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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

Per le donne non c’è spazio nell’esercito più piccolo del mondo. Letteralmente. La cittadella che ospita i 110 componenti della Guardia Svizzera Pontificia, spiega con elvetica pazienza il sergente Urs Breitenmoser, responsabile dei rapporti con i media, è troppo piccola

Per le donne non c’è spazio nell’esercito più piccolo del mondo. Letteralmente. La cittadella che ospita i 110 componenti della Guardia Svizzera Pontificia, spiega con elvetica pazienza il sergente Urs Breitenmoser, responsabile dei rapporti con i media, è troppo piccola. Anche per questioni logistiche, dice, le reclute devono essere celibi (per sposarsi, una volta in servizio, serve un permesso speciale) e non sono in agenda aperture alle donne. papa bergoglio e una guardia svizzera papa bergoglio e una guardia svizzera Non che la cittadella svizzera racchiusa in Vaticano sia popolata solo da maschi: qualche ufficiale abita negli appartamenti con la famiglie. Al Lido li aspettavano tutti sul red carpet con i pantaloni a sbuffo a righe blu e gialle e le alabarde, i protagonisti del doc di Gianfranco Pannone, L’esercito più piccolo del mondo , presentato ieri fuori concorso. Invece René e Leo, due delle reclute e il sergente erano in borghese. L’alta uniforme, confezionata su misura per ogni soldato da una sartoria vaticana, può essere indossata solo se si è in servizio. Così come le armature, che, invece sono opera di fabbri ferrai rigorosamente svizzeri. Guardia Svizzera Guardia Svizzera Sono in 150 ogni anno i giovani di religione cattolica che provano ad essere ammessi, la maggioranza arriva da piccoli centri. In 30 passano la selezione. Requisiti: fedina penale pulita, altezza superiore a un metro e 74, celibi, obblighi militari rispettati, ottima salute fisica e psichica. 1300 euro al mese lo stipendio. La sveglia suona alle 5, i turni di guardia durano 7/8 ore, 6 quello notturno. In pochissimi passati i due anni di leva, firmano per restare. Il 90% torna alla sua vita. La forza del doc di Pannone (accolto alla proiezione ufficiale da caldi applausi) sta nel mostrare quello che non si vede, la vita quotidiana di ragazzi giovanissimi al di là all’immagine da cartolina («Ci sono turisti — racconta Pannone — che li scambiano per centurioni e gli offrono una moneta per farsi una foto con loro»). Le camerate, gli armadi, i luoghi. I pensieri, i dubbi. papa francesco bergoglio guardia svizzera papa francesco bergoglio guardia svizzera «Ognuno di noi ha motivazioni diverse» racconta René, l’intellettuale del gruppo. «Io ho fatto il barbiere, poi studiato teologia, vorrei fare il master e magari lo scrittore». La cosa più difficile? «Il turno di notte. E, in generale, mantenersi lucidi. Passi ore e ore in piedi in cui non succede niente, ma se sorge un minimo problema bisogna essere pronti a intervenire in un attimo». E’ stato il Centro Televisivo Vaticano diretto da monsignor Dario Viganò a offrire al regista di Ebrei a Roma e Sul vulcano l’incarico. Primo tassello del nuovo corso di Viganò, a cui Papa Francesco mesi fa ha affidato la responsabilità della Segreteria per la comunicazione. In corso ci sono accordi per «importante distribuzione» nei cinema e in tv. E trattative per vendite estere. GIANFRANCO PANNONE GIANFRANCO PANNONE Non si tratta, in verità, del primo film sponsorizzato dal Vaticano. Il precedente è La porta del cielo che Vittorio De Sica iniziò a girare nel marzo 1944, con Roma in mano ai nazisti, nell’abbazia di San Paolo. Pannone assicura di non aver subito censure. «Volevano un film laico, ad altezza d’uomo, nello spirito di questo Papato. Solo una volta ci è stato chiesto di ritardare le riprese perché a quell’ora Ratzinger faceva la sua passeggiata quotidiana». Meglio sono andati gli incontri tra la troupe e il Papa. In tutto tre. «Grande naturalezza. Mi ha colpito il suo sorriso», dice Pannone. «Se lo ha visto? Francesco ama più la vita che il cinema. Ma lo vedrà».