Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 05 Sabato calendario

O’LEARY: “SU ALITALIA SI CAMBI IL PIANO DI ETIHAD È SBAGLIATO”

[Intervista a Michael O’Leary] –
Cento milioni nel 2015, centosessanta nel 2024: dopo aver scritto la storia dei trasporti europei, Michael O’Leary vuole continuare, e praticamente raddoppiare in dieci anni il numero di passeggeri che volano Ryanair. Nella strategia di quella che è «l’unica vera compagnia low cost» in Europa, secondo O’Leary, l’Italia ha un ruolo di primo piano, ma deve voler aiutare se stessa, dalle tasse di soggiorno agli aeroporti. «Non sono sicuro che Etihad abbia il piano giusto per Alitalia. La prima cosa che ha fatto è rilanciare le divise dei piloti», dice O’Leary in un’intervista a La Stampa a margine del Workshop Ambrosetti.
Questo forum è considerato l’appuntamento dell’economia e della politica che riprende dopo l’estate. Come è stata l’estate di Ryanair?
«È andata bene in modo quasi preoccupante: abbiamo avuto una combinazione di nuove rotte che sono cresciute molto, in particolare in Italia, con il prezzo basso del petrolio che fa bene alle compagnie aeree. A luglio e agosto siamo stati la prima compagnia a portare più di dieci milioni di passeggeri al mese».
I vostri aerei partono quasi sempre pieni, al 95% nell’ultimo trimestre. Come fate?
«Abbiamo davvero prezzi bassi. Il traffico è cresciuto del 10% ma il valore del biglietto medio è calato del 3%. Così abbassiamo i prezzi e portiamo più passeggeri. Per il 2015 abbiamo l’obiettivo dei 100 milioni».
C’era un’epoca in cui gli italiani usavano Ryanair solo per andare in vacanza. Ora siete la prima compagnia per passeggeri del Paese, e spesso siete come degli autobus: portate gli italiani a lavorare, a Londra, per esempio. In futuro?
«Non penso che cambierà più. Siamo sempre di più parte della vita di ogni giorno in Italia: siamo il bus che porta le persone dalle isole e dal Sud al Nord. Portiamo gli uomini d’affari e i turisti».
Ryanair ci ha abituato a prenotare i voli online. Ma da allora poco è cambiato, non ci sono state grandi innovazioni. State studiando qualcosa?
«Siamo passati dai call center a internet e oggi da internet al mobile. A fine ottobre lanciamo un nuovo sito e una app personalizzata per ogni cliente. Si prenoterà davvero un volo con tre clic. E si potrà bloccare un biglietto per 24 ore».
Come funzionerà?
«Molti vogliono prenotare i biglietti più convenienti, ma prima devono parlare con gli amici, la famiglia. Con questa novità si potrà bloccare la tariffa del biglietto per 24 ore pagando 5 euro di garanzia, e prenotare poi».
Allora è vero che Ryanair è diventata più gentile. Però a volte, su alcune tratte, sembra quasi che anche i vostri prezzi siano diventati normali. Insomma: Ryanair è ancora una compagnia low cost oppure sfrutta la reputazione di low cost degli scorsi trent’anni?
«No! Penso davvero che siamo l’unica low cost in Europa. Lo scorso anno il costo del biglietto medio per oltre 90 milioni di passeggeri è stato inferiore ai 50 euro. I più vicini a noi, EasyJet o Air Berlin, sono sui 90 euro».
Avete ordinato centinaia di aerei per i prossimi anni. Sarete davvero in grado di riempirli? Il vostro piano dice che nel 2024 avrete 160 milioni di passeggeri. Che Ryanair sarà?
«Andremo vicini a raddoppiare la nostra dimensione. C’è un’enorme domanda per il nostro servizio. In Italia, per esempio, non voliamo ancora da Linate o da Venezia Marco Polo. Ma sicuramente continueremo a investire e crescere in Italia».
Si può pensare al primo volo per gli Stati Uniti? In marzo avete annunciato che ci state lavorando.
«Ne dubito. Abbiamo deciso di posticipare il nostro progetto transatlantico almeno per quattro-cinque anni, perché non c’è disponibilità di aerei di lungo raggio».
Si sente un rivoluzionario?
«Penso che lo siamo stati, ma ora siamo così grandi! Negli ultimi mesi abbiamo abbandonato la fase economici&cattivi: ora siamo sempre economici, ma molto più attenti ai clienti»
Che ne pensa di Uber?
«Ben venga Uber, vanno incoraggiati perché aiutano ad abbattere i monopoli, come quello dei taxi».
Torniamo in Italia. Fiumicino ha avuto un’estate complicata. Ha sentito qualcosa?
«L’incendio è stata una sfortuna. Ryanair ha spostato alcuni voli su Ciampino e penso che l’Enac abbia agito bene. Ora Adr sta lavorando per recuperare. Ma il caso ha dimostrato l’importanza di avere un aeroporto secondario in una città come Roma. Noi vogliamo crescere sia a Ciampino che a Fiumicino».
Che pensa della nuova Alitalia?
«Sono preoccupato dalla nuova Alitalia: visti i problemi che ha, la prima cosa che ha fatto Etihad è rilanciare le divise dei piloti...»
Ma l’avete fatto anche voi, proprio questa settimana!
«Sì, ma noi siamo in utile e stiamo crescendo. È un momento difficile per Alitalia e non sono sicuro che Etihad abbia il piano giusto: AirBerlin (parte del gruppo, ndr) si muove a Linate mentre Alitalia si concentra su Malpensa: non sono connessi tra di loro. Alitalia è una compagnia orgogliosa, e noi vorremmo vederla sopravvivere e diventare più forte. La competizione fa bene a tutti».
Cosa pensa dell’Italia? Sta ripartendo o no?
«È un Paese che si sta riprendendo, ma servono ancora più riforme, soprattutto nel mercato del lavoro, e su come sono gestiti gli aeroporti. E poi bisogna sbarazzarsi delle tasse municipali sul turismo. È pazzesco: i turisti che vengono in Italia pagano una tassa che va a sostenere le pensioni dei piloti Alitalia. Dobbiamo rendere i viaggi in Italia più convenienti, così Ryanair potrà portarci ancora più persone».
@bpagliaro
Beniamino Pagliaro, La Stampa 5/9/2015