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 2015  settembre 12 Sabato calendario

PITBULL MELO PREPARA IL RISCATTO “ALL’INTER MI HA PORTATO DIO”

[Intervista a Felipe Melo] –
Felipe Melo crede in Dio e non ha mai pensato di avere doti d’indovino. Neppure quando a maggio comunicò ai figli che non li avrebbe iscritti alla scuola di Istanbul.
Sa che Roberto Mancini ha sfinito la dirigenza per averla?
«Qualcosa mi hanno raccontato. Sapevo che sarebbe finita così: sono credente e penso che Dio orienti il nostro destino. Volevo l’Inter, Dio mi ha aiutato».
Mancini già ai tempi del Galatasaray fu un buon profeta.
«Mi disse: se me ne vado via di qui ti porto con me».
È stata una sofferenza. La trattativa si è conclusa l’ultimo giorno di mercato. Non ha mai perso la fede?
«Mai, a metà agosto ho firmato un prolungamento sapendo che sarebbe stata solo una scelta momentanea».
Avrebbe guadagnato quasi 7 milioni, all’Inter ne prende 2 e mezzo.
«In Turchia avevo pronta una pensione dorata, ma avevo bisogno di una nuova sfida. L’Inter somiglia alla scelta fatta quando ho deciso di lasciare Torino per il Galatasaray anche loro non vincevano da tanto tempo. Li ho lasciati dopo sette titoli, succederà la stessa cosa».
Si ricorda l’ultimo giorno di mercato?
«Mi ricordo il penultimo. Mi hanno chiesto di giocare contro il Konyaspor, il mio agente era contrario, troppi rischi. Ma io non ce l’ho fatta, dovevo aiutare la squadra. Alla fine abbiamo vinto e Hamzaoglu è venuto ad abbracciarmi. Ho temuto che dicesse: Felipe non ti muovi da qui. Invece questa è stata la molla per lasciarmi andare».
Felice di debuttare nel derby?
«La verità? A me basta giocare e soprattutto vincere».
In Turchia dopo un derby ha esibito la maglia del Galatasaray in uno stadio popolato solo da tifosi del Fenerbahçe.
«Vincere fuori casa dà più soddisfazioni. A San Siro, però, ci sarà un clima diverso, in Turchia il derby è come una guerra, qua per fortuna i tifosi di Milan e Inter vanno allo stadio insieme. Così dovrebbe essere il calcio, anche se a me la violenza non fa paura, sono nato a Rio, il pericolo è sempre stato vicino a me».
Mancini l’ha voluta per il salto di qualità anche sul piano della personalità.
«Questa è una responsabilità in più. Ma i compagni non hanno bisogno dei miei consigli hanno una grande fame di vittorie».
Si considera un ex bad boy?
«No, perchè io nello spogliatoio non ho mai fatto casino. Nella mia carriera ho litigato solo con un compagno ed è successo al Galatasaray. Ricordare Melo per una espulsione e non per un lancio millimetrico al Mondiale è roba da dilettanti».
Ciro Ferrara, suo allenatore ai tempi della Juve, non la pensa così.
«Il tempo ha dimostrato che questo signore ha parlato troppo».
Non conserva un bel ricordo del periodo alla Juventus. Perché?
«Tutto ciò che succedeva era colpa di Melo. Mi hanno pagato 25 milioni e per questo avrei dovuto fare tutto: parare, difendere, attaccare, segnare. Non hanno tenuto conto dei miei sacrifici, non mi sono mai tirato indietro, ho giocato anche da infortunato mentre c’era gente che con il mal di pancia si fermava. Con me in campo la Juventus ha ottenuto il settanta per cento di vittorie, eppure si sottolineavano solo gli aspetti negativi. Quando ho battuto la Juventus con il Galatasaray mi sono tolto una bella soddisfazione».
Ha ancora casa a Torino?
«Sì, ma solo perché non sono ancora riuscita a venderla».
Secondo lei l’Inter ha colmato il gap con la Juventus?
«Certamente, possiamo vincere lo scudetto. Ma oltre alla Juventus non bisogna sottovalutare Roma, Napoli e Milan».
Mancini a fine mercato ha fatto un pensierino anche su Balotelli.
«Non so cosa faccia fuori dal campo, come giocatore è fortissimo e sicuramente farà tanti gol, non nel derby però».
E se invece toccasse a lei segnare al Milan esulterà?
«Certo, faccio il pitbull, ormai è il mio marchio di fabbrica».
Laura Bandinelli, La Stampa 12/9/2015