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 2015  settembre 12 Sabato calendario

PARTITI, ANCHE NEL 2015 DALLO STATO 25 MILIONI

ROMA Ma, al di là della leggina appena approvata dalla Camera che ”salva” il finanziamento pubblico 2015 rinviandolo a fine anno, come stanno a soldi i partiti? Beh, non senza sorpresa, si può dire che i bilanci delle formazioni politiche di centro-sinistra tutto sommato stanno in piedi mentre dall’altra parte è il ”rosso” (naturalmente inteso come deficit) a farla da padrone.
Le cifre parlano da sole. Il principale partito italiano, il Pd, dichiara di aver chiuso il 2014 in pareggio. Anzi con un avanzo di 168.107 euro su un bilancio piuttosto magro, dell’ordine di appena 27 milioni, ovvero il fatturato di un’aziendina poco più che familiare. In pratica uno dei pilastri della politica italiana ormai gira al ritmo di poco più di 70.000 euro al giorno. Spiccioli. Specie se si pensa che il Pd ha più di 400 parlamentari eletti (che, tra l’altro, nel 2014 hanno versato al partito 6,5 milioni di euro). «E comunque per quest’anno, nonostante il rinvio del versamento della quota annuale del finanziamento pubblico, non prevediamo problemi economici, anzi. Proviamo a gestirci bene», pavoneggia tranquillamente il tesoriere (e renziano d’acciaio) Francesco Bonifazi.
CONTI IN ATTIVOLa sorpresa aumenta quando si scopre che è in leggero attivo anche Sel, formazione a sinistra del Pd che certo non si caratterizza per l’attenzione all’equilibrio dei bilanci. «La nostra regola è semplice: spendiamo solo quello che abbiamo e lavoriamo duro per sensibilizzare elettori ed eletti», spiega il veneziano Francesco Bonato, tesoriere di Sel ed ex sottosegretario del governo Prodi bis. Sel viaggia su un bilancio annuo che oscilla fra i 2,5 e i 3 milioni di euro articolato su quattro semplici voci: poco più di 1 milione garantito dai parlamentari; 900 mila euro dal ”2 per mille”; poco meno di 700 mila euro dal finanziamento pubblico e 300 mila della quota ”nazionale” del tesseramento.
DESTRE IN AFFANNODall’altra parte il quadro è opposto non solo politicamente. La Lega Nord di Matteo Salvini ha chiuso il 2014 con un passivo di 8 milioni su un ”fatturato” complessivo di 16 milioni. Un’enormità. Nonostante i drammatici tagli rispetto alle spese (27 milioni) del 2013 con alcune voci, come quella dei ”contributi alle associazioni”, asfaltate senza pietà a 138 mila euro dai 2,5 milioni del 2013. Forza Italia presenta un quadro altrettanto pesante: passivo 2014 a quota 12 milioni (contro i 15 del 2013) e debito di 90,5 milioni verso il ”principale finanziatore”, ovvero Silvio Berlusconi che però presto potrebbe veder oltrepassare il proprio credito verso il suo partito oltre la soglia dei 100 milioni.
E al Centro che aria tira? Tutto si può dire del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano tranne che navighi nell’oro. L’Ncd non ha diritto a nessuna quota di ciò che resta del finanziamento pubblico essendo nato da una scissione dell’allora Pdl dopo le elezioni politiche del 2013. «Vero - si scalda il senatore Gaetano Quaglieriello che fa il coordinatore del partito - Viviamo senza una lira di fondi dello Stato e ce ne vantiamo».
Ma - questa almeno è la narrazione Ncd - è una vita grama, anzi gramissima. «Per le elezioni regionali, in sette Regioni, il partito ha avuto a disposizione 14 mila euro in tutto con i quali ha preso il 3,9%». Ma la scorsa settimana, grazie ai conteggi dell’Agenzia delle Entrate, un improvviso raggio di luce ha baciato (anche) gli alfaniani ai quali arriveranno 120 mila euro dai contribuenti tramite il meccanismo del ”2 per mille”, ovvero la quota di tasse che i singoli contribuenti possono decidere di ”regalare” ai partiti.
E proprio l’ottimo (per i partiti) risultato del ”2 per mille” è la grande novità di quest’anno. Il meccanismo è semplice (basta una firma sul 730) e ha raccolto l’adesione di ben 900 mila italiani (in realtà di più perché ai conteggi finali mancano ancora le dichiarazioni fatte con il modello Unico). Ma anche il ”due per mille” ha finito per premiare i partiti della parte sinistra del campo da gioco. Dei 900.000 italiani (contro i 20.000 del 2014) che hanno indicato un partito da finanziare oltre due/terzi hanno guardato a sinistra.
CIFRA PER CIFRAQuesti i numeri: 549.000 hanno firmato per il Pd; 93.000 per Sel e ben 43.000 per una formazione piccola come Rifondazione Comunista. Il risultato è che il Pd si è visto assegnare 5,5 milioni di euro (sui 9,6 milioni di tetto massimo fissato per il ”2 per mille” indipendentemente dalle firme), Sel riceverà poco meno di 900.000 euro e Rifondazione otterrà 320.000 euro.
In pratica questi denari, già versati per il 40%, stanno consentendo ai partiti di superare la crisi di liquidità provocata dal rinvio, da luglio a fine anno, del versamento dei 25 milioni previsti per il 2015 di ciò che resta del finanziamento pubblico. Rinvio nato per un classico pasticcio all’italiana: una parolina, per l’esattezza un ”anche”, infilato nella legge del 2013 di riforma del finanziamento pubblico ha dato vita a diverse interpretazione sui controlli. Così, nonostante ormai tutti i conti siano certificati da società specializzate, è scattata la necessità di effettuare ulteriori verifiche. Di qui la leggina che sta rimettendo i puntini sulle ”i” («Il versamento avverrà solo dopo l’effettuazione dei controlli previsti», spiega il deputato democrat Sergio Boccadutri, primo firmatario della legge) ma che ha scatenato polemiche durissime sulla correttezza dei partiti.
Fatto sta che nessuno pensa di resuscitare il finanziamento pubblico che scenderà dai 25 milioni di quest’anno allo zero del 2018. Cifre distanti anni luce dai 91 milioni del 2012 e dagli stellari 180 milioni del 2011.