteso: il sito era disponibile. E un luminoso glifo con il volto sorridente dava il via libera: si poteva procedere all’acquisto. Ved ha fatto tutti i passaggi: ha inserito il dominio nel carrello e ha proceduto al pagamento di 12 dollari, il prezzo di un qualunque sito web su Google Domains. A questo punto «mi aspettavo un messaggio d’errore che segnalava l’impossibilità di procedere con la transazione, invece l’acquisto è stato completato e il denaro è stato scalato dalla mia carta di credito», spiega. Le comunicazioni segrete Poi sulla casella email succede qualcosa di strano. Anziché il classico messaggio che conferma il possesso del dominio, Ved riceve due comunicazioni, che preferisce non rivelare. Anche la procedura di verifica risultava completata: era davvero diventato il proprietario di “Google.com”. A questo punto si fionda su Google Search Console, il pannello di controllo dei suoi domini. Aveva iniziato a ricevere le notifiche riservate al team responsabile della sicurezza della Grande G. Poi, dopo un giro di lancette, tutto è tornato alla normalità: l’ordine di Ved è stato cancellato e il denaro è stato riaccreditato. «Ma la parte spaventosa è che, per un minuto, ho avuto davvero l’accesso riservato al webmaster», racconta alla testata Business Insider. Successe anche a Microsoft Google è stata fortunata: perché la piattaforma di registrazione usata è di proprietà della stessa Big G, che ha potuto annullare l’ordine e riprendere possesso del suo indirizzo. Non andò così bene a Microsoft nel 2003. L’azienda aveva dimenticato di rinnovare Hotmail.co.uk, il dominio del suo servizio di posta per il Regno Unito. A ricordarlo è lo stesso Ved, che cita un articolo di The Register. Il dominio dell’azienda fondata da Bill Gates era stato registrato con un altro servizio, Nominet Uk. E, alla scadenza, così qualcun altro ha potuto comprarlo, senza che Microsoft potesse far nulla. L’azienda ha poi dovuto raggiungere un accordo con l’utente che gliel’aveva sottratto, ma non ha mai voluto commentare l’accaduto. Soprattutto perché non era la prima svista del colosso di Redmond: nel 1999 era successa la stessa cosa a Passport.com.