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 2015  settembre 03 Giovedì calendario

I COMMISSARIAMENTI DI RENZI, ARMA DI GOVERNO ALL’ITALIANA

Che problema c’è? Si può sempre commissariare. Roma non è commissariata, ma quasi e di certo è commissariato il Giubileo così come si è commissariato l’Expo e così come si commissaria il Cara di Mineo, cioè il centro profughi in provincia di Catania. Lo si commissaria un po’ per tutto, un po’ per le tangenti, un po’ per i coinvolgimenti in mafia capitale, un po’ per recenti e raccapriccianti notizie di cronaca nera. Non è soltanto un vezzo di Matteo Renzi – e si vedrà – ma certo che il premier ci dà dentro, come se non ci fossero abbastanza renziani per mandare avanti il renzismo, e così commissaria la gestione dei depuratori in Sicilia poiché un miliardo di euro giace inutilizzato, ed è un commissariamento al quadrato come specifica l’offeso governatore Rosario Crocetta: «Non capisco cosa commissaria visto che noi abbiamo inviato i commissari ad acta». È ovvio: commissaria i commissari e se vi pare umorismo dopolavoristico andate su google e digitate «commissariato il commissario» e vedrete il profluvio di notizie, commissariato il commissario dell’autorità portuale di Ancona, commissariato il commissario straordinario dell’Azienda delle terme di Sciacca, in fondo «commissariare» è diventato il verbo miracoloso. Appena c’è qualcosa che non va le opposizioni invocano il commissariamento che sia dell’azienda dell’acqua, del consiglio provinciale, dell’assessorato ai Trasporti, e le autorità competenti valutano il commissariamento, o lo minacciano o lo promettono.
Il commissario, entità sovrannaturale, incorruttibile, capace di individuare e asportare il cancro amministrativo ovunque s’annidi, sarà la soluzione prodigiosa. Commissariati i paesi del sud per mafia, commissariate le Regioni per i conti della sanità, praticamente tutte, come sono commissariati i porti, l’ultimo è quello di Gioia Tauro, e poi la proliferazione di commissari per i rifiuti, la Campania che passò per un ventennio da un commissario all’altro, il commissario Umberto Improta, il commissario Antonio Rastrelli, il commissario Andrea Losco, il commissario Antonio Bassolino, il commissario Corrado Catenacci, il commissario Guido Bertolaso, il commissario Alessandro Pansa, il commissario Umberto Cimmino, il commissario Goffredo Sottile, il commissario Gianni De Gennaro, tutti commissari incaricati di risolvere l’emergenza, e poi di gestire la normalità emergenziale, finché l’emergenza non sono diventati i commissari medesimi perché, per esempio, non si contano più i commissari passati da Pompei, ma il commissario l’hanno avuto anche gli Uffizi, Brera, il Maxxi, tutti commissariati perché se le cose non vanno viene il commissario: si è assistito, qualche anno fa, al pendolarismo di una trentina di commissari, dirigenti prefettizi che prendevano tutti lo stesso aereo per Reggio Calabria e lo riprendevano a fine settimana per Roma dopo avere amministrato altrettanti comuni della Locride.
Non si capisce nemmeno dove li vadano a pigliare tutti questi commissari vista la moltiplicazione, la specializzazione e l’aggiustamento della figura a ogni necessità: tutti gli anni, secondo i dati della Gazzetta Ufficiale, finiscono nelle mani dei commissari, anche liquidatori, un migliaio di cooperative. Che problemi si farà uno come Matteo Renzi a commissariare il Pd ligure o il Pd romano o il Pd sardo quando uno come Silvio Berlusconi, dieci anni fa, si alzò una mattina e commissariò i coordinatori regionali di tutte e venti le regioni? Non servì a nulla, ma fu una gran scena.