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 2015  settembre 09 Mercoledì calendario

È GIUSTO LODARE L’ACCOGLIENZA DELLA MERKEL. MA LA SUA POLITICA È IN PIENA SINTONIA CON L’ESIGENZA DI LAVORATORI STRANIERI QUALIFICATI

Il rapporto di primavera I numeri anzitutto. La Germania ha un bisogno urgente di lavoratori stranieri qualificati. Il rapporto di primavera dell’Istituto per la ricerca economica di Colonia stima che entro la fine di quest’anno usciranno dalla forza lavoro 137 mila lavoratori cosiddetti Mint, acronimo che indica gli specializzati con laurea in matematica, informatica, scienze naturali e tecnologia. Si tratta del 10% di questa categoria di lavoratori, e il loro esodo è imposto dalle norme che obbligano ad andare in pensione i tedeschi che compiono 63 anni. Un buco da colmare rapidamente, per evitare che il sistema industriale tedesco perda la sua proverbiale competitività. Il problema era stato ampiamente previsto: per questo da alcuni anni il governo di Berlino e quelli regionali hanno condotto in tutta la Germania una serie di campagne pubblicitarie a favore dei lavoratori stranieri già qualificati, pronti a prendere il posto dei Mint tedeschi mandati in pensione.
Queste campagne hanno avuto un discreto successo, rivela l’Istituto di Colonia, tanto è vero che le assunzioni di Mint stranieri sono aumentate dell’11% tra il 2012 e il 2014, superando di quattro volte il numero dei Mint tedeschi neo-assunti. In pratica i settori di punta dell’industria tedesca, dove sono occupati 6,5 milioni di lavoratori Mint, stanno conservando il loro primato in Europa e nel mondo grazie agli ingegneri laureati in altri Paesi più poveri, sia europei (Polonia, Romania, Bulgaria e Spagna), sia asiatici, India in testa. I rapporti dei prossimi anni ci diranno quanti ingegneri siriani o afghani si sono integrati in questo settore strategico della forza lavoro tedesca.
Fatta questa premessa, appare evidente che la straordinaria politica dell’accoglienza messa in campo da Angela Merkel nei confronti dei profughi, siriani in testa, ha trovato nella popolazione tedesca una cultura diffusa a favore dello straniero, certamente maggioritaria rispetto ai gruppi xenofobi.
È fuori discussione che l’avere aperto le porte delle Germania a migliaia di profughi fa onore alla Merkel, assurta ormai al rango di cancelliera d’Europa. Così come fa onore al popolo tedesco, che a stragrande maggioranza ha confermato di essere in totale sintonia con la sua cancelliera nel rispetto dei valori umani, diritto-dovere messo in pratica con una rapidità e una generosità sconosciute nel resto d’Europa. Ma sarebbe miope sottacere che sul comportamento dei tedeschi hanno influito non poco proprio le numerose campagne pubblicitarie a favore dei Mint stranieri, abilmente giocate sulla necessità di «costruire in Germania» ciò che serve all’economia tedesca per continuare a primeggiare.
Il rapporto di primavera dell’Istituto di Colonia spiega che i Mint tedeschi sopra i 55 anni sono il 16% del totale nella ex Germania ovest e il 20% nell’ex Germania est. Di conseguenza, senza un’immissione massiccia in tempi brevi di lavoratori stranieri qualificati, l’economia tedesca rischia di avere entro il 2020 un buco di 670 mila unità proprio tra i Mint. Vale a dire in settori strategici quali: bionica, ingegneria di processo, meccatronica, genetica, tecnologie ambientali, ingegneria del software, e così via. Dunque, una politica dell’accoglienza che va di pari passo con le esigenze del sistema economico, il che fa pensare che alla generosità di questi giorni seguirà la consueta severità teutonica nel rilascio dei permessi d’asilo. Tanto è vero, come ha fatto notare ieri Gianfranco Morra su ItaliaOggi, che la Merkel ha sì detto «nessun limite alle richieste d’asilo», ma ciò non significa che tutte le «richieste» saranno poi accolte.
In Europa, il problema dei Mint non è solo tedesco. La stessa penuria di lavoratori qualificati preoccupa anche i governanti della Svizzera, che hanno messo nero su bianco le esigenze della loro economia (l’opuscolo è sul web). In sintesi: in Svizzera mancano 16 mila ingegneri, con una perdita di valore del pil nazionale stimata tra 2 e 3 miliardi di franchi l’anno. Da qui l’esigenza di aprire le porte agli ingegneri stranieri, per fare sì che la media degli ingegneri svizzeri sul totale degli occupati si mantenga al 2,66%, un livello di eccellenza, di poco inferiore a quello tedesco (3,12%), ma superiore alla media Ue (2,14%). In questa classifica, l’Italia è purtroppo negli ultimi posti, con appena l’1,15% di ingeneri sul totale delle persone attive. Il che spiega perché molti nostri neolaureati nelle discipline tecnologiche dell’ingegneria cercano di emigrare in Germania, dove la politica a favore dei Mint costituisce un preciso impegno di governo, sostenuto con studi accurati e misure concrete. Cose del tutto assenti nel panorama italiano, sia culturale che di governo.
Tino Oldani, ItaliaOggi 9/9/2015