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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

ITALIA SUPERPOTENZA D’EUROPA

L’Italia è un vaso di coccio tra bocce di ferro? I militari hanno il mal di pancia perché il governo vuole tagliare i fondi alla difesa? Se solo l’Isis ci invadesse farebbe un sol boccone dello Stivale?
Questi luoghi comuni, a leggere gli analisti di Credit Suisse, sono panzane, pinzillacchere, puro vittimismo disfattista.
La verità signori è che, capacità nucleare a parte, l’Italia è la seconda potenza militare europea. Per dotazioni convenzionali viene dopo la Francia, ma precede addirittura Regno Unito e Germania. E al mondo, l’Italia si colloca addirittura al settimo posto, ex aequo con la Corea del Sud, ben prima di Israele e Turchia, ad esempio.
Siete caduti dalla sedia? Anche noi, ma questi dati giungono da un freschissimo report sulla fine della globalizzazione redatto dal Centro di ricerca di Credit Suisse, che ha incrociato i suoi dati con i ricercatori del Sipri, un istituto internazionale indipendente di ricerca sulla sicurezza globale con sede a Stoccolma, e con gli outlook del Global Firepower, un valutatore sulle capacità militari delle potenze mondiali.
Il report è credibile? Come già detto, nell’epoca del nucleare, le forze convenzionali non sono l’unico indicatore della forza militare. Ma va anche sottolineato che sull’atomica vige una specie di duopolio. Infatti, secondo il report 2015 del Sipri, Russia e Stati Uniti hanno ancora in pancia oltre il 90% delle scorte mondiali di armi nucleari. La guerra fredda, di fatto, non è mai finita.
In relazione alla credibilità degli indicatori, poi, molto banalmente e un tanto al chilo, si potrebbe obiettare che gli svizzeri sono neutrali, quindi un dubbio sulla loro capacità di valutare le dotazioni militari è lecito, oltre che istintivo. Ma, pregiudizio per pregiudizio, non si può certo negare che le banche svizzere abbiano una consolidata esperienza nel misurare l’affidabilità dei clienti in base ai loro asset. O anche dei loro concorrenti. E gli Stati, spesso, sono sia l’uno che l’altro.
In ogni caso, tornando al report, Credit Suisse confessa subito che «determinare la forza degli eserciti moderni non è un’impresa da poco». E in effetti, normalmente è un lavoro per servizi segreti. Senza contare che, spesso, i corpi militari assolvono a una miriade di funzioni, che esulano dai loro compiti e che divergono da paese a paese in base a necessità specifiche.
Così, per riuscire a classificare le potenze militari, ponendole in una relazione coerente tra loro, Credit Suisse ha creato un indice di forza militare ponderato, basato su sei elementi chiave consistenti nelle dotazioni necessarie per affrontare una moderna guerra convenzionale. E cioè: personale militare attivo, mezzi di terra (tanks), aerei, elicotteri d’attacco, portaerei, sottomarini.
La super potenza americana. In base a questi parametri Credit Suisse ha stilato una graduatoria, un G20 della potenza militare mondiale. La superiorità militare degli Stati Uniti rispetto ai rivali ne risulta confermata. Al secondo posto c’è ancora la Russia, la Cina si colloca al terzo, mentre al quarto posto spunta un’altra sorpresa: il Giappone.
La flotta americana conta su 13.900 aerei, 920 elicotteri d’attacco, 20 portaerei e 72 sottomarini. E supera di gran lunga quella delle altre due superpotenze. Gli Usa nel solo 2014 hanno speso per la difesa 610 miliardi di dollari, uno sforzo economico di molto superiore alla somma delle spese militari effettuate dalle altre nove nazioni che compongono la top ten di Credit Suisse.
Il limite del report e la debolezza tedesca. Detto ciò, nel report Credit Suisse confessa anche un limite del suo indice di potenza militare: sebbene questo consenta ad oggi un confronto tra le capacità dei singoli paesi, non tiene conto delle serie temporali. E questo non permette letture storiche, ne misurazioni tra i tassi di crescita delle capacità militari delle singole nazioni.
Balza agli occhi, poi il caso tedesco: nonostante l’elevata capacità economica, la Germania si colloca molto in basso nella classifica militare.
Il motivo? Credit Suisse spiega che il risultato è dovuto alla scarsa flottiglia di portaerei e sottomarini in dotazione ai tedeschi. Due parametri questi che pesano molto nel calcolo della media ponderata che determina l’indice. E che è così costruito: il personale attivo pesa per il 5%, i tanks per il 10%, gli elicotteri d’attacco per il 15%, la flotta aerea per il 20%, le portaerei e i sottomarini per il 25%.
Luigi Chiarello, ItaliaOggi 2/10/2015