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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

CONFESSIONI DELL’HOMO SAPIENS: SPAZZAMMO VIA TUTTI I MAMMUT


Ora è certo: siamo stati noi a far fuori i mammut, i pachidermi lanosi e dalle zanne enormi, perfettamente adattati al clima glaciale, che cominciarono a «decadere» 13 mila anni fa, per estinguersi 10 mila anni dopo. In quel periodo avvennero due eventi che sconvolsero il loro mondo: la fine della glaciazione e l’arrivo nelle loro terre dei cacciatori umani. Da 50 anni è in corso una vivace discussione su quale dei due fattori abbia prevalso nella fine dei mammut, ma l’ecologo Lewis Bartlett, della Università di Exeter, dopo aver testato al computer decine di scenari sull’interazione fra clima, presenza umana e mammut in Asia, Europa e Nord America, ritiene di essere arrivato alla conclusione. «Lo schema di estinzione dei mammut ricalca quello di diffusione di Homo sapiens nelle terre artiche. Non sappiamo se gli uomini sterminarono i mammut per nutrirsene o occupando le terre più produttive o dando fuoco ai loro pascoli, di certo furono più responsabili loro del clima».
Ok, è stata colpa nostra. Ma forse potremmo rimediare. Questo promette l’annuncio dell’avvenuta lettura integrale del Dna dei mammut da parte di un team di genetisti, diretti dal canadese Hendrik Poinar, della McMaster University. I ricercatori hanno operato su materiale estratto da due maschi congelati nel permafrost siberiano, uno di 45mila anni fa e uno, trovato nell’isola artica di Wrangel, l’ultimo rifugio della specie, vecchio di «soli» quattromila anni. «Questa analisi ci consentirà di individuare tutti i geni che differenziano i mammut dagli elefanti, da cui si separarono 400 mila anni fa. Già sono stati individuati i geni responsabili di alcuni loro adattamenti al freddo, come quelli per i peli lunghi e scuri, le piccole orecchie e il grasso sottocutaneo» spiega Poinar. In teoria, adesso, conoscendo l’intero genoma, lo potremmo utilizzare per ricreare la specie. Ma non è facile. Clonare un mammut, trasferendo direttamente il Dna di una sua cellula nell’ovocita di un elefante, non è possibile, perché, nonostante il gelo, i millenni l’hanno troppo danneggiato. Si potrebbero sostituire, uno alla volta, i geni del mammut ai loro corrispettivi nel genoma di un elefante, come sta tentando di fare George Church, dell’Università di Harvard, per ricreare cellule che producano peli di mammut. Ma servirebbero tempi e costi elefantiaci. Per non parlare delle centinaia di mamme elefante surrogate per ripetere i tentativi di fecondazione. È una strada, insomma, assai ardua. «E se anche ricreassimo qualche esemplare, dove prenderebbero l’esperienza di vita accumulata nei millenni passati nella tundra?», ha detto Adrian Lister, del Museo di Storia Naturale di Londra. «Quegli esemplari non sarebbero mammut, ma solo curiosità biotecnologiche da esibizione».