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 2015  settembre 12 Sabato calendario

ECCO MARINO, IL SINDACO GAFFEUR 

Come il buon giorno si vede sempre dal mattino, l’anima «gaffeur» del sindaco di Roma, Ignazio Marino, si rivelò già in campagna elettorale, quando parlò della Notte Bianca di Roma, abolita da cinque anni, e all’ultimo duello tv con il sindaco uscente Alemanno, il 5 giugno 2013. Al candidato del Pd venne chiesto quali fossero i sette Re di Roma: confuso, il chirurgo dem li snocciolò con fatica, senza ordine cronologico e, alla fine perse il conto. L’impasse venne superata grazie al suggerimento del pubblico: «Tarquinio Priscooooo!!!». Un aiutino che tuttavia non è sempre arrivato in questi due anni e mezzo di alti e bassi, ma soprattutto di battute velenose che hanno creato più imbarazzi che sorrisi. Come quella che scatenò una vera bufera in Assemblea capitolina, dove il sindaco invitò i tifosi della Roma «per sollecitare i consiglieri in modo che partecipino a questa importante decisione per la città», il riferimento era al nuovo stadio della società giallorossa.
Che dire poi delle grida all’hackeraggio - smentito - sul famigerato «pandagate», ovvero le multe alla sua pandina rossa per divieto di sosta e per il permesso scaduto Ztl? In quel caso, il primo cittadino convocato in Aula per chiarimenti, liquidò la gaffe come «colpa degli uffici».
Negli annali poi ci è finita direttamente la frase choc pronunciata il 30 settembre 2014 alla trasmissione radio «Un giorno da pecora»: «Io sono fortemente attirato da qualunque sostanza stupefacente ma non ne ho mai utilizzata nessuna, perché ho paura da un punto di vista medico».
Qualche mese prima, 9 aprile 2014, Marino firmò una circolare in cui si vietava l’uso del termine «nomade» in riferimento a rom e sinti. La sostituzione terminologica individuata? «Camminanti». Una scelta niente affatto gradita a diverse associazioni rom per le quali la parola "nomade" ha un significato culturale e storico intoccabile. Alle gaffe dovute all’ingenuità del «principiante sindaco», con cadenza più o meno trimestrale, sono arrivate nel 2015 quelle più "piccate", complice certamente il clima di tensione della maxi inchiesta Mafia Capitale che ha coinvolto autorevoli esponenti romani del Pd, della giunta Marino e del Consiglio comunale, portando il Comune a un passo dallo scioglimento e, di fatto, mettendo sotto "tutoraggio" lo stesso Marino.
Clamorosa la risposta del sindaco cittadino a una cittadina il 19 luglio, in occasione dell’anniversario del bombardamento di San Lorenzo: «La città è sporca ed è una buffonata che lei venga qui stamattina solo dopo che hanno spazzato le strade. Sapevano del suo arrivo e hanno pulito. Venga domani. Questa città fa schifo», lo sfogo della donna al primo cittadino che, con educazione - questo sì - replica: «Se ne vada. E provi a connettere i due neuroni che ha e a farli funzionare». Le scuse arrivano dopo una durissima polemica e un paio di giorni, giustificate con motivi sentimentali legati ai ricordi paterni.
Poi se la prende con la stampa. Innervosito dalle indiscrezioni sulla nomina del prefetto Garbielli come commissario per il Giubileo ("profezia" poi avveratasi il 27 agosto) replicava, il 13 maggio: «Come sapete non leggo i giornali, a casa li usiamo per incartare il pesce e le uova», guadagnandosi il cartellino rosso di Stampa romana.
Il 9 giugno al voto dell’Aula Giulio Cesare sulla sostituzione dei consiglieri comunali arrestati, alle proteste degli eletti del Movimento 5 Stelle, Marino esce dall’Aula, poi rientra e irride platealmente i grillini: ride, manda baci al loro indirizzo, fa il segno della vittoria, si prende le mani e se le alza sulla testa come chi si premia da solo.
Pochi giorni dopo, dal palco della Festa dell’Unità urla alla destra di «tornare nelle fogne». Una caduta di stile stigmatizzata persino dal ministro degli Interni: rievocare un drammatico slogan degli anni Settanta poteva infatti essere una scintilla incendiaria in un clima già teso.
Non solo all’interno del raccordo però. Il sindaco «gaffeur» ha fatto colpo anche oltre confine: l’annuncio di una partita di beneficenza tra le nazionali Olanda e Italia per donare il ricavato al restauro della Barcaccia devastata dai tifosi del Feyenoord venne clamorosamente smentito dalla nazionale degli arancioni.
Un sindaco «marziano» al quale il Pd cerca di mettere il freno ma che certamente non mancherà di riservarci altre, irripetibili sorprese.