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 2015  settembre 02 Mercoledì calendario

GERMANIA, RISSA SUI TROPPI SOLDI

Anche la Merkel ha un problema per il bilancio di quest’anno. Ma un problema che i nostri politici possono solo sognare dopo una sbornia. A Berlino avanzano i soldi, e adesso non è semplice scegliere come impiegarli. Il nostro Monti, quando era premier, mise nella Costituzione il pareggio in bilancio, e c’è da chiedersi sempre il perché. Il fatto che il parlamento abbia approvato a grande maggioranza la proposta del professore è un altro mistero.
In Germania Wolfgang Schaüble, ministro delle finanze e uomo duro nella squadra di governo, aveva annunciato che nel 2015 il bilancio sarebbe tornato in pareggio per la prima volta dal 1969, l’anno in cui Willy Brandt divenne Cancelliere, di Deutschland ce n’erano dure, e alla caduta del Muro mancava ancora un ventennio. È proprio il caso?, lo hanno rimproverato l’opposizione e anche i compagni di partito. Non era meglio continuare a fare qualche debito, rispettando le regole europee, in modo da risolvere problemi urgenti?
Ma nei primi sei mesi, nonostante la crisi, è andata molto meglio del previsto, e Berlino si ritrova in cassa 21,5 miliardi di euro d’attivo. Il Bund, la federazione, le regioni, i comuni e le casse sociali hanno speso meno e incassato di più, e già politici, economisti e sociologi cominciano a litigare: come impiegare questa montagna di denaro? Aiutare i Flüchtlinge, i fuggiaschi, come qui chiamano con maggior precisione i migranti? Ne arrivano sempre più, forse oltre 800 mila entro dicembre, e per assisterli serve una dozzina di miliardi. O riparare le autostrade che stanno per cadere a pezzi? Sono state costruite quasi contemporaneamente in pochi anni e adesso richiedono interventi urgenti.
Ma anche le ferrovie hanno bisogno di essere rimesse a nuovo. Oppure migliorare le prestazioni sociali, dai sussidi alle pensioni minime, dalle scuole all’assistenza sanitaria? Oppure continuare a fare le cicale, secondo la tradizione: la Germania ha debiti per oltre 2 mila miliardi di euro, quasi come noi, ma circa la metà in percentuale rispetto al pil. Si potrebbe cominciare a ridurre il rosso, propongono i pessimisti, che si attendono sempre il prossimo disastro dietro l’angolo. Che fretta c’è?, replicano altri. Grazie ai tassi bassi decisi dalla Bce, gli interessi sul debito pregresso sono di fatto dimezzati: nel 2008 lo stato bruciava per gli interessi 43 miliardi, oggi sono circa 24.
Perché non aiutare le famiglie, in modo che la nascita di un bambino non sia più una tragedia economica per il bilancio casalingo? Mancano gli asili infantili, e si potrebbero aumentare gli assegni per i figli. Mancano le case sociali, e le giovani coppie si trovano a dover pagare affitti sempre più esosi. Si era previsto di raddoppiare l’intervento nel settore entro il 2019, ora si chiede di triplicarlo. O si potrebbe pensare a diminuire le tasse, cominciando dal contributo straordinario per la ricostruzione della Ddr. Fu deciso dopo la riunificazione, e sarebbe dovuto durare pochi anni. Invece, all’italiana, da un quarto di secolo si paga l’8,5% in più sulle imposte. La Germania Est è ormai stata ricostruita, perché non mantenere la vecchia promessa di abolire la stangata? Scendono in campo anche i militari: le forze armate hanno bisogno di nuovi mezzi, aerei, panzer, incrociatori. No, ribattono altri, prima dei soldati vengono i poliziotti: per risparmiare, negli anni scorsi gli agenti sono diminuiti di 16 mila unità. A fine estate, i ministri a Berlino litigano per prendersi la fetta di torta più grossa. Una rissa che gli europei possono seguire con invidia.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 2/9/2015