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 2015  settembre 02 Mercoledì calendario

LA VITA ALIENA È MEGLIO SULLE LUNE

Ma perché uno deve viaggiare per 1400 anni luce fino a Kepler 452b, l’ormai famoso pianeta simil-Terra, per trovare un corpo celeste abitabile, quando basterebbe fare una miliardata di chilometri e raggiungere le cinque lune forse capaci di ospitare la vita e che si trovano nel nostro Sistema solare?
Quasi a portata di mano, Europa e Ganimede orbitano attorno a Giove, Titano ed Encelado girano intorno a Saturno, Tritone se la vede con Nettuno. Su ognuno di questi satelliti ci sono fattori favorevoli alla vita. Ganimede ed Encelado ospitano oceani di acqua liquida e silicati sotto una spessa superficie di ghiaccio e roccia. Titano ha un oceano di acqua in profondità e laghi di idrocarburi affioranti e sembra che anche su Tritone ed Europa siano presenti acqua e composti organici.
Tutti questi satelliti sono freddissimi e inabitabili in superficie, perché lontani dal Sole, ma hanno fonti alternative di energia. Vengono riscaldati dalle forze di marea, dovute agli enormi pianeti attorno ai quali orbitano: le maree provocano frizioni interne a questi corpi celesti, che così si riscaldano. I satelliti possono anche ricevere calore dall’attività vulcanica o dal decadimento di elementi radioattivi nel nucleo.
Sappiamo che sulla Terra esistono organismi, detti «estremofili», che trovano il modo di vivere in ambienti (appunto) estremi: vicino a coni vulcanici sottomarini, a chilometri di profondità e a pressioni fortissime. Qualcosa del genere potrebbe succedere anche sulle remote lune di Giove, Saturno e Nettuno.
Però cercare la vita su pianeti come Kepler 452b o farlo sulle lune del nostro Sistema solare non sono due strade alternative, anzi sono complementari. Kepler 452b ci interessa in modo particolare perché si trova nella «fascia abitabile» in termini di temperatura, cioè orbita attorno a una stella alla distanza giusta per avere acqua liquida (acqua che non bolle per il caldo come farebbe su Mercurio o Venere e non è tutta ghiacciata come nel resto del Sistema solare, Terra esclusa). Ma i satelliti attorno ai giganti gassosi allargano il concetto di «fascia abitabile»: la vita potrebbe nascere anche su lune con una temperatura superficiale di 100 gradi sotto zero, se questi satelliti girano attorno a pianeti capaci di provocare forze di marea enormi, che li scaldano all’interno.
E infatti la Nasa non cerca solo pianeti come Kepler 542b ma anche satelliti. Si tratta di un programma minore, meno noto, con meno risorse, più difficile e meno promettente, ma è in corso. David Kipping, dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, sta analizzando con il super-computer Pleiades i dati di 300 pianeti (fra le migliaia scoperti fuori dal Sistema solare) per scoprire oscillazioni delle loro orbite che potrebbero implicare la presenza di satelliti. Ritiene possibile capire persino se questi hanno un’atmosfera, e analizzarne la composizione. Kipping promette: «Avremo i primi risultati già a fine anno».