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 2015  settembre 05 Sabato calendario

TRAP TELECRONISTA? IL PALLONE SPIEGATO SENZA CONGIUNTIVI È PIÙ DIVERTENTE

L’Italia di Conte ha deluso? Ma per fortuna Trapattoni ci ha restituito il piacere di una partita di pallone. È stato lui, seconda voce televisiva di Rai 1, il protagonista vero e verace di una serata modesta e mediocre. È stato il suo dire, ormai un classico del repertorio, a far tornare tutti ai favolosi anni Settanta e Ottanta, quelli del Trap e degli altri come lui, roba genuina, panino alla mortazza e un bicchiere di vino, alla faccia della cucina fusion e delle telecronache insulse. Ma chi preferite voi? Quelli che parlano di «densità»? L’Aldo Montano piazzato lì, come un cartonato, a distribuire opinioni senza sostanza, scelto e convocato non si sa bene per quale criterio giornalistico? Oppure vi garbano i nuovi docenti che descrivono un gol realizzato con «la maledetta» o «alla Juninho Pernambucano», non sapendo che cosa fossero e che cosa siano state le punizioni a foglia morta di Mariolino Corso o di Michel Platini al quale un collega domandò: «Come si dice in francese “foglia morta”?» e Michel, citando Prevert, replicò: «Feuilles mortes». E gli altri che ripetono «l’uno contro uno» o «la transizione» o ancora «scarica il pallone», come fosse un rifiuto, immondizia, rumenta?
Ma allora ben venga Trapattoni Giovanni da Cusano Milanino con il suo italiano sgarrupato, bello fresco, comprensibile anche se, ogni tanto, Giuàn si dimentica della proprie origini e va con le «aperture angolari» che fanno venire in mente certi mobili dell’Ikea o, ancora, «la spugna che prende acqua, acqua, acqua e poi...». E poi soltanto lui sa e conosce, lui sa quale sia la frequenza di radio spogliatoio e così ha spiegato il debutto televisivo: «Parlo agli italiani come alla mia squadra». Tutti capivano alla Juventus e poi all’Inter e altrove, in Germania, Portogallo, Irlanda, tra uno Strunz e un altro, perché il linguaggio puro, degli occhi, delle mani, del corpo è il più immediato, il più comprensibile, non ha bisogno di sottotitoli.
Contro il telecommento di Trapattoni si sono scatenati i soliti ignoti dei social, usando un italiano volgare, sgrammaticato, zeppo di insulti, senza che i responsabili dei siti e dei quotidiani si preoccupino di quello che compare sulle loro pagine, tesi, invece, a dimostrare di avere molti followers, piuttosto direi molti cialtroni.
Trapattoni è questo, conosce il football e sa di calcio, non è uno spacciatore di schemi e di «intensità», non piace alla generazione zemaniana e sacchiana che, invece, lo compatisce, trattandolo come il nonno che sta seduto a capotavola e da un momento all’altro verrà riportato a casa e posto sulla poltrona. Commette errori di congiuntivo e di consecutio, ma meglio così piuttosto che il frasario vuoto, il tono enfatico, le lezioni di kamasutra tattico che si ascoltano su Rai, Mediaset e Sky, là dove il nuovo che avanza è spesso ridicolo e molto più sgrammaticato del Trap di cui sopra. Ma quelli lì fanno tendenza, sono roba fine, ex calciatori pronti alla riverenza con dirigenti e sodali di censo pregiato ma leggermente più severi quando dialogano con un Lotito qualunque, allora si ergono a combattenti del pensiero e del dire. Trapattoni Giovanni è di un’altra risma, va preso per quello che è stato e per quello che è, mai superbo, mai arrogante, onesto lavoratore, l’uomo che fermò Pelè e che non riesce a fermare se stesso da certe gaffe infantili.
Un giorno mi precettò in mezzo a una decina di colleghi, trascinandomi nello stanzino del suo spogliatoio (allora era consentito, bei tempi per tutti): «Dimmi chi è... (non ripeto il cognome del collega, ndr) perché io nella vita ho fatto di tutto ma non ho mai chiesto l’elemosina a nessuno. Se è lì fuori, voglio parlargli adesso». Che cosa aveva mai scritto il collega? «Il mendace Trapattoni», dunque Giuàn equivocò, pensando di essere un «mendicante». Chiarii il malinteso, Trap capì, si alzò, aprì la porta di vetri smerigliati e accolse il resto della comitiva nello stanzino. Sorrisero, lui e il collega. Entrambi mendaci.