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 2015  settembre 12 Sabato calendario

MPS VA ALL’ULTIMO PALIO CON IL «FANTINO» TONONI

«Una volta che il Monte dei Paschi dimostrerà di essersi completamente ripulito dalle scorie del passato, ci sarà la fila per comprarlo. Ma chi lo farà dovrà mettere al timone un manager più abile nel macinare ricavi che nel risanare».
È questa la battuta strappata a un banchiere milanese di lungo corso sul futuro della banca senese che martedì 15 settembre riunirà l’assemblea dei soci per insediare il nuovo presidente Massimo Tononi.
Si tratta di una svolta cruciale per il Monte dopo l’uscita di Alessandro Profumo e le annunciate dimissioni del vicedirettore della Finanza, Bernardo Mingrone, che dal 25 settembre traslocherà in Unicredit. Secondo gli analisti la mossa va letta alla luce della ricerca di un promesso sposo, preteso dalla Bce, che ancora non si vede all’orizzonte. Quando questo arriverà, sostengono alcuni analisti, la prima linea andrà rivista e quindi a Siena «c’è chi si è portato avanti».
Tanto che qualcuno scommette a breve anche sull’addio dell’amministratore delegato Fabrizio Viola, magari diretto verso una delle poltrone che si libereranno con il risiko delle popolari, mentre l’ipotesi circolata di recente su un suo possibile approdo in Bnl al posto di Fabio Gallia, passato in Cdp, viene smentita da fonti romane.
A Siena si attende con ansia il verdetto definitivo degli «Srep» sulle banche italiane (ovvero le verifiche della Bce sui presìdi di natura patrimoniale e organizzativa necessari per far fronte ai rischi assunti) ma anche l’esito del confronto fra la Commissione Ue e il Tesoro sulla bad bank: senza quella, sarà infatti più complicato liberare la banca dal grosso fardello dei crediti deteriorati che il mercato potrebbe non riuscire ad assorbire.
Dopo avere accumulato 14,6 miliardi di perdite tra il 2011 e il 2014, il gruppo toscano è tornato in utile negli ultimi due trimestri con un capitale core a fine giugno dell’11,3 per cento. Ma solo quando si saprà l’effettivo stato di salute dell’istituto di Rocca Salimbeni, quindi non prima che le banche conoscano a novembre i loro target di capitale per il nuovo anno fissati da Francoforte, potranno partire davvero i corteggiamenti.
Ad accompagnare Mps verso l’altare dovrà essere Tononi, banchiere trentino allevato dalla scuola di Beniamino Andreatta e non a caso vicino al dominus di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, (cui Andreatta affidò il rilancio del Banco Ambrosiano dopo il crac avvenuto all’inizio degli anni Ottanta) nonché sottosegretario all’Economia del secondo governo Prodi con deleghe pesantissime: la privatizzazione dell’Enel, le aziende pubbliche, i rapporti con la Consob.
La prossima sfida sarà altrettanto ambiziosa: ridare vita alla banca più antica del mondo, spezzando definitivamente i tentacoli di quel groviglio sempre meno armonioso che negli anni l’ha avvelenata.