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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Caro Direttore, ti mando, con plico a parte una mail e relativi allegati, che ho ricevuto da una delle mie nipotine

Caro Direttore, ti mando, con plico a parte una mail e relativi allegati, che ho ricevuto da una delle mie nipotine. Essendo inattesa, e la prima volta che accadeva, puoi capire l’emozione che mi ha dato, ti confesso che c’è stata pure una commozione umida. Mi chiedeva “cosa ne pensi, nonno?” L’ho subito chiamata per farmi spiegare cos’era successo, visto che era sfuggito a me, pure costantemente sul “pezzo”, un contrasto fra Matteo Renzi e Harry Potter (ero colpevolmente rimasto ai banali insulti “bestia versus verme” e mai avrei immaginato che si potesse assimilare Harry Potter alla minoranza Dem). Mi ha raccontato che aveva passato il pomeriggio con altre amiche, a seguire su Instagram e sui social un dibattito fra giovanissimi, per un curioso intervento di Matteo Renzi contro alcuni incantesimi di Harry Potter. Renzi? Incantesimi di Harry Potter? Nella mail inviatami ha riportato, virgolettate, parte delle parole del Premier. Mi parevano talmente incredibili che ho subito verificato la fonte, in effetti erano sul “Blog di Lisa”. Poi ha fatto i suoi commenti (come vedi dall’originale ho tolto una frase, molto bella, perché poteva essere interpretata come politica, quindi per me inaccettabile trattandosi di una adolescente). Abbiamo deciso insieme che data l’età e il rispetto che si deve al nostro Premier, non era il caso né di firmarla, né di spedirla, ma di rimanere entro i confini famigliari del Cameo, quindi inviarla a te, per una riflessione, se credevi, con i lettori di Italia Oggi. Eccola: “Gentile Presidente, lei ha suscitato grande stupore in noi, dichiarando che la saga di Harry Potter è diseducativa, soprattutto per noi giovani. In particolare, si riferisce ad alcuni incantesimi. Lei dice: “Avada Kedavra e Crucio sono due incantesimi che vengono utilizzati nella saga per uccidere e torturare. E’ davvero fuori luogo leggere di ragazzi che vorrebbero in qualche modo fare del male a un compagno di classe, per motivi veramente futili. Di norma, se a un giovane non piace la saga viene etichettato come Lurido Babbano, termine razzista utilizzato nei libri”. E ancora “La mente dei giovani è plasmabile e bisognerà constatare se è il libro che contiene dei messaggi sublimali e diseducativi …. Sicuramente verranno presi dei provvedimenti ma non vogliamo ricorrere alla drastica soluzione di requisire il libro dalle biblioteche, perché sarebbe contro i nostri ideali di libertà …” Noi siamo convinte che Harry Potter non sia diseducativo, anzi ci ha insegnato a non arrenderci mai, che le persone più inaspettate ci proteggono, ci ha insegnato la forza dell’amicizia, dell’amore. E ancora, ci ha insegnato che la felicità si può trovare anche nei momenti più bui, ci ha fatto piangere con lui, ridere con lui. Harry Potter è il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro”. Non ho nulla da aggiungere, quando era piccola sua mamma le leggeva molte storie, le ha trasferito l’amore totalizzante per i libri e la lettura della nostra famiglia (durante l’estate ne ha letti una ventina). Non ho mai accettato la sociologia d’accatto di quei professori che, non conoscendo nulla del mondo vero, hanno vivisezionato il Salgari della mia infanzia, Topolino e Paperino, il Tex Willer col quale sono cresciuti i miei figli (posso aggiungere io stesso, ancora oggi, quando entro in una trattoria, vorrei avere il coraggio di dire “Fermi tutti, posso trasformare questa bettola in un cimitero, oste portami una bistecca grondante sangue, e una montagna di patatine”). A Salgari, Topolino, Paperino, Tex Willer hanno voluto dare connotazioni politiche e ideologiche assolutamente idiote, mentre questi personaggi rappresentavano il nostro mito, i nostri sogni, la libertà sfrenata della fantasia. Se posso dare un suggerimento al nostro Premier, preoccupato dei messaggi sublimali di Harry Potter, vada a vedere un film esente da messaggi sublimali, pieno di messaggi di libertà, Taxi Teheran, confezionato e interpretato da Jafar Panahi. A parte lui, la figura chiave del film è la sua nipotina, studentessa all’accademia del cinema e cineasta in erba (tanto simile alla mia, nel modo di porsi, nei valori che esprime) che non riesce a capire e decrittare il decalogo della sua maestra di cinema (legata al regime nazi-teocratico di Khamenei), zeppo di norme censorie, racconta com’è la vita (vera) in Iran. Il finale è drammatico, monocromatico, com’è il terrore poliziesco delle dittature criminali. Dimenticavo, Jafar Panahi non ha potuto ritirare l’Orso d’oro a Berlino, era agli arresti, a Teheran. Se si vogliono fare lotte per la libertà di espressione, lui le merita.