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 2015  settembre 05 Sabato calendario

INTERVISTA A MICHELANGELO RAMPULLA

È stato il vice di tre portieri juventini, almeno due dei quali super: Michelangelo Rampulla è arrivato a Torino a trent’anni, dopo circa 400 presenze tra i professionisti. Poi, dietro Peruzzi, Van der Sar e Buffon ha raccolto 99 presenze in 10 anni.
Si è mai immaginato come fosse il calcio quando le sostituzioni non erano ammesse, tanto più quella del portiere?
«A volte sì. E devo dire che si è migliorati strada facendo. Una squadra in inferiorità numerica, magari con un portiere improvvisato, va per forza di cose in difficoltà».
Possibile che in 10 anni non le sia mai venuto in mente di diventare il numero uno?
«Devo ammettere di sì, durante la crisi di Van der Sar. Si era però deciso di aiutarlo in tutti i modi: avessero dato a me il ruolo, lo avremmo perso e basta».
In cosa è diversa la testa del numero dodici da quella del numero uno?
«In nulla. Serve massima concentrazione sempre e comunque, per farsi trovare pronti».
Tipo le semifinali di Coppa Uefa 2003 contro il Psg, titolare sia all’andata che al ritorno.
«Esatto. Quel trofeo, poi vinto insieme ai miei compagni, lo sento un po’ più mio».
Come si vive la rivalità con il titolare?
«Serenamente. Io e Peruzzi andavamo in vacanza insieme».
Secondo lei Neto ha fatto bene ad accettare la Juve a 26 anni?
«Non lo so, davvero. Buffon non mi sembra così intenzionato a smettere».
Mai pensato che, non giocando la domenica, magari la sera prima potesse starci uno strappo alla regola?
«Assolutamente no. Se non ti comporti da professionista, rischi di non cogliere certe occasioni e di rimpiangerle per tutta la vita».