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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

Naholo, l’All Black guarito dalle erbe dello zio «stregone»– Tecnologia e stregoneria. O qualcosa di simile

Naholo, l’All Black guarito dalle erbe dello zio «stregone»– Tecnologia e stregoneria. O qualcosa di simile. Waisake Ratunideuba Naholo, ala di 24 anni, domani scenderà sul prato del Millennium di Cardiff con la maglia nera degli All Blacks, eseguirà la haka e tenterà di segnare un paio di mete alla Georgia. Fin qui tutto regolare, Naholo è uno degli emergenti del rugby neozelandese e con gli Highlanders di Dunedin ha vinto l’ultimo Super15. Il problema è che Naholo oggi non dovrebbe essere in Gran Bretagna per la Coppa del Mondo, ma a casa a curare il perone fratturato contro l’Argentina lo scorso 17 luglio, nel giorno del debutto. «Tre mesi di stop» sentenziarono i medici, «sei fuori» gli dissero i selezionatori della squadra più famosa del mondo. Ma Naholo, che è nato a Sigatoka, 9000 abitanti nell’isola figiana di Viti Leu, chiese tempo e telefonò alla zio, Isei Naiova, specialista in medicina tradizionale figiana, che rispose: «Se vuoi giocare in Coppa del Mondo, prendi un aereo e vieni qua». Così è stato. E dopo una serie di impacchi di un’erba chiamata kawakarau, che cresce attorno al villaggio Nadroumai, dove lo zio esercita, l’osso si è calcificato, Naholo ha cominciato a camminare e a fare esercizi molto leggeri. Ha informato lo staff All Blacks dei progressi e a fine agosto è stato inserito nella lista dei 31 spediti nell’emisfero nord con un compito preciso: vincere per la terza volta il Mondiale. Se non è un miracolo è qualcosa che gli somiglia: in Nuova Zelanda nessuno avrebbe puntato un dollaro sul recupero del giocatore, ma nessuno aveva considerato le qualità della kawakarau, più efficace di qualsiasi cura conosciuta dalla nostra medicina e che aveva già avuto successo con altri giocatori figiani. «Ma quale miracolo — ha raccontato Naholo —, sono cresciuto alle Figi e sapevo che mio zio mi avrebbe rimesso in sesto. Lo aveva già fatto con altri. Ora la mia gamba è più forte di prima». Naiova, lo zio, ha spiegato la cura. «Appena è arrivato al villaggio ho toccato la sua gamba e capito il problema. Ho applicato sull’osso un impacco e gli ho detto di tenerlo per 4 giorni. Quando lo ha tolto l’osso si era saldato. Mio nipote sentiva male, ma dopo altri 4 giorni camminava, il dolore era sparito. E dopo altri 4 giorni di applicazioni era guarito. È un rimedio antico, che si tramanda di generazione in generazione. Un dono di Dio». L’erba delle isole del Pacifico ha dunque battuto i migliori medici neozelandesi e Steve Hansen, il c.t. degli All Blacks, una squadra che non ha soltanto atleti di grande talento, ma lavora e si allena sfruttando le tecnologie più sofisticate, dai computer ai gps che misurano anche i sospiri dei giocatori, non ha fatto una piega. «Avevo già sentito parlare di questa medicina tradizionale e alternativa. I figiani ci credono, chi siamo noi per non considerarla? La medicina cinese esiste da molto più tempo della nostra, quindi…». Quindi Naholo domani giocherà. Un problema in più per i georgiani.