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 2015  settembre 12 Sabato calendario

“HO LA MANIA DEI SANTI MA SCHERZO COL SESSO”

[Intervista ad Allan Gurganus] –
«Ho quel tipo di mente criminale che aspira alla canonizzazione anche mentre pianifica di svaligiare una banca» si diverte a descriversi Allan Gurganus. Il dissacrante autore di L’ultima vedova sudista vuota il sacco ha una vera e propria fascinazione per i santi, o presunti tali. Li cerca, si addentra nelle loro vite e le racconta, con lo stile affabulatorio della letteratura americana più coinvolgente.
Nelle librerie stanno per sbarcare il suo Anche le sante hanno una madre, romanzo breve che si divora di volta in volta ridendo o irrigidendo i nervi per la tensione, e la nuova edizione di Santo mostro. Il primo racconta il tormentato rapporto fra una donna intelligente ma insoddisfatta e quell’uragano della figlia Caitlin, così perfetta e altruista da conquistare chiunque, e destabilizzare la madre.
Ha un’ossessione per i santi! Lei ci si sente, almeno un po’?
«Solo i peccatori come me trovano i santi affascinanti. Nei miei romanzi scrivo di persone reali che si cacciano in guai terribili cercando di essere buone. Il mio epitaffio sarà: “Nessuna buona azione è rimasta inedita”. Sono il maggiore di 4 figli e mi sento responsabile per ogni puntura d’api di uno dei miei fratelli. Ho perfino inventato uno speciale tipo di magia per cercare di proteggerli: non l’hanno mai saputo. Troppa letteratura contemporanea ha rinunciato all’idea di virtù, ma scrivere di gente malvagia che fa cose cattive non è interessante, sono cose che leggo già sui giornali. Viviamo in un’epoca perduta, le storie di virtù hanno molto da dire. E io sono fortunato ad avere una mente moderna e un’immaginazione religiosa, medievale».
I suoi personaggi sono di una bellezza spaventosa. Perché?
«Mi interessano le persone tremendamente brutte e quelle incredibilmente belle. Tra i poli opposti della perfezione e della deformità fisica un concetto come “grazioso” significa davvero poco. Io voglio che ogni mio lavoro racconti la battaglia degli estremi, che sprigioni energia. Da bambino costruivo pupazzi e tutti alla fine si trasformavano in streghe o principi».
In Anche le sante hanno una madre scrive che questi sono anni fantastici per essere femmina. Lo crede davvero?
«Il controllo delle nascite è stato la più grande conquista umana del XX secolo: ha fatto scegliere le donne. Io però preferisco essere un uomo. So che il mio pene è uno stupido passaporto per un mondo di privilegi quotidiani a cui difficilmente faccio caso».
Alcuni suoi romanzi sono stati criticati perché troppo erotici. Il sesso è ancora un tabù?
«Nell’America calvinista sì, certamente. Ma quando i critici scrivono che nei miei libri c’è troppo sesso mi fanno solo un favore, le vendite volano! Quello che spaventa i signori del no è semplicemente che presento tutti i miei personaggi come esseri sessuali. Ma quando scrivo ho bisogno di conoscerli: sapere cosa mangiano, quanti soldi hanno risparmiato... quindi non posso tralasciare la grande forza vitale che ci dà il sesso ogni giorno».
Nei suoi romanzi la famiglia è un luogo di violenta conflittualità. Madri «schiacciate» dalle figlie, figlie che cercano di ucciderle, padri deboli, scene incestuose. Cos’è la famiglia per lei ora? E chi è la sua famiglia?
«Ah, la famiglia! Non si può vivere con lei ma non si può nascere senza averne una. Io amo la maggioranza delle mie. Ma la Famiglia rappresenta sia il meglio delle nostre speranze che la più incestuosa delle punizioni. Mio padre era un rispettato uomo di chiesa, ma il suo Dio gli diceva di imporre fisicamente la disciplina ai suoi figli. Quell’umiliazione ha formato il mio senso della giustizia (cioè dell’ingiustizia). Inoltre, visto che da giovane per mantenermi sono stato un donatore di sperma, tecnicamente sono padre di sei bambini. Spero che prima o poi una figlia o un figlio di 30 anni si faccia vivo. Comunque, la letteratura difficilmente è possibile senza la famiglia. Per le tragedie non c’è posto migliore di casa! Da Edipo a Elena Ferrante. Osservo molto l’Italia per quel che sa dei legami familiari».
Ad esempio?
«Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Fellini, Rossellini e Visconti, dei maestri. E amo anche La Storia di Elsa Morante per come racconta, tramite storie familiari, gli eventi del mondo. Senza la famiglia non rimarrebbe niente su questa terra, solo siti di appuntamenti online. Molto squallido».
Il New York Times l’ha inserita in una lista ristretta di grandi autori con Faulkner, Munro e Carver. È d’accordo?
«Nei periodi migliori sì. Cerco di scrivere i miei libri come un artigiano intaglia le sue sedie. Ma le reputazioni sono volubili, soggette a ribaltamenti. Di una cosa però sono sicuro: non scrivo mai di gente che non conosco e che non amo».
Quando scrive?
«Dalle 4.30 alle 8 del mattino. Quando la luce entra negli uffici del mondo, le mie ore da ladro sono ormai alle spalle. La mia scrivania è insieme un cimitero e una nursery».
Come si vive in una minuscola cittadina di provincia, come quella che ha scelto lei?
«Le storie travolgenti delle tragedie greche si consumano anche nel più sperduto dei villaggi. Dove quelle passioni e ossessioni significano di più».
Dopo la strage di Charleston (9 neri uccisi in chiesa) è esplosa la discussione su sud e nord degli Usa, con polemiche sulla bandiera confederata. Cosa ne pensa?
«Le bandiere confederate vengono ormai ammainate, sono viste come l’emblema del razzismo. Nell’indole americana c’è una vena di follia, di violenza e paranoia. La nostra landa selvaggia è stata popolata da prigionieri, fondamentalisti zeloti, avventurieri con nulla da perdere. Gente che aveva bisogno delle armi per eliminare i nativi americani e cacciare. Quelle pistole non hanno mai lasciato le famiglie».
Cosa si augura per le presidenziali del 2016?
«Che gli Stati Uniti diventino un Paese più empatico e che magicamente imparino ad accettare l’altro. Ma la Bibbia dice che i poveri saranno sempre con noi. E, ahimè, nel caso della mia amata America anche gli assassini armati dalla religione. È la maledetta tassa che paghiamo per la nostra energia muscolare e per la fatale debolezza per le facili risposte».
Nel 2016 arriverà in ItaliaDecoy. Ma starà già scrivendo altro...
«Scrivere ogni giorno è come sognare ogni notte, un premio e una necessità psichica, una forma di benessere assoluto. Sto scrivendo un romanzo sulla fede e la comunità, The Erotic History of a County Baptist Church».
Elisabetta Pagani, TuttoLibri – La Stampa 12/9/2015

Anche le sante hanno una madre, di Allan Gurganus, Playground, pp.157, euro 14.