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 2015  settembre 04 Venerdì calendario

LEZIONCINA ALLA STAMPA: «FATECI LE PULCI, MA PIANO» – 

«Lo vedete questo tweet? Poi non mi venite a dire che i talk show sono in crisi…». Accalorato da un paio d’ore di conversazione sulla comunicazione pubblica del premier, Francesco Nicodemo imbraccia lo smartphone e spara la cartuccia, a suo dire, definitiva. Piazzapulita, il programma condotto da Corrado Formigli, annuncia sui social l’inizio della nuova stagione.
E che immagine ha scelto per dire “stiamo tornando”? Quella di un gufo, figura antropomorfa che nell’immaginario renziano rappresenta l’antagonista, pure un filo iettatore, dello storytelling di Matteo. Non poteva arrivare in un momento migliore, quel tweet. Perché qui, in questa sala dell’ex monastero di Santa Chiara che ospita tre giorni di seminari organizzato dal Laboratorio di studi politici e sociali dell’Università di Urbino, sta andando in scena il processo all’intero impianto della comunicazione renziana. Il politologo Ilvo Diamanti, che insieme a Luigi Ceccarini e a Fabio Bordignon ha organizzato questa summer school, ha chiamato ad analizzare la “narrazione” del premier chi, per lavoro, deve ogni giorno confrontarsi con la macchina comunicativa di Palazzo Chigi.
Ci sono i giornalisti Marco Damilano (l’Espresso) e Massimo Giannini (Ballarò), c’è il presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli. E poi c’é il povero Nicodemo, già responsabile comunicazione del Pd ora consigliere del governo, rimasto solo a difendere l’armata Sensi (da Filippo, il portavoce del premier che doveva essere al tavolo e invece è stato dirottato a Firenze). Nicodemo, dicevamo, ha scudisciato quel tweet come la prova del nove: la narrazione perde colpi perché la fiducia nei giornali e nella tv è crollata e Renzi, con il suo «linguaggio senza filtri, interclassista e non ideologico» ha messo i media di fronte a dei quesiti, a suo giudizio irrisolti: «Che ruolo devono assumere? Possono continuare a raccontare il teatrino della politica? Con i retroscena che interessano sempre meno? O è arrivato il momento – consiglia Nicodemo – di comportarsi da watchdog, di fare i cani da guardia, di mettere in difficoltà il potere?». L’appello del consigliere di Renzi, però, non convince i presenti. Damilano gli ricorda che sono loro, quelli di Palazzo Chigi, che ogni sera si premurano di mandare il fatidico sms che comincia con «Renzi ai suoi…» (che poi la stampa si abbeveri alla fonte, è un altro paio di maniche). E ancora: «Com’è – ora è Giannini che parla – che il premier disdegna i talk show, ma si siede comodamente sulle poltrone di Vespa o di Del Debbio? Mi pare che anche lui non ami mettersi nelle arene che gli possono creare problemi».
D’altronde – e questo era il tema “alto” del seminario, spiace doverlo ridurre alla solita storia dei gufi – Renzi è uno degli interpreti più efficaci della “disintermediazione”, principio mutuato dalla finanza per indicare quella forma di comunicazione politica che non fa più uso di mediatori, bensì parla direttamente al cittadino elettore. Nel caso di Renzi è “disintermediata” la campagna Twitter #matteorisponde, il video con cui illustra alla lavagna la riforma della scuola, il messaggio su Facebook (su cui, dice Nicodemo, bisognerà investire di più). Eppure, al tavolo, ricordano che gli 80 euro, Renzi, li ha annunciati a Che tempo che fa, la legge di stabilità l’ha spiegata da Barbara D’Urso e dei rimborsi ai pensionati ha parlato da Massimo Giletti. La cara vecchia tv, per giunta quella della domenica pomeriggio.
Il «ministro della propaganda Nicodemo» (cit. Giannini) rivendica la libertà di usare registri differenti: «Renzi é il primo che ha capito la potenza dell’ibridazione dei media: un tweet diventa un lancio di agenzia che poi alla sera passa in un servizio del tg e il giorno dopo te lo ritrovi su carta. Renzi ha la grande capacità di saper risalire il flusso della comunicazione».
È così che il salmone Matteo ha sconfitto il grande comunicatore B. che, con il boom di Internet, «è finito come un pesce grande in una rete piccola». Ecco. Questa è una delle rare occasioni in cui la voce di Palazzo Chigi pronuncia l’innominabile, nonostante le ripetute sollecitazioni sul tema da parte degli altri relatori. Nicodemo si avventura nel proselitismo: «Dovreste cambiare argomenti altrimenti non vi ascoltano più» (qui è rivolto a Giannini). «Solo una classe politica senza connessione sentimentale con il Paese poteva immaginare che nel 2013 gli italiani votassero ancora in nome dell’antiberlusconismo» (qui ce l’ha con Bersani). «Quando sento che Renzi è la prosecuzione di Berlusconi penso ai cani di Pavlov» (compassione diffusa, probabilmente ci siamo in mezzo anche noi).