Marco Filoni, il Venerdì 11/9/2015, 11 settembre 2015
AL QUADRO MANCA LA PAROLA? ECCOLA
Spesso guardando un quadro usiamo dire «gli manca solo la parola». Un ragazzo, Stefano Guerrera, ha deciso di supplire a questa mancanza con la pagina Facebook Se i quadri potessero parlare. Ecco allora che alcuni capolavori dell’arte acquistano un senso tutto nuovo grazie alle didascalie irriverenti e acute. Si prenda per esempio la Lezione di anatomia di Rembrandt (1632): il cappelluto medico dice agli astanti, mentre esegue la dissezione di un corpo «Praticamente se si accende il naso, perdi». Oppure a chiosa della più che corpulenta donna nuda sdraiata sul divano dipinta da Lucian Freud (Benefits Supervisor Sleeping, 1995): «Settembre piace soltanto ai proprietari delle palestre». E così via, fra l’Ascensione del Garofalo («Lei non sa chi sono io!») all’Allegoria della pazienza di Carlo Dolci raffigurante una struggente donna che guarda in cielo («Mai ’na gioia»). Qualcuno lo troverà dissacrante. Eppure come scriveva Bruno Munari, «occorre far capire che finché l’arte resta estranea ai problemi della vita, interessa solo a poche persone». E come aggiunge Stefano Guerrera, «in maniera sui generis, me ne rendo conto, ma forse è un po’ quello che cerco di fare io».