Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 12 Sabato calendario

PERISCOPIO

Dopo 22 anni a Gianfranco Fini è stata tolta la scorta. Ora gli daranno l’accompagnamento. Gianni Macheda.

Bruno Vespa: «Siete una famiglia sterminata». Vera Casamonica: «Macché sterminata, dottor Vespa. Siamo tutti vivi». Porta a Porta.

Malavita - Però nessuno protestava quando nel salotto di Vespa c’era Berlusconi. Jena. La Stampa.

Angelino Alfano: «L’Italia deve accogliere chi scappa dalle persecuzioni». Come il Pd ha fatto con lui. Spinoza. il Fatto.

Questa di Bruno Vespa non è informazione: da cattolico penso che a guardare Porta a Porta si faccia peccato e bisogna confessarsi. Ignazio Marino, sindaco di Roma. La Stampa.

Credo anch’io che a Roma debba essere restituita la dignità, ma credo anche che questa città la dignità non l’ha persa a causa di Porta a Porta. Bruno Vespa. La Stampa.

Il mio primo provvedimento come sindaco di Milano sarebbe affiancare Sant’Antonio alla Madonnina. Da sola non ce la fa più. Massimo Boldi (Stefano Lorenzetto). Panorama.

Ortretutto questo impedirà d’ora in avanti che quarche mafia equatoriale, in quarche capitale africana, speculi sull’emigranti, sui campi d’accoglienza e se freghi i sordi destinati a loro, lasciando l’italiani ner degrado, nella miseria più ignobbile e alla mercè de quarche caporale che, pe’ fame, magari li costringe a fa’ la raccolta de datteri e de noci de cocco 20 ore ar giorno pe’ du’ sordi. Tutte cose che sarebbero ’na vera vergogna per tutti li popoli africani. Agro Romano. il Fatto.

Riccardo Illy fra pochi giorni compie sessant’anni; a neanche quaranta era stato indicato come una delle grandi promesse della sinistra, «ma la politica è un articolo che non tratto più. Ho dedicato alla comunità 15 anni, e ne avevo previsti quattro». Riccardo Illy, ex presidente della regione Friuli (Alessandro Ferrucci). il Fatto.

L’ultima verità sui partiti, dai post comunisti ai post fascisti, l’aveva già prevista Paul Valéry: «Sconfessano per sopravvivere ciò che promettevano per esistere». Alberto Ronchey, Fin di secolo in fax minore. Garzanti, 1995.

Dissolta la nebbia fitta della cultura di sinistra, il paesaggio che si vede non sarà bello, ma ha l’ineguagliabile pregio di essere vero. Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.

Da quando è scomparso Claudio Rinaldi mi manca un amico a cui telefonare. Antonio Padellaro. il Fatto.

Le tasse hanno una caratteristica: alla gente non piacciono. Sicché, quando possono, non le pagano. Beh, la gente. Diciamo gli italiani, i greci, gli spagnoli, insomma (ma guarda che caso) i poveri dell’Europa. Perché gli Europei del Nord le pagano. Ne consegue che, in linea di prima approssimazione, alzare o diminuire le aliquote cambia poco: non pagare il 55% di imposta non dà un risultato diverso da non pagare il 35%. E sia chiaro, questa storia dell’evasione dovuta ad aliquote troppo alte è una palla: gli evasori evadono tutto il possibile; quello che pagano è lo stretto indispensabile per minimizzare il rischio di un accertamento. Bruno Tinti. il Fatto.

Ad Aldo Grasso, del Corsera, la tua televisione, caro Del Debbio, non piace. «Dirò di lui quello che Renzi ha detto della Camusso: ce ne faremo una ragione». Ma Grasso è il più bravo e autorevole critico televisivo di questo paese. «Ce ne faremo una ragione anche di questo». I giornali non contano? «Il popolo non li legge». Botta e risposta fra Stefano Merlo e Paolo Del Debbio, conduttore tv. il Fatto.

Il vecchio psichiatra Henri Baruk, avendo parlato molto male di qualche suo collega assente dal dibattito, mi confidò in un orecchio: «Sono andato troppo sul pesante, mi sembra. Siate gentile, tagliate gli attacchi più duri in fase di montaggio». «Ma professore», gli ho risposto, «noi eravamo in diretta!». Bernard Pivot, Le métier de lire. Gallimard, 1990.

Siamo tutti uguali di fronte a Dio... è di profilo che cominciano i guai. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.

Irene Brin era un’osservatrice attenta (sebbene con ci vedesse da qui a lì) e penetrante, nutrita di vastissime letture: la sua prosa aveva ritmo, calore, l’aggettivazione precisa, l’ironia tagliente. Ma era un cavallo che aveva bisogno del fantino. Chiuso il settimanale Omnibus e cessata la regia di Longanesi, Irene infilò la pista sbagliata (quella della cronista mondana) e non n’è più uscita. Corse dietro ad ambizioni miserabili di arbitra della moda, di consulente artistica della Rubinstein, di rappresentante di Harper’s Bazar (o di Vogue? Non ricordo). E tutta la sua vita e quella di lui che la secondava con zelo, s’intonarono a questo stile. Indro Montanelli, I conti con me stesso - Diari 1957-1978. Rizzoli.

Vengo dal mondo contadino. Mio nonno mezzadro. Mio padre piccolissimo proprietario. Mai avrei immaginato di farcela. La vita, però, può farti dei regali incredibili. Concorsi a una borsa alla Normale di Pisa che mi avrebbe garantito vitto, alloggio ed esenzione dalle tasse. Mutò la mia esistenza. Fino ad allora, i miei ideali sociali erano radicati nella piccola provincia: il maestro o, se proprio andava bene, il medico condotto in qualche paesino. Riscatto sociale a chilometro zero. Adriano Prosperi, storico (Antonio Gnoli). la Repubblica.

A notte si è saputo il nome del cacciatore aereo tedesco tragicamente perito a poche centinaia di metri dal caposaldo del 31mo guastatori italiani. Era l’asso della caccia germanica, il numero uno: Han Joachim Marseille, capitano di 22 anni con 158 vittorie. Il suo apparecchio aveva preso fuoco senza ragioni apparenti. Da terra gli avevano ordinato di gettarsi col paracadute quando sorvolava le linee nemiche, e non aveva obbedito. Se la progressione del fuoco fosse stata più lenta di uno o due minuti, egli avrebbe potuto porsi tranquillamente in salvo nello stesso posto dove ora un residuo di fumo segna ancora la fine del suo famoso apparecchio, il «14 giallo». Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi.

La speranza, diceva Francesco Bacone, è una buona colazione ma una pessima cena. Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili. Adelphi.

Niente caffè e niente frutta, bevo solo un liquorino. Paolo Poli, attore, 86 anni (Malcom Pagani). il Fatto.

Le donne che hanno dedicato più tempo a vestirsi sono quelle che ne dedicheranno meno a spogliarsi. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/9/2015