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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

ACERBI: «HO PIU’ TESTA E PIU’ FORZA SONO COME IL SASSUOLO»

Day by day. Questo tatuaggio, uno dei tanti sul suo corpo statuario, è quel che Francesco Acerbi si terrà per sempre. È il ricordo della malattia, del tumore vinto, di una battaglia che ora si combatte solo coi controlli di routine: «Gli esami del sangue ogni due mesi, una tac all’anno. Molto meno dell’anno scorso». Ace è un esuberante difensore centrale (sinistro) del Sassuolo che al Milan (2012) e al Chievo (2011-2012 e 2013) era promettente, ma molto indisciplinato. Ora non esce quasi più, cucina a casa, si fa coccolare dalla fidanzata Serena, pensa tanto alla prossima partita (con l’Atalanta, e il Sassuolo può spiccare il volo). «Sa cosa mi ha fregato quando ero al Milan? Non avevo la testa sul calcio come ce l’ho ora, non avevo la testa da Milan».
Usciva troppo?
«No, non è quello. A 23-24 anni un ragazzo la serata ogni tanto la fa e chi la fa non certo è un deficiente. Semplicemente mi sono seduto. Ora non esco, non ho voglia, sono concentrato e sia chiaro: nessuno mi obbliga a far nulla».
Cosa è cambiato? Lei ora sembra fortissimo.
«La testa, la mentalità, gli obiettivi, l’approccio al lavoro. Non vedo l’ora di venire al campo (dicono sia spesso il primo ad arrivare, ndr ). Vivo a Formigine, vicino a Sassuolo, da solo, cucino, guardo documentari in tv più che i tg sportivi che sono troppo ripetitivi. Qualche volta vedo dei compagni a cena, e non vado a letto tardi».
È fidanzato, si può intuire...
«Da poco e felicemente innamorato di Serena. Sta vicino a Cesena, ogni tanto viene a trovarmi. Sono rilassato, anche in campo, sono più affidabile e so cosa devo fare. È quel che chiede Di Francesco».
Che tipo è Di Francesco?
«Innanzitutto un’ottima persona e questo incide molto. Ha un suo modulo, il 4-3-3, e ha delle idee. Lui, come tutto lo staff del Sassuolo, mi è stato vicino e mi sono anche confidato sulla malattia. Parliamo spesso con l’allenatore».
Il Sassuolo è primo con un solo gol subito.
«Perché siamo maturati, perché siamo più squadra, perché non abbiamo cambiato tanto, perché ci sono molti italiani ed è più facile parlarsi e gli stranieri che ci sono conoscono già la A, perché siamo una buona squadra. Lo scorso anno sono mancate alcune di queste componenti».
Avete battuto il Napoli e poi vinto a Bologna.
«Col Napoli mi ha stupito il fatto che dopo aver subito l’1-0 siamo rimasti compatti. Il gruppo mi ha impressionato, ho visto il senso di appartenenza che non si è visto lo scorso anno. Col Bologna, invece dovevamo cercare di più la vittoria».
Come si trova in coppia con Cannavaro?
«Bene: Paolo è una grande persona. Poi sulle palle inattive mi lascia partire, vado in attacco più io di lui, anche se dovremmo spingerci una volta a testa. Tendo ad andare, ad aggredire. Dietro siamo compatti, io non voglio mai far girare l’attaccante e quindi mordo. Il più tosto è Higuain, il più forte attaccante della A».
Al Sassuolo, invece, si sente più la mancanza di Zaza, emigrato alla Juve, o l’assenza di Berardi, fuori a lungo per infortunio?
«Berardi è di un altro livello, fa delle cose che solo i grandi sanno fare e in A nessuno fa quello che fa lui. Ma le aggiungo un nome: Floro Flores. Mi crede se le dico che è un fenomeno?».
Quanto è sottovalutato Magnanelli che vive a Sassuolo, arriva al campo in bici e non se la tira?
«I giovani dovrebbero imparare da lui. Ha due concetti: umiltà e lotta. La forza è nella testa».
Con testa e impegno è arrivato in Nazionale.
«Dove sei con chi ha vinto tutto. Imparo da Chiellini perché non molla mai. Spero che Conte mi richiami, ma non ho l’assillo dell’Europeo».
Di chi ha paura, chi sono i suoi «rivali»?
«Ci vuole anche un po’ di fortuna e bisogna dare il meglio. In azzurro la concorrenza è forte, ma non mi sento inferiore a nessuno».
Conte e Di Francesco, differenze?
«Fanno due lavori diversi ma entrambi danno carica e pretendono la voglia».
Lei di voglia ne ha tanta. Ha scritto anche un libro.
«Non volevo, mi hanno convinto Alberto Pucci, l’autore, e la casa editrice. L’ho fatto più per gli altri che per me. Per dare un incoraggiamento».
E la fondazione parte?
«Siamo ai dettagli. Sarà a mio nome e andrà ad aiutare la ricerca e la lotta alla ai tumori».
Il Sassuolo può arrivare in Europa?
«Il Sassuolo ha la consapevolezza di essere una buona squadra, gioca bene a calcio e a marzo deve essere salvo».
La stanno chiamando per l’allenamento, ma, prima di scappare, ci rassicuri: come sta?
«Bene, grazie. Tranquillo, tutto a posto. E ricordate day by day. Si deve vivere giorno dopo giorno». Ace è tornato. Ed è un leone.