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 2015  settembre 05 Sabato calendario

50 ANNI DI NUMERI 12

Il 1965 è un anno storico per due ciclisti italiani. Il primo è Felice Gimondi: il 14 luglio, a sorpresa, trionfa al Tour De France e riporta il tricolore a sventolare nel cuore di Parigi. Il secondo è Gastone Ballarini, la sua squadra ha la maglia rossonera, lui però indossa quella nera, le scarpe con i tacchetti e i guanti. E soprattutto non ha la bici. Appesa al chiodo da qualche anno, dopo aver conquistato un titolo regionale, e «tradita» con un pallone. Ballarini non pedala più, ha scelto uno sport e un ruolo meno faticoso: il portiere di calcio. Gioca nel Foggia, ma non è il titolare. Insomma, gli tocca fare da gregario, ma a passare alla storia sarà proprio il gregario. Tutto accade il 5 settembre, esattamente 50 anni fa. Allo stadio Comunale di Torino si gioca Juventus-Foggia, prima giornata di campionato. Al 16’ della ripresa il bianconero Traspedini (aveva sbloccato il match dopo 29 minuti) si scontra con Giuseppe Moschioni, numero uno dei pugliesi, che resta a terra. Il medico prova a rimetterlo in piedi. Nulla da fare. E allora il dottore fa un gesto che diventerà consuetudine negli anni successivi, ma sconosciuto fino ad allora: chiama la sostituzione. E quindi, direte voi? Beh, proprio in quel momento si materializza l’entrata in campo di un panchinaro. Il dodicesimo, per la precisione. Tocca a Ballarini: per la prima volta un giocatore infortunato può essere cambiato.
LA GENESI Fino a quel campionato non era possibile: chi si faceva male, sfidava il dolore e non usciva. E se a farsi male era il portiere, a sostituirlo ci pensava un compagno di un altro reparto. I vertici del calcio decidono d’innovare anche per via di un episodio che qualche mese prima vide protagonista l’Inter di Herrera: a maggio, nella finale di Coppa dei Campioni, s’infortuna a inizio ripresa Costa Pereira, portiere del Benfica. Tra i pali finisce il terzino Germano: non subisce gol, ma i nerazzurri avevano già segnato con Jair e difendono il vantaggio fino alla fine. Pure per questo motivo si decide di cambiare: la Federcalcio dà il via libera alla sostituzione del numero 1 (allora le maglie erano progressive) con il 12 in qualunque momento della gara. Una rivoluzione che farà la storia del football . Insieme con il nome di Gastone (Fabio per gli amici) Ballarini da Camerano, provincia di Ancona, scomparso nel 1982 a soli 45 anni. Quel 5 settembre fa l’esordio in A, restando imbattuto. Ma soprattutto è il primo dodicesimo del calcio italiano a entrare in campo. Solo nel 1968 sarà permessa la sostituzione anche di un altro calciatore che non sia il portiere. E due anni dopo i cambi possibili diventano due e aprono agli allenatori un mondo nuovo, fatto di staffette (la più famosa è quella attuata nello stesso anno dal c.t. italiano Ferruccio Valcareggi al Mondiale messicano tra Mazzola e Rivera) e scelte tattiche. Ma in principio fu il portiere, Ballerini per la precisione.
I NUMERI 12 L’avvento della sostituzione non fu semplice. I puristi (fedeli alle regole messe a verbale il 26 settembre 1863, quando alla Taverna dei Frammassoni di Londra i rappresentanti di 11 club uniformarono le norme in vigore fino ad allora) si scandalizzarono. Tanto che il giorno dopo l’ingresso di Ballarini nella sfida di Torino, la Gazzetta dello Sport spiegò ai lettori i confini della rivoluzione: «Il rimpiazzo del portiere è disciplinato da precise regole, a evitare che si presti a maliziose applicazioni: innanzitutto è stabilito che il calciatore con la maglia numero 12 può giocare esclusivamente in porta. E il portiere che viene rimpiazzato non può più tornare in campo». La storia ha dimostrato come quella scelta fosse ineludibile, specie nel calcio attuale, dove la velocità del gioco è almeno triplicata rispetto al 1965 e gli infortuni muscolari sono la normalità. La sostituzione ha attraversato questi 50 anni e si è irrobustita, arrivando a quota tre e allungando la panchina, dove trovano posto tutti i componenti di una squadra (anche la Lega Pro, dove milita il Foggia, da questa stagione ha recepito la direttiva), pronti a schizzare in campo a un cenno dell’allenatore. Altre innovazioni sono scomparse nel nulla, tipo il golden gol, mentre il dodicesimo è diventato parte della nostra vita, con figure epiche e famose quanto i titolari. Degli esempi? Da Toldo para rigori a Euro 2000 (doveva giocare Buffon , ma un infortunio lo aveva messo k.o. poco prima del debutto), a Piloni e Alessandrelli, riserve alla Juve di un sempre sano Dino Zoff. E forse Alessandrelli avrebbe voluto restare seduto anche il 13 maggio 1979, quando il Trap decide di mandarlo in campo dopo 113 partite da panchinaro fisso. E’ l’ultima di campionato, la Juve vince 3-0 contro l’Avellino: finisce 3-3. Ma questa è un’altra storia...