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 2015  settembre 04 Venerdì calendario

IL SUDAMERICA HA IL RECORD DI OMICIDI CONTRO GLI ATTIVISTI


È stato un anno nero per gli attivisti ambientali, mestiere ormai sempre più pericoloso.
Secondo l’ultimo rapporto di Global Witness, nel 2014 ne sono stati uccisi nel mondo 116, il numero più alto dal 2002, in aumento del 20 pei1 cento rispetto al 2013. Il continente più colpito è di gran lunga il Sudamerica. Dei 116 omicidi, 29 si sono verificati in Brasile, 25 in Colombia, 9 in Perù. Per l’Asia, 15 nelle Filippine e quattro in Thailandia, mentre nessuno è stato compiuto in Europa e negli Stati Uniti. Il 40 per cento delle vittime appartenevano a gruppi indigeni, come i quattro leader tribali uccisi a settembre in Perù mentre stavano per partecipare a un meeting contro il taglio illegale degli alberi.
Le molti sono però solo la manifestazione più tragica di una guerra strisciante contro i difensori dell’ambiente che in tutto il mondo si oppongono agli interessi degli Stati e delle corporation e si battono per difendere le terre e i fiumi, molto spesso ostacolando progetti di dighe (motivo che da solo ha fatto 14 morti). Prima ancora degli omicidi, ci sono minacce, botte, rapimenti.
Prendendo in considerazione tutti questi dati, il Paese più pericoloso al mondo si trova in Centroamerica, è l’Honduras, dove regna un clima «di quasi totale impunità» anche grazie a «leggi regressive»: con 111 morti registrate dal 2002, ha il numero più alto di omicidi pro capite. Proprio dall’Honduras arriva però il vincitore del Goldman Environmental Prize2014. Si chiama Berta Càceres, si batte per i diritti degli indigeni ed è nota per aver sfidato ricchi proprietari terrieri, una forza di polizia finanziata dagli Stati Uniti e un esercito di guardie private per impedire la costruzione di uno dei più grandi progetti di energia idrica dell’America centrale.