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 2015  settembre 05 Sabato calendario

ECCO TUTTI I CONTI DEL BONUS DA 80 EURO: PIÙ SPESE ALIMENTARI E RATE DEL MUTUO

L’anno scorso l’Istat, l’istituto statistico, ha distribuito dei quaderni ad alcune migliaia di famiglie italiane, e ha presentato loro una semplice richiesta: ogni volta che fate una spesa, scrivetelo. Doveva restare traccia di ogni esborso, per il pane o per il mutuo di casa, e qualche mese fa quella miniera di informazioni ha dato a Luigi Guiso un’idea che ora può lasciare una traccia nelle scelte dei prossimi anni. La conclusione è che il bonus degli 80 euro è davvero servito a far crescere i consumi e ha sostenuto l’economia in uscita dalla recessione.
Guiso è un docente di finanza delle famiglie all’Istituto Einaudi di Roma e uno degli economisti italiani più seguiti e citati al mondo. Per mesi ha seguito i duelli e le urla da talk show sugli 80 euro. Tutti cercavano di definire se stessi in relazione a Matteo Renzi, pro o contro. Chi diceva che quel bonus fiscale voluto dal premier, varato a metà 2014 e confermato nel 2015, non è servito a niente perché i consumi sono rimasti deboli. Chi sostiene che quei soldi siano finiti in risparmio. Chi spiega invece che il bonus ha generato la ripresa. Tutti accalorandosi, senza nessun indizio concreto.
Guiso ha deciso che si poteva provare a verificare. Con l’aiuto di Stefano Gagliarducci, un ricercatore di Tor Vergata, e in collaborazione con il «nucleo tecnico di politica economica» di Palazzo Chigi, ha chiesto all’Istat i dati da quella massa di quaderni. Famiglia per famiglia. Quindi si è fatto dare dall’Agenzia delle Entrate il livello di reddito di quegli stessi italiani che avevano accettato di cooperare con l’Istat (per rispetto della privacy, i nomi sono rimasti schermati). In questo modo Guiso e Gagliarducci hanno potuto constatare chi nel gruppo dell’Istat ha avuto diritto al bonus, chi invece no e perché. Soprattutto, i due ricercatori hanno misurato come sono cambiate le abitudini degli italiani che hanno incassato gli 80 euro al mese in più, rispetto a quelli che per pochi euro sono rimasti fuori dal gruppo dei beneficiari. Sotto esame c’era un campione di 2824 famiglie.
Risultato: non solo chi ha avuto il bonus lo ha speso, ma spesso queste persone hanno iniziato a fare acquisti in più per somme anche oltre gli 80 euro supplementari che stanno incassando ogni mese dal giugno 2014. In altri termini, sembra che gli italiani si siano convinti che quel bonus continuerà a entrare nelle loro tasche anche in futuro, dunque hanno deciso di iniziare a goderselo fin da subito.
Per coloro che hanno beneficiato della misura del governo Renzi, in media la maggiore spesa in beni alimentari è stata di 60 euro al mese, quella di beni «non durevoli» (un abito, o weekend al mare), è stata di 94 euro e persino la maggiore spesa nel versamento delle rate del mutuo è stata di 77 euro. Maggiore rispetto agli altri: quelli che restano di pochissimo fuori dalla soglia necessaria per qualificarsi al bonus. È noto infatti che il beneficio spetta solo ai lavoratori dipendenti sopra gli 8145 euro lordi di reddito l’anno, e di non oltre 26 mila. La differenza di spesa tra i due gruppi è notevole.
Guiso e i suoi colleghi calcolano che per il 2015 l’aumento dei consumi sia quasi dell’1%. Per poter avere esempi comparabili fra loro, l’economista guarda solo alle famiglie monoreddito dove sicuramente lo sgravio fa più comodo e viene speso di più. Ma conclude che gli 80 euro «avrebbero contribuito a sostenere la crescita del Pil di circa lo 0,8%». E poiché il Pil quest’anno crescerà proprio di circa lo 0,8%, a prima vista senza quell’assegno di Renzi il 2015 sarebbe stato semplicemente a zero. Non è esattamente così: il bonus ha comportato tagli e tasse da altre parti per riequilibrare il bilancio e ciò avrà frenato la crescita. Ma la spinta degli 80 euro c’è stata e senza di essa il Paese sarebbe rimasto a livelli minimi, anche in un anno di netta ripresa in tutta Europa.
Il lavoro non è finito. Pochi mesi fa, chiedendo a Bruxelles 90 milioni per l’aiuto alimentare agli indigenti, il governo ha dichiarato che in Italia il 16% della popolazione non può permettersi un pasto proteico ogni due giorni. Resta dunque un allarme e non è chiaro come esso si concili con l’idea di Renzi di cancellare dal 2016 anche le tasse sulle case di lusso. Alla prossima Legge di stabilità il compito di spiegarlo.