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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

In fila al supermercato quella reporter sarebbe timidissima. Al pub ascolterebbe la musica canticchiandosela in testa

In fila al supermercato quella reporter sarebbe timidissima. Al pub ascolterebbe la musica canticchiandosela in testa. Alla barzelletta di un amico reagirebbe accennando appena un movimento d’occhi, senza ridere né sbalordire. Fanno così, le ho viste le ragazze ungheresi. Dei brevi mesi di soggiorno a Szeged, città dell’Ungheria del sud dove anni fa ero arrivato non da migrante ma da ospite privilegiato, ricordo la timidezza delle persone, i loro silenzi, la facilità con cui arrossivano. Per questo era ancora più sorprendente la loro improvvisa scintilla di passione quando si accaloravano in un discorso. I sentimenti negli animi magiari hanno andamenti carsici e affiorano dove meno te l’aspetti. Nessuno può immaginare che da quel popolo composto e pacifico possano sortire reazioni così inconsulte, dove la sorpresa è quasi pari all’offesa, la goffaggine quasi pari alla violenza. Eppure quella ragazza può trovare antenati illustri nella storia non troppo remota del suo Paese. Anche le Croci Frecciate di Ferenc Szálasi, capo del partito filonazista che governò negli ultimi mesi del 1944, avevano tra i propri principi il nazionalismo, la promozione dell’agricoltura (oltre che ovviamente la purezza della razza magiara e l’antisemitismo), anche loro come i militanti di Jobbik si sentivano i migliori (Jobbik sta per «il meglio più a destra») e anche loro si sono fatti ricordare per la stupidità quasi più che per le loro nefandezze. Inutile dire che in Ungheria, anche in quella di Orbán, per ogni ragazza che fa lo sgambetto ce ne sono altre due che sottoscriverebbero qualsiasi sacrificio pur di sentirsi europee. In fila al supermercato sono irriconoscibili, tutte e tre timide, tutte e tre serie. Il sorriso in Ungheria non è un’apertura di credito, è un riconoscimento che arriva a fiducia conquistata, e per questo ha ancora più valore. Forse ora anche i rappresentanti del nostro governo potrebbero adottare lo stesso comportamento negli incontri bilaterali: muso duro fino a quando non si dimostra, nei fatti, di conoscere la Dichiarazione universale dei diritti umani (per esempio l’art.14: «Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni»).