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 2015  settembre 05 Sabato calendario

UN PORTAFOGLIO «STATICO» PER COMBATTERE LA VOLATILITÀ

L’idea è talmente semplice da poter apparire sconcertante: un modo per combattere il panico sui mercati e l’esplosione improvvisa della volatilità è quello di creare un portafoglio fisso dove sono inserite tutte le asset class. Un portafoglio facilmente replicabile che contiene quattro categorie equamente ripartite al 25%: bond a breve, a lungo, commodity e azioni.
In concreto gli strumenti scelti sono rispettivamente il CTz italiano, il Bund tedesco a 10 anni, il Dax e l’oro. Si tratta della teoria del cosiddetto portafoglio perfetto, sviluppata negli Stati Uniti e in Italia studiata da Francesco Caruso, strategist e analista finanziario indipendente. Il portafoglio resta stabile e fisso nel tempo ed ha minimi costi di gestione in quanto replicabile acquistando i bond direttamente e gli Etf per l’azionario e l’oro. Il principio è quello dei vasi comunicanti: visto che la liquidità da qualche parte deve andare, ci sarà sempre una coppia di asset che funziona meglio delle altre permettendo un incremento del portafoglio. Il bilancio negli anni è ragguardevole. Dal 1991 a oggi il rendimento medio lordo è stato del 7,6% annualizzato con un drastico contenimento della volatilità. Da inizio anno il bilancio è in positivo (+3%) nonostante l’andamento negativo dell’oro e i tassi a zero. L’anno scorso il portafoglio ha portato a casa un incremento dell’8,4% mentre nel 2013 il calo è stato dell’1,73% per effetto soprattutto del tracollo del metallo giallo. «La volatilità di questo portafoglio – spiega Francesco Caruso, analista indipendente e fondatore del sito cicliemercati.it – è inferiore ai bond dei mercati emergenti. Stiamo poi parlando di strumenti iperliquidi che nel picco della massima crisi del 2008 sono arrivati a una massima perdita potenziale del 9,9%, subito recuperata. La vera forza di questo portafoglio è quella di non fare scenari e non fare ipotesi. È ovviamente adatto a chi capisce la sua logica e il funzionamento dei vasi comunicanti». Esiste anche una versione in dollari di questo portafoglio con il TBill (bond a sei mesi), il Treasury decennale, l’indice S&P 500 e ovviamente l’oro. Per un investitore europeo, quindi valutato in euro, il ritorno annuo lordo medio dal 2010 ad oggi è stato di oltre il 12%, mentre dal 1991 a oggi è stato dell’8,4%, superiore a quello del portafoglio tradizionale in euro. Da inizio anno l’incremento del portafoglio in dollari è del 1%, che aumenta a oltre il 9% se espresso in euro. Caruso, che utilizza il portafoglio standard per realizzare poi delle varianti dinamiche anche con altre classi di asset, sottolinea come questo «portafoglio riesce a mantenersi efficiente in qualsiasi condizione di ciclo economico».
Sembrerebbe allora la soluzione ideale per qualsiasi investitore. Ma quali possono essere i punti di debolezza di un approccio del genere? «L’approccio di fondo – spiega Fabrizio Taccuso, consulente finanziario indipendente – è molto interessante ed ha una sua logica che condividiamo. Riteniamo però che oggi e per il prossimo futuro non sia la modalità giusta di affrontare i mercati, dato che l’intervento massiccio delle banche centrali ha creato condizioni del tutto nuove rispetto al passate. La politica dei tassi a zero fa si che oggi abbia poco senso mettere in portafoglio bond sovrani lunghi sia in euro, sia in dollari. Riteniamo quindi che i portafogli vadano periodicamente ritarati, cercando di cogliere le migliori opportunità che si presentano». Secondo Taccuso poi c’è un altro aspetto da non sottovalutare. «Si tratta di un portafoglio – continua – che sicuramente esprime le sue massime potenzialità in un orizzonte di lungo periodo. Gli investitori, spesso, non hanno la pazienza di attendere il lungo termine; la finanza comportamentale ci insegna infatti che il dolore derivante da una perdita, anche temporanea, è molto superiore al piacere derivante da un guadagno».
Andrea Gennai, Plus24 – Il Sole 24 Ore 5/9/2015