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 2015  settembre 12 Sabato calendario

Senza i soldi pubblici il Salone del libro non esisterebbe più da un pezzo. Solo che nel gran pasticcio di società private e enti pubblici, fondazioni e privati, qualcosa si è evidentemente perso per strada

Senza i soldi pubblici il Salone del libro non esisterebbe più da un pezzo. Solo che nel gran pasticcio di società private e enti pubblici, fondazioni e privati, qualcosa si è evidentemente perso per strada. Soldi, perlopiù. Pubblici, almeno in parte. Intanto, nel futuro immediato non c’è solo il nuovo buco dei conti. C’è un finanziamento da 2,6 milioni di euro con Banca Prossima (gruppo Intesa Sanpaolo) in scadenza. Ci sono i debiti verso i fornitori che hanno raggiunto 1,7 milioni di euro alla fine di dicembre scorso, data dell’ultimo bilancio. E un patrimonio netto eroso anno dopo anno per ripianare le perdite, nonostante appunto i generosi contributi pubblici che negli anni hanno garantito la sopravvivenza del Salone del libro e della Fondazione per il libro, la musica e la cultura che la gestisce. Senza i contributi di Regione, Provincia e Comune - circa 3 milioni di euro solo negli ultimi tre anni - la voragine sarebbe infatti ben più ampia. Contributi ridotti Solo che gli enti, alle prese con i loro problemi di bilancio, hanno progressivamente ridotto i contributi, passati dagli 1,65 milioni nel 2012 ai 785 mila euro nel 2014. Tolti i contributi pubblici, la perdita «civilistica» sarebbe di stata di 2,4 milioni per il 2013 e di altri 1,5 milioni nel 2014. La linea di credito con Banca Prossima, a fronte di un impegno per la razionalizzazione dei costi, la sua riduzione e soprattutto a fronte di un impegno degli enti a continuare a mettere soldi, troverebbe la disponibilità della banca ad un consolidamento del debito e nella sua trasformazione in un prestito a lungo termine. Più complesso il discorso con i fornitori, presumibilmente meno propensi a venire incontro alle esigenze della Fondazione. Nelle more della ristrutturazione del Salone e della Fondazione che lo ha gestito finora però c’è chi ci guadagna. Gl si trasferisce a Torino La Gl Events, ad esempio, è la società che gestisce il polo fieristico del Lingotto. Ha sede a Bologna, per ora. Ma presto sposterà la sua sede proprio a Torino, chiudendo la storica sede bolognese, come annunciato dagli amministratori della Gl Events all’assemblea dello scorso 29 giugno. La ragione è semplice: su 16 milioni di fatturato nel 2014, oltre 12 arrivano dalle attività svolte al Lingotto. Intendiamoci, perde soldi a rotta di collo (6 milioni lo scorso anno dove hanno pesato i costi sostenuti per l’addio al Motor Show bolognese). Ma nonostante questo, il gruppo francese Gl Events che controlla la società italiana non ha troppe ragione di dispiacersi. Il complesso espositivo del Lingotto fa capo alla Lingotto Fiere, a sua volta controllata dallo stesso gruppo francese tramite la Fonciere Polygone. Le sue azioni sono in pegno ad un pool di banche (perlopiù francesi) che ne hanno finanziato l’acquisto. La Lingotto Fiere è in utile, di qualche centinaio di migliaia di euro. Nel 2009 infatti Lingotto Fiere ha sottoscritto un contratto d’affitto con Gl Events per l’utilizzo degli spazi fieristici. La Gl Events paga a Lingotto Fiere (cioè in ultima analisi alla controllante francese di entrambe) 3,2 milioni all’anno, «prezzi di mercato», è scritto ancora nel bilancio, poi ridotti negli esercizi successivi prima a 2 milioni e poi aumentati nuovamente a 2,6 milioni. Il caso Oval La stessa Gl Events paga l’affitto anche per gli spazi dell’Oval, che invece sono di proprietà del comune di Torino. Il prezzo, questa volta, è ben diverso: 45 mila euro all’anno. La sproporzione è evidente.Il contratto anche in questo caso risale al 2009 e vale fino al 2034. Ai sensi del contratto con il Comune, la società s’impegna a realizzare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per almeno 201 mila euro all’anno. Ma l’immobile è praticamente nuovo e i lavori da fare, finora, sono stati ben pochi. Lo scorso anno ne hanno spesi appena 7 mila. E gli altri 194 mila? Secondo il contratto i soldi non spesi anno per anno dovrebbero essere pagati al Comune tutti insieme, nel 2034. A garanzia di questo pagamento finale, il contratto prevedeva una fidejussione a favore del Comune. Che però non è mai stata sottoscritta. Senza i soldi pubblici il Salone del libro non esisterebbe più da un pezzo. Solo che nel gran pasticcio di società private e enti pubblici, fondazioni e privati, qualcosa si è evidentemente perso per strada. Soldi, perlopiù. Pubblici, almeno in parte. Intanto, nel futuro immediato non c’è solo il nuovo buco dei conti. C’è un finanziamento da 2,6 milioni di euro con Banca Prossima (gruppo Intesa Sanpaolo) in scadenza. Ci sono i debiti verso i fornitori che hanno raggiunto 1,7 milioni di euro alla fine di dicembre scorso, data dell’ultimo bilancio. E un patrimonio netto eroso anno dopo anno per ripianare le perdite, nonostante appunto i generosi contributi pubblici che negli anni hanno garantito la sopravvivenza del Salone del libro e della Fondazione per il libro, la musica e la cultura che la gestisce. Senza i contributi di Regione, Provincia e Comune - circa 3 milioni di euro solo negli ultimi tre anni - la voragine sarebbe infatti ben più ampia. Contributi ridotti Solo che gli enti, alle prese con i loro problemi di bilancio, hanno progressivamente ridotto i contributi, passati dagli 1,65 milioni nel 2012 ai 785 mila euro nel 2014. Tolti i contributi pubblici, la perdita «civilistica» sarebbe di stata di 2,4 milioni per il 2013 e di altri 1,5 milioni nel 2014. La linea di credito con Banca Prossima, a fronte di un impegno per la razionalizzazione dei costi, la sua riduzione e soprattutto a fronte di un impegno degli enti a continuare a mettere soldi, troverebbe la disponibilità della banca ad un consolidamento del debito e nella sua trasformazione in un prestito a lungo termine. Più complesso il discorso con i fornitori, presumibilmente meno propensi a venire incontro alle esigenze della Fondazione. Nelle more della ristrutturazione del Salone e della Fondazione che lo ha gestito finora però c’è chi ci guadagna. Gl si trasferisce a Torino La Gl Events, ad esempio, è la società che gestisce il polo fieristico del Lingotto. Ha sede a Bologna, per ora. Ma presto sposterà la sua sede proprio a Torino, chiudendo la storica sede bolognese, come annunciato dagli amministratori della Gl Events all’assemblea dello scorso 29 giugno. La ragione è semplice: su 16 milioni di fatturato nel 2014, oltre 12 arrivano dalle attività svolte al Lingotto. Intendiamoci, perde soldi a rotta di collo (6 milioni lo scorso anno dove hanno pesato i costi sostenuti per l’addio al Motor Show bolognese). Ma nonostante questo, il gruppo francese Gl Events che controlla la società italiana non ha troppe ragione di dispiacersi. Il complesso espositivo del Lingotto fa capo alla Lingotto Fiere, a sua volta controllata dallo stesso gruppo francese tramite la Fonciere Polygone. Le sue azioni sono in pegno ad un pool di banche (perlopiù francesi) che ne hanno finanziato l’acquisto. La Lingotto Fiere è in utile, di qualche centinaio di migliaia di euro. Nel 2009 infatti Lingotto Fiere ha sottoscritto un contratto d’affitto con Gl Events per l’utilizzo degli spazi fieristici. La Gl Events paga a Lingotto Fiere (cioè in ultima analisi alla controllante francese di entrambe) 3,2 milioni all’anno, «prezzi di mercato», è scritto ancora nel bilancio, poi ridotti negli esercizi successivi prima a 2 milioni e poi aumentati nuovamente a 2,6 milioni. Il caso Oval La stessa Gl Events paga l’affitto anche per gli spazi dell’Oval, che invece sono di proprietà del comune di Torino. Il prezzo, questa volta, è ben diverso: 45 mila euro all’anno. La sproporzione è evidente.Il contratto anche in questo caso risale al 2009 e vale fino al 2034. Ai sensi del contratto con il Comune, la società s’impegna a realizzare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per almeno 201 mila euro all’anno. Ma l’immobile è praticamente nuovo e i lavori da fare, finora, sono stati ben pochi. Lo scorso anno ne hanno spesi appena 7 mila. E gli altri 194 mila? Secondo il contratto i soldi non spesi anno per anno dovrebbero essere pagati al Comune tutti insieme, nel 2034. A garanzia di questo pagamento finale, il contratto prevedeva una fidejussione a favore del Comune. Che però non è mai stata sottoscritta. Senza i soldi pubblici il Salone del libro non esisterebbe più da un pezzo. Solo che nel gran pasticcio di società private e enti pubblici, fondazioni e privati, qualcosa si è evidentemente perso per strada. Soldi, perlopiù. Pubblici, almeno in parte. Intanto, nel futuro immediato non c’è solo il nuovo buco dei conti. C’è un finanziamento da 2,6 milioni di euro con Banca Prossima (gruppo Intesa Sanpaolo) in scadenza. Ci sono i debiti verso i fornitori che hanno raggiunto 1,7 milioni di euro alla fine di dicembre scorso, data dell’ultimo bilancio. E un patrimonio netto eroso anno dopo anno per ripianare le perdite, nonostante appunto i generosi contributi pubblici che negli anni hanno garantito la sopravvivenza del Salone del libro e della Fondazione per il libro, la musica e la cultura che la gestisce. Senza i contributi di Regione, Provincia e Comune - circa 3 milioni di euro solo negli ultimi tre anni - la voragine sarebbe infatti ben più ampia. Contributi ridotti Solo che gli enti, alle prese con i loro problemi di bilancio, hanno progressivamente ridotto i contributi, passati dagli 1,65 milioni nel 2012 ai 785 mila euro nel 2014. Tolti i contributi pubblici, la perdita «civilistica» sarebbe di stata di 2,4 milioni per il 2013 e di altri 1,5 milioni nel 2014. La linea di credito con Banca Prossima, a fronte di un impegno per la razionalizzazione dei costi, la sua riduzione e soprattutto a fronte di un impegno degli enti a continuare a mettere soldi, troverebbe la disponibilità della banca ad un consolidamento del debito e nella sua trasformazione in un prestito a lungo termine. Più complesso il discorso con i fornitori, presumibilmente meno propensi a venire incontro alle esigenze della Fondazione. Nelle more della ristrutturazione del Salone e della Fondazione che lo ha gestito finora però c’è chi ci guadagna. Gl si trasferisce a Torino La Gl Events, ad esempio, è la società che gestisce il polo fieristico del Lingotto. Ha sede a Bologna, per ora. Ma presto sposterà la sua sede proprio a Torino, chiudendo la storica sede bolognese, come annunciato dagli amministratori della Gl Events all’assemblea dello scorso 29 giugno. La ragione è semplice: su 16 milioni di fatturato nel 2014, oltre 12 arrivano dalle attività svolte al Lingotto. Intendiamoci, perde soldi a rotta di collo (6 milioni lo scorso anno dove hanno pesato i costi sostenuti per l’addio al Motor Show bolognese). Ma nonostante questo, il gruppo francese Gl Events che controlla la società italiana non ha troppe ragione di dispiacersi. Il complesso espositivo del Lingotto fa capo alla Lingotto Fiere, a sua volta controllata dallo stesso gruppo francese tramite la Fonciere Polygone. Le sue azioni sono in pegno ad un pool di banche (perlopiù francesi) che ne hanno finanziato l’acquisto. La Lingotto Fiere è in utile, di qualche centinaio di migliaia di euro. Nel 2009 infatti Lingotto Fiere ha sottoscritto un contratto d’affitto con Gl Events per l’utilizzo degli spazi fieristici. La Gl Events paga a Lingotto Fiere (cioè in ultima analisi alla controllante francese di entrambe) 3,2 milioni all’anno, «prezzi di mercato», è scritto ancora nel bilancio, poi ridotti negli esercizi successivi prima a 2 milioni e poi aumentati nuovamente a 2,6 milioni. Il caso Oval La stessa Gl Events paga l’affitto anche per gli spazi dell’Oval, che invece sono di proprietà del comune di Torino. Il prezzo, questa volta, è ben diverso: 45 mila euro all’anno. La sproporzione è evidente.Il contratto anche in questo caso risale al 2009 e vale fino al 2034. Ai sensi del contratto con il Comune, la società s’impegna a realizzare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per almeno 201 mila euro all’anno. Ma l’immobile è praticamente nuovo e i lavori da fare, finora, sono stati ben pochi. Lo scorso anno ne hanno spesi appena 7 mila. E gli altri 194 mila? Secondo il contratto i soldi non spesi anno per anno dovrebbero essere pagati al Comune tutti insieme, nel 2034. A garanzia di questo pagamento finale, il contratto prevedeva una fidejussione a favore del Comune. Che però non è mai stata sottoscritta. (ANSA) - Il pienone fra gli stand L’edizione dell’anno scorso - la ventisettesima - è stata visitata da un numero record di persone Gli ingressi sono stati 339.752 rispetto ai 329.860 dell’edizione del 2013, con un incremento di circa il 3%. Una cifra che ha polverizzato tutti i risultati precedenti pag. 5 di 5