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 2015  settembre 05 Sabato calendario

IL PD ROTTAMA SEGRETARI E RIUNIONI

Basta con la vecchia organizzazione del partito, basta con la trafila dei segretari locali, delle riunioni e delle assemblee. Ma pure basta (si fa per dire) con Twitter, con la Rete, con l’overdose di comunicazione. Il progetto è quasi pronto: al Pd, si cambia tutto.
Il modello a cui si ispira il premier/segretario tiene insieme il porta a porta della campagna di Barack Obama, la collaudata tecnica di diffusione de l’Unità, la raccolta fondi privata e i community organizer che lo hanno portato (almeno questa è la tesi del Nazareno) al 41 per cento delle Europee di un anno fa. C’è tutto, tranne l’antica struttura del partito così come siamo abituati a conoscerlo.
I renziani ormai lo danno per fatto. Anche se ci saranno da convincere – a cominciare da oggi, al seminario organizzato dalla festa dell’Unità di Milano da Andrea De Maria – quei democratici affezionati all’idea (e alla funzione) di un partito vecchio stile.
Per spiegare la svolta, al Nazareno battono su due tasti. Il primo è che la comunicazione non basta più. Matteo Renzi e i suoi sostengono di averlo capito a proposito della riforma della scuola: il premier si è più volte lamentato del fatto che è mancata la capacità di spiegare i punti fondamentali della legge (a cominciare dal preside manager) ma soprattutto, ammettono, quella che è venuta meno è la rete di persone in grado di argomentare le ragioni della Buona Scuola nelle assemblee di istituto, nelle riunioni tra insegnanti, perfino nelle chat di WhatsApp con cui i genitori dei compagni di classe comunicano tra loro.
L’altro è la nuova legge elettorale. L’Italicum – questa è la tesi – ridisegna collegi elettorali che non sono più sovrapponibili all’attuale scheletro del partito, perciò ci si domanda che senso abbia, per esempio, avere ancora una struttura con segretari provinciali e regionali.
L’idea, dicevamo, è quella di un restyling complessivo, che possa tenere insieme esperimenti di successo (come quello della campagna americana di Barack Obama) con i tratti distintivi dell’identità nostrana (il “nonno” diffusore de l’Unità capace di mobilitare e di raccogliere fondi allo stesso tempo). “Il successo delle Europee (quelle del 41%, ndr) lo abbiamo costruito così – spiega Francesco Nicodemo, che all’epoca guidava la comunicazione del partito – con una rete di oltre tre mila volontari e dei community organizer, degli organizzatori della comunità che hanno coordinato gruppi, organizzato incontri, mobilitato persone. Non è un caso che gli hashtag di quella campagna furono #inpiazza e #unoperuno”.
Il passaggio dal virtuale al reale, però, implica di levare di torno le antiche liturgie del partito. Alle ultime amministrative quello che ha colpito è stato il caso Lecco, dove il ballottaggio è stato vinto dal democratico Virginio Brivio. Dalla sua, più che il partito, ha avuto una rete di volontari impegnati nel porta a porta e un consulente d’eccezione, Mike Moffo, già nello staff di Obama.
Paolo Zanca, il Fatto Quotidiano 5/9/2015