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 2015  settembre 03 Giovedì calendario

FUGA DI CAPITALI, PECHINO SI MUOVE

Tutto chiuso per la parata. La dirigenza cinese approfitta delle celebrazioni per i 70 anni dalla resa giapponese nella Seconda Guerra Mondiale per tirare il fiato e riordinare le idee. Oggi e domani le borse di Shanghai e Shenzhen resteranno chiuse. Riapriranno soltanto lunedì e intanto dentro Zhongnanhai, il Cremlino cinese, e negli uffici degli enti di disciplina si potranno mettere a punto strategie e interventi per tentare di rilanciare l’economia e arginare la volatilità sui listini azionari.
L’ultimo avversario in ordine tempo che Pechino si trova ad affrontare è quello della fuga di capitali dal Paese, il cui deflusso, sottolineano da Goldman Sachs, potrebbe aver accelerato per effetto della recente svalutazione dello yuan.
Rispetto al picco di 4 mila miliardi di dollari, toccato lo scorso anno, le riserve in valuta estera del Dragone dovrebbero oggi aggirarsi attorno a 3.400 miliardi. Il deflusso era stato segnalato già nei giorni scorsi dalla stampa finanziaria cinese sulla base di un’analisi dell’Economic Observer. La banca centrale cinese è così corsa ai ripari annunciando controlli più stretti e l’intenzione di rendere più costoso vendere yuan per comprare dollari e altre valute straniere. Allo stesso tempo, scrive il Wall Street Journal, gruppi bancari come Bank of China e China Citic Bank stanno rafforzando i controlli sui cambi relativi ai propri clienti corporate di maggior rilievo. Mentre parallelamente le autorità di vigilanza tentano di bloccare il mercato nero dei cambi di valuta. Quanto ai maggiori controlli, dal 15 ottobre gli istituti cinesi che acquistano e vendono contratti forward sulle valute per conto dei clienti dovranno depositare il 20% delle loro vendite presso la People’s Bank of China. La misura è finalizzata a ridurre il divario tra la quotazione dello yuan sul mercato onshore e su quello offshore, oltre che ad alleggerire le pressioni al ribasso sulla divisa per evitare scossoni eccessivi. A sua volta la China Financial Futures Exchange ha presentato una serie di misure per ridurre la speculazione sul mercato dei derivati, che saranno operative dal 7 settembre e prevedono l’aumento dei requisiti sui margini e delle commissioni sulle posizioni aperte nella stessa giornata.
L’ultima seduta di borsa prima della festività per la vittoria nel conflitto mondiale si è tuttavia chiusa ieri con l’ennesimo rosso. Shanghai ha terminato le contrattazioni in calo dello 0,2%, a 3.160,17 punti, in recupero però rispetto al -4,3% fatto segnare in apertura di seduta. Perdite più sostanziose a Shenzhen, che a fine giornata ha registrato un -1,06%.
Intanto, in scia ai dati macroeconomici che sembrano allontanare l’obiettivo di crescita di crescita del pil del 7% per quest’anno, il governo ha varato un pacchetto di stimolo ai finanziamenti e agli investimenti. Le misure sono rivolte in particolare alle piccole e medie imprese, dalle quali nelle aree urbane dipende circa l’80% dei posti di lavoro, ma che hanno spesso difficoltà ad accedere a prestiti. Per sostenerle il governo ha lanciato un fondo da 60 miliardi di yuan (circa 8 miliardi di euro), di cui quali solo 15 saranno però a carico dello Stato. L’esecutivo ha inoltre ridotto la soglia di capitale minimo richiesto per investimenti in asset fissi.
Andrea Pira, MilanoFinanza 3/9/2015