Paolo Manzo, Panorama 10/9/2015, 10 settembre 2015
LA CRISI ECONOMICA MORDE LA SVIZZERA
Lugano, filiale centrale di Ubs, uno dei colossi
bancari elvetici. Sino all’anno scorso accoglieva ricchi da tutto il mondo, dagli oligarchi dell’est a una sfilza di arabi accompagnati da donne ricoperte di gioielli dal valore inestimabile. Dodici mesi dopo lo scenario è desolante. «Arabi, russi, sudamericani e italiani danarosi sono spariti. E i pochi correntisti in fila allo sportello oggi sono tutti ticinesi doc, la maggior parte lavoratori dipendenti e pensionati» dice un portiere della filiale. Sono i miracoli al contrario della fine del segreto bancario svizzero che, come conseguenza, oltre alla fuga di capitali verso altri paradisi fiscali (molti arabi sono tornati a Dubai) ha portato a licenziamenti in massa nelle banche. «È finita la festa» è il titolo significativo di un reportage di Falò, programma della Rsi, la televisione svizzera italiana che, oltre a raccogliere le testimonianze di molti che hanno perso il posto di lavoro nel mondo della finanza, sottolinea come la crisi non si limiti solo alle banche. In difficoltà è infatti anche l’immobiliare: mai in Canton Ticino si era vista una tale quantità di cartelli con su scritto «vendesi» e «affittasi»; mentre un nuovo accordo tra Italia e confederazione elvetica rischia di trasformarsi in un boomerang per i nostri frontalieri, che presto potrebbero vedersi tassati circa la metà dei loro redditi in base alle aliquote del fisco italiano.
A deprimere ulteriormente l’economia svizzera, che dopo un primo trimestre di calo ha evitato di entrare in recessione solo grazie a un misero +0,2 per cento del Pil nel secondo, c’è poi il «super franco» che, abbandonato il tradizionale cambio fisso di 1,20 con l’euro, ha penalizzato l’export.
E crescono anche i disoccupati. «Quest’anno saranno 75 mila in più» annuncia il Kof, autorevole istituto di ricerca economica del Politecnico di Zurigo che per settembre prevede per il Ticino, la regione svizzera più in crisi, un calo negli affari del settore privato tra il 9 e il 16,5 per cento rispetto ad agosto.