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 2015  settembre 03 Giovedì calendario

GAUCCI, IL CAVALIERE DEL CALCIO MALTESE – 

C’è un cavaliere italiano nell’isola di Malta che è cresciuto a pane e calcio, e qui ha esportato il know-how delle aziende di famiglia in cui è stato capitano giocatore (del Perugia Primavera: «Con cui ho vinto due scudetti nel 1996 e nel ’97» e di Calcio a 5), dirigente e presidente (del Catania). Il cavaliere è Riccardo Gaucci, 38 anni, secondogenito del vulcanico “Big” Luciano Gaucci e fratello di Alessandro (ora dirigente del Cadice, terza serie spagnola). Riccardo da ragazzino ha navigato a gonfie vele nel grande oceano pallonaro, fino al 2005, anno del fallimento del Perugia Calcio. Poi dopo mareggiate e tempeste (anche processuali), è approdato come un Ulisse nella sua nuova Itaca calcistica diventando nel (2014) il presidente del Floriana Football Club allenato da Lulù Oliveira che ebbe come calciatore al Catania.
Gaucci, uno come lei partito da enfant prodige della Serie A, come mai ricomincia da Malta?
«Per me si tratta di un’ottima ripartenza. Un amico mi ha fatto conoscere il n.1 della federazione maltese e da lì è nata l’idea di partecipare alle elezioni per la presidenza del Floriana».
Elezioni? Ci avevano detto che il Floriana era la “Juventus di Malta” non il Barcellona...
«Il Floriana è stata la “Juve maltese” fino agli anni ’70 quando vinceva più titoli nazionali (25 in bacheca) e coppe nazionali (19) di tutti. Quanto al sistema gestionale sì, è un Barcellona, come tutte le società di Malta, perché qua decidono i tifosi e conta solo l’azionariato popolare. Il mio progetto, sostenuto da una cordata di imprenditori italiani, ha ottenuto più voti di quello Mike Farnan, uno che nella Premier ha gestito lo Sheffield United e il Sunderland».
Tanto interesse, internazionale, fa pensare a un’isola felice, anche del calcio.
«La federcalcio locale è anni luce avanti a quella italiana, i club invece devono ancora macinare chilometri per arrivare alla nostra Serie A. Daltronde è dura far tornare i conti in una realtà che, ha sì campionati dalla A alla C2, ma anche un bacino d’utenza di 500mila abitanti. Per la partita più sentita, il “derbyssimo” Floriana-Valletta si arriva al massimo a 6mila spettatori».
Insomma uno scenario paragonabile alla nostra Lega Pro.
«Diciamo di sì, fatta eccezione per qualche società di vertice che investe come l’Hibernians: a Malta ha battuto il Maccabi Tel Aviv ai preliminari di Champions. Con il fatto che il numero degli extracomunitari tesserabili è illimitato - a patto che ci siano 5 maltesi nell’undici di partenza - il livello tecnico si è alzato notevolmente ».
Non vorrà mica dirci che la Nazionale di Antonio Conte deve temere Malta?
«Agli azzurri invece dico occhio! Il nostro Pietro Ghedin, il ct, in questi anni ha lavorato bene e i club gli stanno fornendo ragazzi di qualità. Noi del Floriana alla nazionale abbiamo dato solo un giocatore, Pisani, però ne abbiamo diversi che possono tornare molto utili in futuro».
E giocatori utili per la Serie A ne avete?
«Uno è quasi pronto, Connor Borsh, under 21, centrocampista del ’97, talento puro. Ha fatto la preparazione estiva con la Roma e ha segnato un gol in amichevole nella turnèe dei giallorossi in Canada. Ora è qui al Floriana, ma l’anno prossimo tornerà alla Roma e in futuro ne sentirete parlare, garantito».
Parola di chi al Perugia ha preso il miglior giapponese di sempre, Nakata, e visto crescere tre campioni del mondo del 2006: Gattuso, Materazzi e Grosso.
«Su quei tre avrei scommesso ad occhi chiusi. Nakata è stato il più grande affare del “secolo scorso”: lo pagammo 3 milioni di dollari e lo abbiamo rivenduto alla Roma per 40 miliardi. Ma quei soldi sono stati l’inizio della rovina della nostra famiglia e del Perugia. Ci hanno accusati di aver preso e trafugato quei miliardi, in realtà se li sono intascati le banche».
Dunque sono state le banche e non il sistema calcio a estromettervi dal gioco?
«Sicuramente abbiamo pagato le intemperanze di nostro padre... Ma va anche ricordato che Luciano Gaucci è stato un precursore in tante cose. È stato il primo a credere nel calcio asiatico (Nakata e il coreano Ahn, cacciato da Gaucci senior per aver eliminato l’Italia - complice l’arbitro Moreno - al Mondiale del 2002, ndr), ad ingaggiare un allenatore donna, Carolina Morace alla Viterbese, una delle nostre società satellite. C’è stato un momento che possedevamo contemporaneamente Viterbese, Sambenedettese, Catania e Perugia.... Troppe, un dispendio di energie e di risorse economiche insostenibile».
Quindi tutto è dipeso dal classico crac finanziario.
«No, perché noi amministravamo ancora bene quando il lordo del Perugia era di 12 milioni di euro e dai diritti tv venivano garantiti “appena” 6 milioni l’anno. Oggi una neopromossa come il Carpi prende almeno 27 milioni. L’inizio della fine è stata l’ira dei potenti che si è attirata addosso Luciano Gaucci. A un certo punto nostro padre aveva tutti contro: Geronzi e Capitalia da un parte, la politica e quindi il sistema calcio dall’altra. Moggi? All’inizio faceva l’amico, ci dava calciatori in prestito, poi a un certo punto capitava che la settimana di Perugia-Juventus, per magia, a noi puntualmente squalificassero quattro-cinque giocatori...».
Ma il 14 maggio 2000, nel diluvio dello stadio Curi, c’è stato anche un Perugia-Juventus (1-0) in cui avete scucito lo scudetto dalle maglie dei bianconeri.
«Una partita incredibile. Fino alla vigilia arrivarono telefonate, persino di ministri, per cercare di evitare quello che poi è accaduto... In campo, la partita è stata regolare. Certo il terreno di gioco era impraticabile e la gara andava sospesa e ripetuta, ma l’arbitro Collina è stato costretto a portarla a termine. Se si fosse rigiocato il giorno dopo, a Perugia sarebbero arrivati migliaia di laziali e c’era il rischio di una terza guerra mondiale».
Vittima della guerra civile in Libia, è un vostro ex tesserato, Saadi Gheddafi, uno dei figli del Colonnello.
«Mi dispiace tantissimo, mi ha fatto male vedere le immagini in cui viene torturato. Saadi rimarrà per sempre un amico e tutto quello che gli stanno facendo è ingiusto, oltre che disumano. Di sicuro anche Saadi sta pagando per le colpe del padre».
Quanto le manca il nostro calcio?
«Poco, anche perché continuo a collaborarci e a viverlo a distanza di sicurezza. Non mi piace che si dia tutta la colpa ai troppi stranieri o alla mancanza di soldi. All’ultimo mercato sono stati investiti 600 milioni di euro, ma allora la crisi dov’è? La verità è che certi presidenti spendono tanto e male, senza avere a cuore il progetto tecnico».
Se a ciò aggiungiamo Calciopoli e Scommessopoli, lo scenario è da ultimo stadio: a questo punto ci ha convinti, meglio Malta.
«Il calcio italiano non è solo calcioscommesse e scandali che spesso servono soltanto a provocare degli “autogol”, per farci deridere dal resto del mondo. La Serie A potrebbe funzionare meglio se ci fossero più famiglie come i Pozzo: l’Udinese è un modello di gestione e competenza tecnica. Se tornassi indietro mi piacerebbe avere la proprietà di un club della dimensione dei friulani o del Perugia e un solo club satellite come il Floriana. Se i presidenti italiani hanno soldi da investire farebbero bene a puntare sul calcio maltese, garantito».