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 2015  settembre 03 Giovedì calendario

MERKEL BUONISTA? NO, SEMMAI CALCOLATRICE. LA GERMANIA HA IL TASSO DI NATALITÀ PIÙ BASSO AL MONDO E SENZA IMMIGRATI RISCHIEREBBE IL TRACOLLO

Angela Merkel buonista? Improvvisamente c’è chi scopre «una nuova Merkel nel cuore dell’Europa», che da zarina dell’austerità economica, raffigurata spesso con l’elmo chiodato in testa, è diventata nel giro di una settimana il capo di governo più aperto all’accoglienza dei migranti, un modello di solidarietà. Certo, c’è del vero: prima la cancelliera ha alzato la voce, dando del «vigliacco» ai suoi connazionali che aggrediscono gli immigrati; poi ha sospeso in modo unilaterale l’accordo di Dublino sui richiedenti asilo, aprendo una corsia a favore dei profughi dalla Siria in guerra; infine ha detto che la Germania è pronta ad accogliere ben 800 mila nuovi immigrati entro la fine dell’anno. Una decisione che in Ungheria è stata bollata come una colpa grave, visto che Budapest è stata invasa da migliaia di profughi siriani e afghani che vogliono andare in Germania.
Ma a ben vedere, oltre che solidale, anche in questa vicenda la Merkel è stata una fredda calcolatrice, come sempre. La prova? Basta andare sui siti che danno conto dei tassi di natalità e di fertilità nel mondo, dove tutte le statistiche internazionali collocano la Germania all’ultimo posto, messa addirittura peggio dell’Italia e del Giappone, che finora detenevano il primato di società con meno figli, appena 1,4 per ogni donna invece dei 2,1 considerati necessari per assicurare un numero stabile della popolazione. La rilevazione più recente ha appurato che il tasso di natalità tedesco ha raggiunto il minimo storico di 1,36 figli per donna. Un dato che il capo dell’Istituto di Amburgo per l’economia internazionale, Henning Voepel, ha così commentato: «Nella competizione globale, questo tasso di natalità comporta conseguenze molto negative per l’attrattività economica in Germania».
Ecco dunque spiegato il vero motivo per cui la Merkel ha deciso di aprire le porte a 800 mila immigrati, pari all’uno per cento della popolazione tedesca (80 milioni): se le donne tedesche non fanno figli (anche la Merkel è tra loro), la lacuna demografica viene tamponata con gli immigrati. Altrimenti l’invecchiamento della popolazione rischia di porre fine in poco tempo al buon andamento dell’economia tedesca, con tanti saluti al welfare nazionale.
Ma il problema dell’invecchiamento della popolazione non è soltanto tedesco. Il sito eurostat (statistiche europee) vi dedica un’ampia analisi. In sintesi: «Le conseguenze sociali ed economiche associate all’invecchiamento della popolazione sono destinate ad avere notevoli ripercussioni in Europa, a livello sia nazionale che regionale. Per esempio, i bassi tassi di fecondità determineranno una riduzione del numero degli studenti e delle persone in età lavorativa rispetto al resto della popolazione, nonché un aumento della percentuale di anziani, alcuni dei quali necessiteranno di ulteriori infrastrutture, servizi di assistenza sanitaria e abitazioni adeguate. Queste variazioni strutturali della popolazione potrebbero ripercuotersi sulla capacità dei governi di aumentare le entrate fiscali, far quadrare i propri bilanci o fornire pensioni e servizi di assistenza sanitaria adeguati». Il rimedio, perfino ovvio, è l’immigrazione, che non a caso è da anni in costante aumento in tutta Europa.
Secondo l’Eurostat, la popolazione europea (Ue a 28) era pari a 505,7 milioni nel 2013, in aumento di 1,1 milioni rispetto all’anno prima. Un incremento modesto (0,2%), dovuto per l’80% ai flussi migratori, visto che i tassi di natalità, salvo poche eccezioni (Irlanda, Regno Unito, Francia), sono risultati piuttosto bassi in grandi Paesi come la Germania e l’Italia, oltre che in Portogallo, Grecia e Ungheria. Rispetto al 1960, oggi l’Europa a 28 conta 100 milioni di abitanti in più. Un aumento che non sarebbe mai stato raggiunto senza i flussi immigratori, che in passato hanno toccato il picco nel 2003, quando sono stati accolti 1,8 milioni di immigrati. A seguito della crisi mondiale iniziata nel 2008, anche i flussi verso l’Europa si sono ridotti, salvo riprendersi nel 2012, quando il saldo migratorio Ue è risultato in aumento di 900 mila unità. E Germania e Italia sono stati tra i Paesi che ne hanno tratto il maggiore beneficio per le loro economie, soprattutto per le attività più faticose e a basso salario.
Regolare e distribuire i flussi migratori in entrata sarà una delle maggiori responsabilità dei governi europei e della Commissione Ue nei prossimi anni. E’ un processo inevitabile per due motivi: i flussi migratori sono in forte aumento a causa delle guerre e delle persecuzioni, inoltre in Europa ci sono Paesi come la Germania e l’Italia che non possono più farne a meno per ragioni demografiche. Anzi, neppure l’arrivo di più migranti sembra risolutivo. Sostiene l’Eurostat: «Nonostante svolga un ruolo importante nelle dinamiche demografiche dei paesi europei, il saldo migratorio da solo quasi certamente non invertirà l’attuale tendenza all’invecchiamento della popolazione registrata in varie aree dell’Ue».Un quadro pessimistico, con il quale dovranno fare i conti tutti, compresi quelli che continuano a parlare di respingimenti facili, come Salvini e Grillo, segando il ramo su cui sono seduti.
Tino Oldani, ItaliaOggi 3/9/2015