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 2015  settembre 02 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “NAPOLEONE III”

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(escluse schede uscite su Cinquantamila.it)
• Nel quadro Il bacio di Francesco Hayez (conservato alla Pinacoteca dell’Accademia di Brera) […] Non deve essere comunque dimenticato il vero significato storico dell’opera: infatti Hayez attraverso i colori (il bianco della veste, il rosso della calzamaglia, il verde del cappello e del risvolto del mantello e infine l’azzurro dell’abito della donna) vuole rappresentare l’alleanza avvenuta tra l’Italia e la Francia (accordi di Plombières). Bisogna ricordare che questo quadro venne presentato all’Esposizione di Brera del 1859, a soli tre mesi dall’ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano. Nella versione del 1861 l’abito della donna è bianco, forse il pittore ha voluto rimuovere il colore che, abbinato, dava il tricolore francese causa il risentimento dei patrioti italiani verso Napoleone III per aver voluto una veloce conclusione della guerra senza la liberazione del Veneto e Venezia.
[Wikipedia]
• Ne Il romanzo della Nazione di Maurizio Maggiani […] Maggiani rende corto il tempo. Ed ecco dunque che il conte di Cavour, Mazzini, Garibaldi, Pisacane, quel traditore golpista di Napoleone III, l’infame Bava Beccaris, il generoso Menotti Serrati appaiono contemporanei e si siedono, a discorrere e litigare, accanto a protagonisti proletari dai volti sconosciuti e dai segreti ben custoditi.
[Enrico Deaglio, la Repubblica 26/8/2015]
• L’esercito confederato nel 1861, al momento di emanare i regolamenti per le uniformi, previde l’adozione di un berretto denominato kepi e molto simile a quello in dotazione all’esercito francese di Napoleone III.
[Niccolò Ferrari, http://www.rievocazioni-guerra-civile.it/it/uniformi.html]
• L’esercito messicano riuscì ad ottenere una prima vittoria su quello francese a Puebla il 5 maggio 1862, ma quando l’imperatore francese Napoleone III inviò cospicui rinforzi e le truppe francesi ripresero l’offensiva, Juárez fu costretto, il 31 maggio 1863, ad abbandonare la capitale e a rifugiarsi a San Luis Potosí, portando con sé il tesoro dello Stato. Città del Messico cadde in mano francese il 7 giugno: per volontà di Napoleone III, il 10 luglio un’assemblea di notabili messicani proclamò il Secondo Impero Messicano, offrendo la corona imperiale al granduca austriaco Massimiliano d’Asburgo, che giunse il 28 maggio 1864, mentre l’esercito francese guadagnava terreno, conquistando le principali città e porti messicani. Di fronte all’incalzare delle truppe d’invasione, Juárez dovette rifugiarsi, nell’agosto del 1864, a El Paso del Norte (l’odierna Ciudad Juárez), alla frontiera con gli Stati Uniti, con il cui governo rimase sempre in contatto. Nel corso del 1865 tuttavia avvenne la rimonta repubblicana, quando, dopo la fine della guerra civile americana, il governo di Washington si schierò apertamente con il Messico, facendo manovre militari lungo il confine del Rio Bravo e chiedendo alla Francia, il 12 febbraio 1866, il ritiro delle truppe, seguendo così i principi della Dottrina Monroe. La minaccia di intervento da parte degli americani intimorì Napoleone III, che annunciò il ritiro del proprio contingente a partire dal 31 maggio. Seguirono diversi successi campali dell’esercito messicano, guidato dal generale Porfirio Díaz, che riconquistò ad uno ad uno tutti i territori occupati dai francesi.
[voce Benito Juarez
https://it.wikipedia.org/wiki/Benito_Juárez]
• Sul Messico e Napoleone III vedi anche scheda 2324544
• Felice Orsini (quello che tenterà poi invano di uccidere Napoleone III, e finirà sul patibolo)
Nell’insieme degli scritti degli anni Cinquanta si riscontrano puntuali osservazioni sui mutevoli schieramenti internazionali, sempre ispirati dall’internazionalismo e non sempre compresi da chi cercava di appoggiarsi più o meno apertamente a un paese “protettore”, in particolare la Francia di Napoleone III, che aveva nei suoi libri paga non pochi ex rivoluzionari come l’ungherese Kossuth, e aveva cercato di annettersi (malvolentieri e senza riuscirci) Garibaldi.
Il 24 settembre, pur registrando le manovre di agenti che operavano in Sicilia per conto di Cavour e Napoleone III, Engels era ancora sinceramente ammirato (di Garibaldi)
[Antonio Moscato, http://www.controlacrisi.org/notizia/Conoscenza/2010/12/8/8263-Marx-ed-Engels-sul-risorgimento-italiano/]
• Come l’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, che nel 1869 tenne a battesimo il canale di Suez
[Mauro Zanon, Il Foglio 07/08/2015]
• Sul canale di Suez. L’inaugurazione avvenne, sotto il controllo dei francesi, il 17 novembre 1869, alla presenza del khedivè (viceré) Ismail, pascià d’Egitto e del Sudan, ospite d’onore Eugenia, moglie di Napoleone III. Il pascià aveva ordinato per l’occasione un’opera a Giuseppe Verdi, ma l’Aida fu rappresentata al Cairo la vigilia di Natale del 1871 quando Napoleone III aveva già perduto l’impero a Sedan.
[Bernardo Valli, la Repubblica 6/8/2015]
• Virginia Oldoini Verasis, nobildonna italiana, fu l’amante dell’imperatore Napoleone III, ed ebbe un’influenza determinante nella decisione di quest’ultimo di favorire l’unità italiana.
[Mauro Zanon, Il Foglio 04/08/2015]
• L’antenata dell’Eurozona si chiamava Unione Latina e nacque nel 1865. All’inzio comprendeva Francia, Svizzera, Belgio e Italia. Promossa dall’imperatore Napoleone III, nelle parole del ministro Felix Esquirou de Parieu doveva «consolidare la prosperità e la pace in Europa».
Quando lo Stato Pontificio entrò nell’Unione, l’amministratore papale Giacomo Antonelli (forse con il placet di Napoleone III) cominciò a «limare» le monete d’argento.
[Michele Farina, Corriere della Sera 13/7/2015]
• Da che esistono sistemi economici integrati esiste anche la paura ancestrale del crac, ne è piena l’epoca moderna, e senza citare la crisi del ’29: l’Inghilterra fu il primo paese, nel 1825, a generare una crisi moderna di Borsa con insolvenze bancarie e 3.300 fallimenti di aziende, fenomeno che si ripeté tragico ancora nel 1837, fino al grande panico del 1847 che si propagherà fino alla Francia e sarà uno dei presupposti della rivoluzione del ’48, quella della République e poi di Napoleone III.
[Salvatore Merlo, Il Foglio 01/07/2015]
• La caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo, vedi Giulio Cesare, sia che falliscano, vedi il complotto di Orsini per uccidere Napoleone III
[Umberto Eco, la Repubblica 27/6/2015]
• CARDINI Franco. Napoleone III. Con una nota di Sergio Valzania. Bibliografia. Sellerio, Palermo 2010
MONTANELLIX
• Il 23 gennaio 1830 sempre all’Hôtel de Galliffet nasce il secondogenito Gaston Alexandre Auguste, futuro generale di Napoleone III
[Marina Valensise, Il Foglio 06/06/2015]
• Si era tutti convinti che l’esercito francese fosse il più forte al mondo, e ne era convinto Napoleone III che Bismarck mise abilmente nel sacco: i soldati francesi dai calzoni in panno rosso andarono al macello contro le moderne mitragliatrici tedesche.
[Roberto Giardina, ItaliaOggi 2/4/2015]
• Il professor Luciano Canfora su Ignazio Marino: “Marino si occupi di periferie invece che andare a cavallo lungo i Fori come il Duce”, diceva, e gli pareva un po’ come “se un parigino si fosse messo in testa di cancellare i boulevard di Napoleone III”.
[Marianna Rizzini, Il Foglio 02/04/2015]
• Da quel momento in poi la macchina da guerra tedesca non conobbe battute d’arresto. Fino alla sconfitta della Francia di Napoleone III, nel 1870, alla quale seguì l’unificazione della Germania.
[Andrea Affaticati, Il Foglio 28/03/2015]
• I nipotini di Charlie [Hebdo], al posto di Napoleone III e della contessa di Castiglione, devono accontentarsi di Hollande e della Gayet.
[Cinzia Leone, Il Foglio 14/03/2015]
• I plebisciti di Napoleone III e i referendum del generale Charles de Gaulle avevano proprio lo stesso carattere conservatore del potere politico trasfigurato in mandato nazionale e concentrato su una persona. Proprio per questo, in Francia e non solo, queste pratiche vennero denunciate, con qualche esagerazione nel caso di De Gaulle, come sintomi di un metodo di governo autoritario da parte delle sinistre.
[Sergio Soave, Il Foglio 10/03/2015]
• Dovranno passare ancora più di dieci anni perché Milano riesca ad affrancarsi definitivamente dal dominio austriaco, grazie alla strategia di Cavour e all’alleanza stipulata tra il Regno di Sardegna e il Secondo Impero francese. Finalmente, dopo la vittoria franco-piemontese nella battaglia di Magenta il 4 giugno 1859, «il 5 le truppe austriache lasciano la città per l’ultima volta attraverso la porta Romana. Tre giorni dopo arrivano Vittorio Emanuele II e Napoleone III e il 10 giugno alla Scala, simbolo della milanesità, per i due sovrani “scoppiò quell’eruzione di evviva a cui si affida una gioia che non ha ritegno”. Questa volta il re sabaudo, che non ama i milanesi, è destinato a restare».
[Notizie tratte da: Marta Boneschi, Milano, l’avventura di una città, Ledizioni 2014, pp. 420, 19,90 euro]
• Nel Museo storico italiano della guerra ospitato nel Castello di Rovereto, […] persino un’intera sala di ceramiche che narrano le vicende belliche del Risorgimento, celebrandone i protagonisti (Napoleone III, Francesco Giuseppe I, Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi, Mazzini)
[Stefano Lorenzetto, Il Giornale 15/2/2015]
• Serva di Dio Maria Clotilde di Savoia Terziaria Domenicana.
Torino, 2 marzo 1843 – Moncalieri, Torino, 25 giugno 1911.
Era figlia del re di Sardegna (poi re d’Italia) Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Figlia prediletta del padre, per ragion di stato, dovette accettare controvoglia il matrimonio, che ebbe luogo il 30 gennaio 1859, con Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte (1822 – 1891), noto e attempato libertino, combinato dal Cavour e da Napoleone III.
La sua vita scorre normale, nonostante i lutti familiari, fino al 1857, quando giunge al re, Vittorio Emanuele, suo padre, che il principe Girolamo Bonaparte, cugino dell’imperatore Napoleone III, di Francia aspira a sposarla. Il desiderio del principe quarantenne, mentre Clotilde ha 15 anni, diventa un’imposizione, da parte del ministro Cavour, che a Plombières, nel 1858, tratta con l’imperatore di Francia i patti per il suo intervento a fianco dell’esercito piemontese per l’imminente guerra contro l’Austria. Vittorio Emanuele si oppone, ma presto è costretto a cedere alla “ragion di stato”, lasciando però Clotilde libera di scegliere il suo futuro. La principessa riflette e prega a lungo, consapevole di che cosa l’aspetta: il matrimonio con un libertino: “E se il Signore volesse servirsi di me per far del bene a quella gente, perché io dovrei dire di no?”. Accetta come un sacrificio, come una vittima. Il 30 gennaio 1859, nel duomo di Torino, sposa Girolamo Bonaparte. Il 3 febbraio gli sposi fanno l’ingresso solenne a Parigi. Il volto di Clotilde è più pallido del suo candido vestito di sposa. Sono ad accoglierli l’imperatore Napoleone III e l’imperatrice Eugenia, con la corte di Parigi in alta uniforme.
Lo stesso imperatore Napoleone III, che lei affettuosamente chiamava ‘papà’, la stimava profondamente, considerandola “un’affezionatissima figlia”.
Sui rapporti tra Napoleone III e Maria Clotilde di Savoia vedi scheda 2303649
[http://www.santiebeati.it/dettaglio/92230]
• Vittorio Emanuele II, avendo constatato che sotto le parigine non portavano niente, disse alla cattolicissima Eugenia moglie di Napoleone III: «Dinanzi ai miei occhi s’è aperto il Paradiso».
[Notizie tratte da: Cinzia Giorgio, Storia erotica d’Italia. Gli amori, gli scandali, il sesso e la vita privata: la storia d’Italia che avreste sempre voluto leggere e nessuno ha mai osato raccontare, Newton Compton editore 2014, pp. 330, 9,90 euro]
• Il Monte Bianco, conquistato dalla Francia nel 1792 con tutta la Savoia e con essa tornato all’Italia nel 1815 dopo la caduta di Napoleone, fu oggetto di precise indicazioni nel trattato di Torino del 1860, con il quale Vittorio Emanuele II, ancora re di Sardegna, compensò Napoleone III per il sostegno offerto dalla Francia nella seconda guerra d’indipendenza
[Notizie tratte da: Olivier Marchon, Il Monte Bianco non è in Italia. E altre bizzarrie della geografia, Clichy 2014, pp. 280, 13,90 euro]
• Una delle prime a fare bagni di mare fu Ortensia di Beauharnais, regina d’Olanda, nelle onde di Dieppe, alta Normandia. In un’afosa giornata di agosto nel 1812 la consorte di Luigi Bonaparte, e madre del futuro Napoleone III, con tunica e pantaloni di lana color cioccolata, avanzò in mare assistita da servitori e medico personale pronto a soccorrerla in caso di malore. Parecchi si scandalizzarono, ma la donna decise che per la sua salute da allora in avanti avrebbe sempre usato l’«acqua cloruro salsobromoiodica ipertonica».
[Varie]
• Il Cirque d’Hiver inaugurato da Napoleone III.
[Stefano Lorenzetto, Il Giornale 4/1/2015]
• Napoleone III, personaggio preferito di Joseph Conrad, sia sotto le vesti di avventuriero prima della conquista del potere sia, poi, come imperatore dei francesi.
[Francesco Perfetti, Il Giornale 27/12/2014]
• Edmond Goncourt, il più anziano tra i due fratelli, appare alto, magro, bruno, un volto triangolare, baffi e pizzetto che richiamano alla mente Napoleone III
La biografia di madame de Pompadour scritta dai fratelli Goncourt nel bel mezzo di un secolo che vede risplendere i fasti della nuova corte imperiale di Napoleone III e di Eugenia de Montijo non ricostruisce solo le vicende personali di una donna di grande fascino che impregnò di sé, e del suo gusto, un’epoca fino a diventarne madrina, ma offre un vero e proprio affresco del modo di vivere, e pur di far politica, in quella che, all’epoca, era la nazione più potente d’Europa.
[Francesco Perfetti, Il Giornale 2/12/2014]
• Tutti i Priebke furono segnati dalla maledizione dei conflitti bellici, a cominciare da quello del 1870 contro la Francia di Napoleone III
[Stefano Lorenzetto, il Giornale 16/11/2014]
• La villa di Jean-Marie Le Pen, donata da Napoleone III al suo capo di gabinetto e giunta al fondatore del Front national in seguito alla donazione di un ricco amico monarchico deceduto
[Adriano Scianca, Libero 5/11/2014]
• Roma non si poteva toccare, perché lì continuava a regnare il papa-re, sotto la protezione di Napoleone III. La Francia voleva una garanzia, e il governo Minghetti decise che per dare quella garanzia l’Italia avrebbe trasferito la capitale da Torino a Firenze. Firenze – che per inciso era la città del ministro dell’interno, Peruzzi – poteva avere per l’Italia un valore simbolico non inferiore a Roma, e una volta affrontata l’enorme spesa del trasferimento, si fece capire ai francesi, non se ne sarebbe più parlato per un bel pezzo. E così, nel settembre 1864 il governo Minghetti firmò con la Francia un accordo che avrebbe dovuto restare segreto, e che invece, giacché siamo in Italia, venne subito divulgato. A Torino un pubblico molto politicizzato si convinse che con quell’accordo il governo aveva promesso a Napoleone III di rinunciare per sempre a Roma; e s’indignò.
[Alessandro Barbero, La Stampa 21/9/2014]
• Lo stesso Risorgimento italiano venne, diciamo così, facilitato dal fascino che la contessa di Castiglione, abilmente manovrata dal cugino conte di Cavour, esercitò su Napoleone III
[Antonio Polito, Corriere della Sera - La Lettura 21/9/2014]
• La prima agenzia di viaggi nella storia portò inglesi in Belgio e in Francia, di cui quasi duemila solo a Parigi (“non si trattò di una gita di gruppo, ma di una calata di massa ai tempi di Napoleone III”)
[Il Foglio 05/09/2014]
• Napoleone III, con i baffi, tanto gradito per quel gusto decorativo pesante, massiccio e scuro
[Fabiana Giacomotti, Il Foglio 30/08/2014]
• La Santé fu costruita fra il 1861 e il ’67, perché il regime di Napoleone III si voleva all’avanguardia anche in materia di edilizia carceraria.
[Alberto Mattioli, La Stampa 22/7/2014]
• L’arrogante revanscismo di Napoleone III
[Michele Magno, Il Foglio 07/06/2014]
• La Francia era divenuta una Repubblica parlamentare dopo la guerra franco-prussiana del 1870, l’abdicazione di Napoleone III, il crollo del Secondo Impero e il tentativo rivoluzionario della Comune di Parigi.
[Sergio Romano, Corriere della Sera 4/6/2014]
• Gustave Doré, l’illustratore osannato, ricco e ricercatissimo, invitato alle feste di Napoleone III e corteggiato dai grandi editori
[Nicoletta Tiliacos, Il Foglio 17/05/2014]
• La guerra franco-prussiana del 1870 aveva provocato l’abdicazione di Napoleone III, la Comune e l’avvento della Terza Repubblica.
[Sergio Romano, La Lettura - Corriere della Sera 11/5/2014]
• Edouard André, bel ufficiale delle Guide in alta uniforme. Persino nella foggia dei baffi e della barba vuole rendere omaggio all’imperatore Napoleone III, ormai in esilio (1872). Per l’imperatore ha combattuto nella fortunata campagna d’Italia e la disastrosa campagna del Messico.
[Sandro Fusina, Il Foglio 03/05/2014]
• Storia di corna. Napoleone III non è il nipote di Bonaparte, vedi tutta la scheda 2272115
[Matteo Sacchi, Il Giornale 27/4/2014]
• Il rischio avvertito a Parigi dal presidente Luigi Napoleone Bonaparte (il futuro Napoleone III) era che l’Austria cogliesse l’occasione per allargare ancor più la sua sfera d’influenza sulla penisola e fu in questa chiave che venne concepito l’intervento francese.
Vedi scheda 2267898
[Paolo Mieli, Corriere della Sera 18/3/2014]
• Quindicimila uomini guidati dal generale Alfonso Lamarmora si unirono alle truppe francesi, britanniche e turche contro la Russia onde ottenere un ruolo da protagonisti nelle trattative nel marzo 1856 a Parigi, dove Napoleone III concesse ai piemontesi un incontro supplementare, nonostante le proteste austriache. Il piccolo regno dei Savoia riuscì incredibilmente indebitato dall’avventura ma quella partecipazione internazionale, ricordata in un bel dipinto di Induno sulla battaglia della Cernaia, pose le basi del patto segreto di Plombières con la Francia e della Seconda guerra di Indipendenza.
Se per l’Italia la guerra di Crimea rappresentò un passo decisivo verso l’unità nazionale, per la Francia di Napoleone III una notevole affermazione internazionale
[Dino Messina, Corriere della Sera 1/3/2014]
• Una biografia di Napoleone III (Salerno editore 2010) scritta da Eugenio Di Rienzo.
• Bismarck, che si assicurò la neutralità di Napoleone III e l’indiretto appoggio dell’Italia.
Su Bismarck e Napoleone III vedi scheda 2261780
[Roberto Giardina, Mondo Nuovo Plus Maggio 2013]
• Napoleone III, amante focoso.
[L’Espresso 17/1/2014]
• Napoleone III, che andava a trovare di nascosto la Contessa di Castiglione.
[Massimo Nava, Corriere della Sera 11/1/2014]
• Il punto di vista di Denis Mack Smith che spiega il peso eccezionale del contesto internazionale nella formazione del nostro stato nazionale: l’impegno dei francesi per tamponare sul lato sud europeo la crescente influenza dell’asse austro-prussiano, e questo senza indebolire la forte relazione con lo Stato pontificio accuratamente protetto da Napoleone III. E, dalla sua, l’iniziativa inglese per impedire una crescita dell’influenza francese nel Mediterraneo. Tutto ciò naturalmente coordinato dall’attivismo di quel genio politico che fu Camillo Benso di Cavour.
[Lodovico Festa – Giulio Sapelli, Il Foglio 24/12/2013]
• Il “Salon des refusés” che nell’Ottocento, per volontà di Napoleone III, consentì a Edouard Manet di mostrare al pubblico parigino il suo “Déjeuner sur l’herbe” rifiutato dall’Accademia.
[Mariarosa Mancuso, Il Foglio 10/12/2013]
• I tempi corrotti e sfrenati della Parigi di Napoleone III, con i soliti fiumi di champagne e l’obbligo all’arricchimento.
[Natalia Aspesi, la Repubblica 5/12/2013]
• Felice Orsini, il noto rivoluzionario del nostro Risorgimento, quello che attentò alla vita di Napoleone III e per poco non mandò in fumo l’alleanza del Piemonte con la Francia che Cavour andava tessendo da anni.
[Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 18/11/2013]
• L’armistizio di Villafranca voluto da Napoleone III non è valso ad arrestare «la rivoluzione italiana del 1859», come la chiamerà Manzoni.
[Umberto Bottazzini e Pietro Nastasi, Il Sole 24 Ore 27/10/2013]
• Napoleone III, che subì un attentato mentre si trovava in vettura.
[Lucio Villari, la Repubblica 28/9/2013]
• Virginia Oldoini, contessa di Verais di Castiglione (1837-1899), riposa a Parigi. Con i suoi occhi verdi, la pelle trasparente, i biondi capelli lunghi a spire, aveva sedotto e circuito Napoleone III, su ordine di Camillo Benso Conte di Cavour e con l’approvazione di Vittorio Emanuele II. La maliarda Virginia riuscì a interferire nell’alleanza franco-piemontese. Cocotte per amore di patria, convinse l’Imperatore di Francia, di cui era divenuta amante per un anno, a invitare anche l’Italia al trattato di pace, dopo la guerra di Crimea.
[Notizie tratte da: Valeria Paniccia, Passeggiate nei prati dell’eternità, Mursia 2013, 18 euro]
• Gli agenti chimici usati durante le guerre nell’Ottocento, come l’idrogeno da parte di Napoleone III
[Marcello Flores, la Lettura (Corriere della Sera) 15/09/2013]
• Luigi Napoleone (Napoleone III, secondo i documenti ufficiali, Napoleone il Piccolo, secondo l’amico di Michelet Victor Hugo).
Se la campagna di Napoleone in Egitto aveva lanciato in Europa la variante egizia dello stile neoclassico, il mito e la moda dell’Egitto, incrementato di volta in volta dalla decifrazione della stele di Rosetta, dagli scavi di Luxor, dal taglio del Canale di Suez eccetera, aveva avviato un importante flusso turistico verso l’Egitto.
[Sandro Fusina, Il Foglio 10/8/2013]
• «È come se un parigino si mettesse in testa di cancellare i boulevard di Napoleone III, pensati anche come argine agli accentramenti e alle insurrezioni, per tornare alle vie percorse dalle Cosette dei ‘Miserabili’» (Luciano Canfora)
[Marianna Rizzini, Il Foglio 3/8/2013]
• Il 15 luglio 1862 in un discorso pubblico Garibaldi si scaglia contro Napoleone III, grande protettore della sovranità pontificia su Roma: lo accusa di essere «mosso da libidine di rapina», da «sete infame d’impero», di essere «il primo che alimenta il brigantaggio»; dice che è necessario che «sgombri Roma» e invoca contro di lui la sollevazione di un «nuovo Vespro».
Napoleone III, che suggerì un’amnistia a Vittorio Emanuele.
[Paolo Mieli, Corriere della Sera 23/07/2013]
• Charles de Morny, fratellastro di Napoleone III, che dopo la guerra di Crimea venne incaricato di riallacciare le relazioni diplomatiche con la Russia e nello stesso tempo di creare una rete di contatti per ottenere utili informazioni al gioco europeo.
[Dino Messina, Corriere della Sera 2/7/2013]
• Il critico Augustin de Sainte-Beuve, nominato senatore da Napoleone III
[Giuseppe Scaraffia, Il Sole 24 Ore 16/6/2013]
• In un pamphlet contro Napoleone III scritto da Maurice Joly e pubblicato a Bruxelles nel 1864 (Dialogo agli Inferi fra Machiavelli e Montesquieu), il grande intellettuale dell’era dei lumi dice al segretario fiorentino che le sue teorie sul principe e sulla conquista del potere sono state superate e sconfitte dal trionfo della libertà e del diritto; e Machiavelli ha buon gioco nel ribattere che la carriera di Luigi Napoleone e la creazione del Secondo impero hanno confermato la bontà dei suoi precetti.
[Sergio Romano, Sette 7/6/2013]
• Roma, primi di febbraio del 1862: giunge a Pio IX, da un ignoto mittente, un misterioso plico, che viene recapitato anche all’imperatore Napoleone III, a Vittorio Emanuele, alla corte di Vienna e a quella di Monaco di Baviera. Contiene anch’esso dei fotomontaggi osceni: la testa è quella di Maria Sofia di Wittelsbach, ultima regina consorte del Regno delle Due Sicilie, sorella minore di Sissi, esule a Roma con il marito Franceschiello.
[Guido Vitiello, Il Foglio 15/5/2013]
• A volte le terre d’oltremare assorbivano tutte le energie, sicché Napoleone III potè approfittare della distrazione britannica per giostrare a piacimento nelle cose del Risorgimento italiano.
Il volume che Di Rienzo ha dedicato al «Regno delle Due Sicilie e le Potenze Europee» e nella sua bella biografia su Napoleone III.
[Dino Messina, Corriere della Sera 14/5/2013]
• Il primo Salon des Refusés, l’esposizione voluta da Napoleone III per accogliere le opere rifiutate dall’accademia
[Roberta Scorranese, la Lettura (Corriere della Sera) 12/05/2013]
• Si narra che l’ingresso di Napoleone III a Valenciennes fu salutato da un arco di trionfo intrecciato di barbabietole. (cnbenergia.it)
• Victor Hugo, in fuga da Napoleone III a causa della sua opposizione al colpo di Stato
Vedi scheda 2223915
[Giuseppe Montesano, la Repubblica 16/12/2012]
• Napoleone III è considerato dalla Prussia il grande rivale.
[Paolo Mieli, Corriere della Sera 27/11/2012]
• MAZZUCCHELLI Mario. Napoleone III. Corbaccio, Milano 1930.
• DI RIENZO Eugenio. Napoleone III. «Ogni giorno che passa mi dà la prova che i miei più sinceri amici non sono nei palazzi, ma nei tuguri, non passano la loro esistenza sotto tetti dorati me nelle officine e nelle campagne» (9 giugno 1850). Note, bibliografia, indice dei nomi. Salerno, Roma 2010.
• COBBAN Alfred. Storia della Francia dal 1715 al 1965. 240 illustrazioni in nero. 32 tavole a colori. 16 cartine. Traduzione di Gino Rampini. Ha raccolto il materiale illustrativo Vanna Massarotti. Cronologia, bibliografia, indice dei nomi. Garzanti, Milano 1966.
• HERRE Franz. Napoleone III. Splendore e miseria del Secondo Impero. Traduzione di Anna Martini Lichtner. Cronologia, bibliografia, indice dei nomi. Mondadori, Milano 1992.
• Dopo essere stato eletto deputato nell’aprile del 1848 tra i repubblicani, aver represso l’insurrezione operaia di giugno in veste di comandante della guardia nazionale ed essersi schierato all’opposizione contro l’elezione diretta a presidente del nipote di Bonaparte, Luigi Napoleone, ultima incarnazione del potere personale, Quinet sarebbe finito proscritto dal colpo di stato che diede pieni poteri al futuro Napoleone III, condannandosi a vent’anni d’esilio, a Bruxelles, Jersey, Londra, fino alla sconfitta di Sedan, pur di restare fedele alle sue idee di liberale.
[Marina Valensise, il Foglio, 25/8/2012]
• Una Angela Merkel dell’epoca, corrispondente al nome di Napoleone III, decise di commissariare un paese in bancarotta, con la motivazione ufficiale di salvare la finanza internazionale.
Vedi scheda 2209956
[Maurizio Stefanini, Il Foglio 21/7/2012]
• La Gran Bretagna di Vittoria e la Francia di Napoleone III sostenevano, ciascuna alla sua maniera, un principio più liberale.
Vedi scheda 2208782
[George Macaulay Trevelyan, Storia di Inghilterra, Garzanti, Milano 1962]
• Di Henri E. Marquand si sa poco, tranne che fu giornalista, avversario di Napoleone III e amico di Victor Hugo, assieme al quale si batté contro le esecuzioni capitali.
[il Foglio 13/6/2012]
• AA.VV. Cronache dell’Unità d’Italia. Articoli e corrispondenze 1859-1861. A cura e con un’introduzione di Andrea Aveto. Mondadori, Milano 2011
• Napoleone III, detto il Piccolo.
• Palazzo Ruspoli che fu la dimora romana dell’imperatore Napoleone III
[Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 3/6/2012]
• Cavour, che dovette ricorrere all’aiuto militare della Francia di Napoleone III e subirne i capricci.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 01/06/2012]
• Valtesse de la Bigne, amante di Napoleone III, cortigiana d’alto bordo e notissima lesbica
[Mario Baudino, La Stampa 20/5/2012]
• Napoleone III acquisì un nucleo consistente (oltre undicimila pezzi), poi smembrati tra Louvre e altri musei, dell’intera collezione e di tutte le azioni industriali di Gian Pietro Campana, che aveva dedicato la sua vita ad ampliare le collezioni di antichità ereditate dal nonno e dal padre. Campana aveva dislocato la sua collezione in diverse abitazioni romane: una villa in Laterano e le case in via Margutta, via dei Giubbonari e via del Babuino.
[Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 16/01/2012]
• Virginia-Elisabetta-Luisa-Carlotta-Antonietta-Teresa-Maria dei Marchesi Oldoini, sposata col Conte Varasis-Castiglione, giudicata da Cavour la persona giusta per arrivare al cuore e alle informazioni dell’Imperatore Napoleone III, strategico per l’unità d’Italia.
[Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 25/01/2012]
• La contessa di Castiglione è «la madre di tutte le escort» che Cavour «infila nel letto» di Napoleone III, «notorio mandrillo» (e c’era da aspettarselo da uno che fa l’Italia «ungendo abbondantemente generali e funzionari borbonici»).
[Daniele Giglioli, la Lettura (Corriere della Sera) 15/01/2012]
• Parigi, «il bordello d’Europa» secondo Victor Hugo che ne dava la colpa a Napoleone III.
[Notizie tratte da: Giuseppe Scaraffia, Le signore della notte. Storie di prostitute, artisti e scrittori, Mondadori 2011, pp. 162, 19 euro]
• «Il servizio di scorta del sovrano era stato riformato dal ministero della Guerra nel 1868 con la nascita del prestigioso squadrone dei corazzieri – un gruppo di 80 carabinieri a cavallo (40 dalla legione di Firenze, 20 dalla legione di Milano, 2° dalla legione di Bologna) selezionati per prestanza fisica sul modello delle Cento guardie di Napoleone III – che prestò il primo servizio d’onore il 7 febbraio 1869, giorno dell’ingresso dei principi di Piemonte, novelli sposi, in Firenze».
[Notizie tratte da: Pierangelo Gentile, L’ombra del Re. Vittorio Emanuele II e le politiche di corte, Carocci Torino 2011, 50 euro]
• «La Peregrina», la perla più perfetta del mondo. Bonaparte la condusse in giro per il mondo, sbarcando anche negli Stati Uniti, ma questa non doveva essere l’ultima tappa. Infatti decise di regalarla al nipote, che sarebbe diventato Napoleone III. Perso anche lui il regno, il nipote si rifugiò in Inghilterra, dove vendette la perla a James Hamilton, duca di Abercorn. Il duca la regalò alla moglie Louisa, che la perse due volte. La prima tra le pieghe di un sofà al Castello di Windsor, la seconda durante un ballo a Buckingham Palace. In entrambe le occasioni la Peregrina si salvò e rimase tra le proprietà della famiglia Hamilton fino al 1969, quando fu venduta all’asta da Sotheby’s.
[PAOLO MASTROLILLI, La Stampa 17/12/2011]
• La stessa disciplina napoleonica sulle case di tolleranza rappresento il modello in cui tutta l’Europa dell’800 si ispirò, compresa l’Italia, e proprio come una delle condizioni imposta da Napoleone III a Cavour prima della Seconda Guerra d’Indipendenza, proprio per “tutelare” i soldati francesi.
[Maurizio Stefanini, Libero 8/12/2011]
• L’edificazione di alcune delle cattedrali commerciali di Parigi, avvenuta sotto Napoleone III, ha segnato l’ascesa di una nuova classe media, simbolo della rivoluzione industriale e dell’avvento delle ferrovie.
[ANAIS GINORI la Repubblica 22/11/2011]
• «L’Italia non si lancerà alla conquista di Venezia. L’esercito non è pronto all’impresa. Sarebbe una follia tentarla». E’ quanto scrive il presidente del Consiglio Bettino Ricasoli, mercoledì 6 novembre 1861. Invia una lettera a Costantino Nigra, ambasciatore a Parigi, affinché rassicuri Napoleone III in merito. Raccomanda però a Nigra d’insistere con l’imperatore affinché si faccia mediatore con il Papa per una convenzione che permetta all’Italia di avvicinarsi a Roma.
[Maurizio Lupo, La Stampa 6/11/2011]
• Nizza si ribellò alla Francia nel 1871, dopo la sconfitta di Napoleone III; c’era anche Garibaldi. I «vespri nizzardi» vennero soffocati dall’esercito, ma continuò sottotraccia, sempre più marginale, una cultura autonomista e per molti aspetti italiana
[MARIO BAUDINO, La Stampa 27/10/2011]
• Mentre l’Italia ha celebrato l’anniversario della sua unità, negli scorsi mesi, ricordando tutti i maggiori eventi del Risorgimento, dalle Cinque giornate del 1848 alla conquista di Roma nel 1870, la Francia ha preferito ricordarlo con un omaggio a se stessa: la grande mostra all’Hôtel des Invalides dedicata al proprio ruolo e a quello di Napoleone III nelle battaglie decisive del 1859.
[Sergio Romano, Corriere della Sera 25/10/2011]
• Su Napoleone III, Garibaldi e il Risorgimento vedi scheda 1534827
[ALBERTO MATTIOLI, La Stampa 19/10/2011]
• Urbano Rattazzi lunedì 14 ottobre è ancora in viaggio per Parigi, inviato a discutere con Napoleone III la «questione romana», ovvero la possibilità di ottenere il ritiro delle truppe francesi che presidiano Roma e che impediscono che diventi capitale italiana.
Vedi scheda 1534426 e 1533972
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 14/10/2011] [Maurizio Lupo, La Stampa 10/10/2011]
• Cavour mandò Cialdini e Farini a Chambéry, dove stava Napoleone III. L’imperatore li ricevette e si dispose ad ascoltare l’ennesimo piano di Cavour. Farini spiegò che non c’era più tempo di fermare Garibaldi, il generale era ormai arrivato a Napoli. Bisognava dunque bloccarlo altrove. «Dove?» chiese l’imperatore. «Nelle Marche e nell’Umbria» rispose Farini, secondo le istruzioni ricevute da Cavour. Spiegò che avrebbero provocato una rivoluzione in quelle due regioni, quindi con la scusa di mantenere l’ordine pubblico, dato che la rivoluzione nello Stato pontificio rischiava di contagiare Toscana o Emilia, Cialdini avrebbe invaso le Marche e Fanti l’Umbria. «Buttiamo Lamoricière a mare, prendiamo Ancona e proclamiamo Roma inviolabile». Napoleone approvò. Se non si fermava il generale, tra poco sarebbe toccato a lui di affrontare Garibaldi per proteggere Roma. E avrebbe dovuto combattere avendo al fianco Lamoricière, l’odiato nemico del bonapartismo.
[Giorgio Dell’Arti, La Stampa 7/10/2011]
• Il 2 settembre 1870, dopo la sconfitta di Sedan, Napoleone III sarebbe caduto nelle mani dei prussiani e avrebbe preso di lì a poco la via dell’esilio.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 25/09/2011]
• Su Cavour e Napoleone III vedi schede sulla Vita di Cavour di Giorgio Dell’Arti sulla Stampa.
• Non fu una scelta indolore. Trasferire la capitale d’Italia da Torino a Firenze, clausola inderogabile della Convenzione del 15 settembre 1864, con cui Napoleone III si impegnava a ritirare il presidio francese da Roma papale in cambio di un nuovo cuore politico del neo Stato italiano, fu un vero trauma storico.
[Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 15/9/2011]
• Nel 1857 gli inglesi regalarono la proprietà di Longwood, dov’era morto Napoleone, a Napoleone III. A una condizione: la Francia doveva mantenere un console a Sant’Elena.
[Alberto Mattioli, La Stampa 31/8/2011]
• Su Napoleone III e lo Stato pontificio vedi scheda 1530256 e 1530002
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 29/8/2011] [MAURIZIO LUPO, La Stampa 26/8/2011]
• La Francia di Napoleone III, che era più favorevole a una federazione tra Stati che a una Nazione.
[http://lanostrastoria.corriere.it/2010/06/rosario-romeo-il-mio-cavour.html]
• L’idea di riportare in Francia i resti di Napoleone II, ovvero il re di Roma, o l’Aiglon, perché riposassero agli Invalides accanto alla tomba del padre, disegnata da Visconti e inaugurata in una cerimonia privata nel 1862 dall’imperatore Napoleone III, non era nuova. La prima richiesta era stata fatta da un suo cugino primo, ovvero quel Luigi Napoleone che aveva messo in moto tutta la faccenda del ritorno delle ceneri dell’Empereur, che si trovava in carcere per tentata insurrezione quel 15 dicembre di festa del 1840 e che nel frattempo si era proclamato imperatore dei francesi con il nome appunto di Napoleone III. Forse per colmare il debito di popolarità che lamentava presso gli intellettuali progressisti francesi, in particolare presso Victor Hugo, il più celebre e popolare fra tutti, che non si era peritato di pubblicare un libello di critica sanguinosa, intitolato “Napoleone il piccolo”, Napoleone III aveva chiesto all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe di rendere alla Francia i resti del cugino. Con il titolo di duca di Reichstadt il figlio di Napoleone e di Maria Luisa d’Austria riposava insieme a molti degli Asburgo nella famosa cripta dei Cappuccini a Vienna. Francesco Giuseppe aveva rifiutato. Ufficialmente perché il duca di Reichstadt era anche suo cugino primo, essendo la madre Maria Luisa sorella di Francesco Carlo, ovvero del padre dell’imperatore. Secondo alcuni storici, però, si sarebbe inalberato alla richiesta perché il duca di Reichstadt era stato l’amante di sua madre, Sofia di Wittelsbach, e padre di Massimiliano, suo fratello minore. A sostegno di questa ipotesi non ci sono che prove indiziarie: il grande affetto mostrato da Sofia per l’infelice re di Roma; l’appartenenza di Sofia a quella casa di Baviera che fu la più complicata e chiacchierata dal punto di vista sentimental-sessuale di tutte le famiglie regnanti dell’Ottocento; infine l’interesse per il granduca Massimiliano mostrato da Napoleone III, disposto a contrariare l’Europa intera e, quel che più grave, gli Stati Uniti, pur di nominare il quasi cugino imperatore del Messico.
[Sandro Fusina, Il Foglio 19/8/2011]
• L’astio che il Vaticano nutre verso Napoleone III, da quando riconosce il Regno d’Italia.
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 30/7/2011]
• Il 21 luglio 1858, giorno del segretissimo incontro di Plombières. Nella stazione termale della Lorena, Cavour arriva in stretto incognito. Obiettivo, incontrare Napoleone III e gettare le basi dell’alleanza tra Francia e Regno di Sardegna in vista di una prossima guerra all’Austria. L’imperatore, che non sopporta l’Europa di Waterloo né gli austriaci, lo riceverà di buon grado nel Pavillon des Princes. Poi, in una solitaria passeggiata tra i boschi, siglerà col Conte Benso una serie di accordi strategici. Via alle ostilità contro l’Austria, nuovo assetto dell’Italia, ruolo dello Stato Pontificio, cessione di Nizza e Savoia e, a sigillo delle due dinastie, nozze tra Clotilde di Savoia e Gerolamo Bonaparte, cugino dell’imperatore.
[Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 21/7/2011]
• Nel 1866, contro l’Austria, l’Italia subì due sconfitte militari, a Custoza e a Lissa, ma conquistò il Veneto grazie alla vittoria della Prussia. La presa di Roma nel 1870 fu un regalo involontario che Napoleone III, all’epoca della sua disfatta, fece allo stato del quale fu padrino.
[Sergio Romano, Il Foglio 30/06/2011]
• Napoleone III non lascia Roma. Anzi non perde occasione per acquistare a buon prezzo ogni patrimonio pontificio che finisca sul mercato con il consenso del Papa.
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 26/6/2011]
• I boulevard di Parigi, disegnati nell’Ottocento da Haussmann su incarico di Napoleone III e aperti spianando la pulciosa e affastellata Parigi medievale (casa natale dell’urbanista compresa) per motivi igienici e di ordine pubblico.
[Mariarosa Mancuso, Il Foglio 25/6/2011]
• Victor Hugo. Tutta l’Europa sa che si trova in esilio a Bruxelles perché è ostile all’Imperatore Napoleone III. Lo aveva appoggiato come Presidente della Repubblica, ma ora ne avversa la politica imperiale, che giudica dispotica e illiberale. Non manca un pretesto per attaccarla.
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 22/6/2011]
• Re Vittorio Emanuele II si sarebbe recato in gran segreto in una località della Savoia, presso San Giovanni di Moriana, a seguito di un urgente dispaccio giuntogli da Napoleone III». È quanto riferisce giovedì 13 giugno 1864 alla Camera dei Comuni di Londra il deputato Robert Wigram Crawford, governatore della Banca d’Inghilterra. Il primo ministro lord John Russell sostiene di non saperne niente. Dice che sono solo voci stampa. Alle quali però credono in molti a Torino. Dai giorni dell’agonia di Cavour si ritiene che il Re voglia dare una personale svolta alle relazioni con la Francia, per sollecitare ed ottenere il riconoscimento del Regno d’Italia. La morte di Cavour avrebbe inoltre preoccupato Napoleone III. Sarebbe curioso di sapere quale politica estera intende intraprendere il nuovo capo del governo, barone Bettino Ricasoli. Parigi è disponibile a riconoscere Vittorio Emanuele Re d’Italia, ma non vuole essere fraintesa. La sua amicizia verso Torino non deve essere considerata come accondiscendenza verso le pretese italiane su Roma. I diplomatici di Napoleone III insistono a dire che il riconoscimento del Regno d’Italia e il ritiro delle truppe francesi dalla città del Papa sono due faccende diverse e che non devono avere alcuna influenza l’una sull’altra. C’è preoccupazione anche per le voci che sostengono che Parigi trami per ottenere dell’Italia la cessione della Sardegna, in cambio di una politica favorevole alla presa di Roma.
[Maurizio Lupo, La Stampa 13/6/2011]
• Cavour, abbastanza sognatore da immaginare l’Italia (almeno quella del Nord) e abbastanza pragmatico per capire che non potevamo costruirla solo con le nostre forze, come avrebbe voluto Mazzini. Così curò il suo alleato, Napoleone III, lo compiacque nelle smanie cospiratrici, nei vizietti d’alcova e finanche nei disegni dinastici, obbligando Vittorio Emanuele II, pover’uomo, a concedere in sposa la renitente figlioletta Clotilde a un parente dell’imperatore.
[Massimo Gramellini, La Stampa 6/6/2011]
• Finita con una carneficina, la Battaglia di Magenta (4 giugno 1859), a due anni dal Regno d’Italia, aprirà a Napoleone III e a Vittorio Emanuele II la strada per Milano, dove l’8 giugno entreranno trionfalmente.
[Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 4/6/2011]
• Sulla relazione tra Napoleone III e la contessa di Castiglione vedi scheda 1511941
[Franco Della Peruta, La Contessa di Castiglione e il suo tempo, Silvana Editoriale, Torino 2000]
• Un’esposizione che presenta documenti eccezionali come la lettera, inedita, scritta da Napoleone III a Vittorio Emanuele II il 29 aprile 1859 (tenuta nella Sala della Lupa della Camera dei Deputati, che ospita la mostra «Quel magnifico biennio 1859 –1861»)
[Paolo Fallai, Corriere della Sera 3/4/2011]
• La «Gazzetta Ufficiale» del Regno d’Italia aggiunge che «il governo francese ha intimato all’Austria di ritirare le sue truppe dall’oltre Po». Mentre il «governo austriaco avrebbe fatto sapere a Napoleone III che ove le truppe francesi sgombrassero Roma quelle dell’Austria correrebbero a rimpiazzarle».
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 28/3/2011]
• Da Parigi l’imperatore Napoleone III avrebbe confermato la sua determinazione di sciogliere la questione romana: o Pio IX accoglierà in Campidoglio il Re Savoia o le truppe francesi diserteranno Roma, lasciando il Papa alla «discrezione degli Italiani».
[NELLO AJELLO, la Repubblica 17/3/2011]
• L’appuntamento fatale fu a Plombières. Napoleone III, imperatore di Francia, nell’estate del 1858 trascorreva le vacanze in quell’elegante luogo termale nei Vosgi, e invitò Cavour a un incontro che doveva essere segreto. Cavour arrivò la sera del 20 luglio: gli alberghi erano tutti occupati, prese alloggio in una pensione. La mattina seguente, Napoleone lo fece salire su una carrozza per una gita nel bosco, e prendendo di tanto in tanto lui stesso le briglie gli espose (quattro ore nella mattinata, altre quattro nel pomeriggio) un mirabolante progetto: guerra della Francia e del Piemonte contro l’Austria, annessione della Lombardia e del Veneto, creazione di un Regno del Norditalia. Ma perché il progetto funzionasse era essenziale che fosse l’Austria a dichiarare la guerra: premessa quasi inimmaginabile. Cavour riuscì a compiere l’impresa.
[PIERO OTTONE , la Repubblica 17/3/2011]
• Mentre Parigi ostenta cordialità con l’Italia, Napoleone III cerca di accaparrarsi importanti capolavori d’arte del deposto Re di Napoli, Francesco II.
[MAURIZIO LUPO, il Giornale 10/3/2011]
• Il Conte di Rudio. Nel gennaio 1858 il Conte era a Parigi con Felice Orsini, Giuseppe Pieri e Antonio Gomez per attentare alla vita di Napoleone III; ma dopo il fallimento fu condannato alla ghigliottina. All’ultimo la pena capitale gli venne commutata nella prigionia all’Isola del Diavolo, nella Cajenna.
Un’altra parte - misteriosa - della sua leggenda lo vede denunciare Francesco Crispi come partecipante all’attentato di Napoleone III.
[Francesco Specchia, Libero 6/3/2011]
• Sulla biografia di Napoleone III vedi scheda 1407800
[Eugenio Di Rienzo, Il Messaggero 9/3/2011]
• Scartando ogni bersaglio intermedio, il ministro degli Esteri di Pio IX si rivolge direttamente a Napoleone III, senza timore di indispettirlo. All’Imperatore dei francesi manifesta il proprio astio nonostante le buone intenzioni di quest´ultimo di proteggerne le residue frontiere, e gli rimprovera di non aver mai seriamente contrastato le mire espansionistiche del Piemonte. E qui si abbandona a un parallelo storico che intende essere severo. Il termine del raffronto è Carlomagno. Altro che Napoleone III!
[NELLO AJELLO, la Repubblica 8/3/2011]
• È uscito ieri a Parigi un opuscolo intitolato La Francia, Roma e l’Italia. Il tema, trattato in maniera didascalica ma insieme provocatoria, sono i rapporti fra la rivoluzione italiana e la Santa Sede, alla luce della funzione di arbitro che esercita al loro interno, fra difficoltà sempre crescenti, l´impero transalpino. L´autore è un patrizio francese, il visconte Louis-Etienne-Arthur Laguéronnière, ma si lascia intendere che il testo sia stato approvato da Napoleone III. […] Tutto questo non fa che acuire l’intransigenza di Pio IX, ai cui occhi è intollerabile che Napoleone III metta sullo stesso piano i valori spirituali di cui il Pontificato è depositario e le velleità di conquista da parte di una potenza geograficamente periferica qual è il Piemonte. Sembra a Roma, per essere più concreti, un’eresia il fatto che l’Impero francese attribuisca lo stesso valore al diritto del Papa alla propria autonomia territoriale e ai presunti diritti dell’Italia «sopra Roma».
[AJELLO , la Repubblica 7/3/2011]
• Nicchia (Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria) nata a Firenze il 22 marzo 1837 dalla fiorentina Isabella Lamporecchi e dal marchese spezzino Filippo Oldoini. Viene esiliata da Parigi alla fine del 1857, ma ormai il suo compito è stato portato fruttuosamente a termine: Napoleone si è invaghito della causa sabauda e a Plombiéres mette nero su bianco il suo impegno.
[Gilberto Oneto, Libero 2/3/2011]
• Giovedì 1 marzo 1861 il Regno d’Italia fa altri due passi avanti. A Parigi il principe Gerolamo Napoleone, cugino dell’Imperatore Napoleone III e dal 1859 genero di Re Vittorio Emanuele II, tiene al Senato francese un clamoroso discorso, nel quale dichiara che «è necessario sostenere un’Italia unita che abbia Roma come sua capitale». È una svolta nella politica francese, che finora ha sostenuto il potere temporale di Papa Pio IX. Lo stesso giorno il governo Cavour fonda le Poste Italiane. Cavour gongola. A Parigi il principe Napoleone ha scandalizzato i cattolici, ma è stato chiaro: «Non vi sono che due soluzioni possibili: l’unità d’Italia con Roma capitale o l’intervento della reazione». Napoleone III non solo non sconfessa il discorso del cugino, ma ordina che in tutti i dipartimenti francesi siano affissi manifesti che definiscono l’intervento di Gerolamo «un magnifico e sensazionale discorso».
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 1/3/2011]
• Il 23 febbraio 1861. A Parigi i giornali vicini all’Imperatore Napoleone III invitano il governo di Torino a intendersi con il Papa. Spiegano che i Francesi non hanno alcuna intenzione di ritirare le truppe da Roma.
[MAURIZIO LUPO, La Stampa 23/2/2011]
• A Parigi, a Corte, c’è stato un grande concerto, a cura degli artisti del Teatro italiano. L’imperatore Napoleone III si è rivolto ai musicisti dicendo: «Vanno bene le cose italiane?». «Oh, certo, Sire, grazie a Vostra Maestà!», è stata la risposta. «Siete dunque contenti di me?», ha insistito l’Imperatore. Avendo gli artisti manifestato qualche timore per l’avvenire, Napoleone ha osservato: «Oh, tout est bien fini… Mais prenez patience: il faut aller doucement». Bisogna procedere senza strappi.
[NELLO AJELLO , la Repubblica 23/2/2011]
• Nel romanzo tuttavia il Risorgimento è presentato come un complotto. Lo è stato davvero?
«In un certo senso sì. Pensa il da fare che si è dato Cavour per parlare con Napoleone III, per mandargli addirittura una bella signora nel letto: la storia si ripete sempre; pensa ai doppi giochi tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi: è stato tutto un gioco di diplomazia» (intervista di Marco Belpoliti a Umberto Eco, la Repubblica 18/2/2011).
• Nella storia degli assassinii politici e degli attentati commessi nel corso dell’Ottocento, gli italiani hanno un posto di tutto rispetto. Gli anarchici si servivano soprattutto del pugnale, mentre i cospiratori carbonari e mazziniani preferivano le bombe. Il modello in creta di quella usata da Felice Orsini per l’attentato contro Napoleone III il 14 gennaio 1858 ebbe grande successo ed era nel bagaglio di Francesco Crispi quando partì da Londra il 16 luglio del 1859. Gli era stato consegnato da Mazzini, a cui aveva fatto visita prima della partenza, e gli sarebbe servito per addestrare gruppi di patrioti siciliani a Messina, Catania, Siracusa e Palermo. La popolarità della bomba di Orsini era dovuta alla sua straordinaria efficacia. Napoleone III e l’imperatrice si salvarono, ma sul selciato di fronte al teatro dell’Opera rimasero quella sera otto morti e centocinquanta feriti. Quando fu arrestato insieme ad altri cospiratori italiani (Rubio, Pieri, Gomez), Orsini disse che l’attentato era l’esecuzione della condanna a morte pronunciata contro l’ «assassino della Repubblica romana» , con un chiaro riferimento al ruolo della Francia negli avvenimenti romani del 1849. I carbonari non avevano dimenticato che Luigi Napoleone, molto prima di salire su un trono imperiale, era stato carbonaro (o vicino alla carboneria) nelle insurrezioni romagnole e nelle cospirazioni romane contro lo Stato pontificio del 1830-31. Agli occhi dell’attentatore, quindi, era molto più di un nemico: era un traditore, e meritava la morte. Orsini fu uno dei personaggi più esuberanti e imprevedibili del Risorgimento. Era nato a Imola nel 1819 da un padre carbonaro, aveva ucciso un domestico per motivi che non furono mai sufficientemente chiariti, era stato condannato da un tribunale dello Stato pontificio, ma si era salvato, sembra, grazie a una breve vocazione gesuita. Poté così laurearsi a Bologna e iniziare la sua vita di cospiratore nelle file della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini. Da quel momento collezionò fughe ed espulsioni sino a quando i moti del ’ 48 gli permisero di uscire all’aperto e di assumere un ruolo istituzionale, un anno dopo, nella Repubblica romana. Ma l’esperienza, come sappiamo, fu breve, e Orsini divenne nuovamente il regista clandestino di moti rivoluzionari. Finì in un carcere austriaco a Mantova, da cui riuscì a evadere nel 1856, e trovò rifugio a Londra per passare successivamente in Francia, dove si dedicò all’organizzazione dell’attentato che rischiò di alienare alla causa italiana le simpatie dell’opinione pubblica europea. Tutto cambiò improvvisamente quando Orsini, dal carcere in cui attendeva la ghigliottina, inviò due lettere: la prima a Napoleone III, la seconda a Cavour. In quella all’imperatore scrisse: «Sino a che l’Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell’Europa e quella Vostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto supremo d’un patriota sulla via del patibolo: liberi la mia patria e le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre» . Commosso o più semplicemente attratto dalla possibilità di passare alla storia come il liberatore della nazione italiana, l’imperatore permise che la lettera venisse pubblicata e se ne servì per creare intorno alla guerra contro l’Austria un largo consenso nazionale. In Italia, contemporaneamente, la lettera divenne un foglio volante che passò di mano in mano nelle strade della penisola. Era intitolato «Testamento di Felice Orsini» e riproduceva, insieme al testo della lettera, il volto barbuto e gli occhi infuocati del cospiratore.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 14/02/2011]
• Virginia Oldoini non aveva ancora 17 anni quando, il 9 gennaio 1854, divenne la moglie del conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole d’Asti, al quale non fu mai fedele. Tra i suoi innumerevoli amanti (12 dei quali contemporaneamente, all’insaputa l’uno dell’altro): Vittorio Emanuele II, Camillo Benso di Cavour, il vecchio barone Rothschild. Ma alla storia è passata per avere sedotto Napoleone III, portandolo così a sostenere la causa dell’indipendenza italiana.
Per la prima notte d’alcova con Napoleone III la contessa di Castiglione si fece cucire una camicia di crespo di seta verde trasparente così fine da poter essere racchiusa in un pugno.
[In: Aldo Cazzullo, Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione, Mondadori 2010]
• Sull’incontro tra Cavour e Napoleone III a Plombières vedi Rosanna Roccia, relazione al convegno "Cavour e il federalismo" 1/3/2011, scheda 1405561
• Chi era Lorenzo Valerio? Un deputato (di sinistra) del Parlamento Subalpino, che aveva intensi rapporti anche epistolari con i protagonisti del Risorgimento: da Garibaldi a Mazzini, da Napoleone III a Cavour, da Daniele Manin a Pasquale Stanislao Mancini, da Francesco Crispi a Viesseux, da Depretis a Siccardi, da Enrico Cosenz a Massimo d’Azeglio ecc. ecc.
[Franzo Grande Stevens, La Stampa 3/2/2011]
• I liberali e i rivoluzionari tedeschi vedono Bismarck come un erede dell’odiato Napoleone III, giunto al potere con il colpo di palazzo del 1851, successivamente legittimato con il consenso popolare.
[Paolo Mieli, Corriere della Sera 25/01/2011]
• Nel Risorgimento italiano ricordiamo un unico evento storico dotato di significato internazionale, non solo limitato al nostro processo di unità: la battaglia di Solferino, combattuta nel 1859. Ad essa parteciparono ben pochi italiani – fu vinta dai francesi contro l’esercito austriaco – ma soprattutto a percorrere il campo di battaglia il giorno dopo fu uno svizzero giuntovi per incontrare Napoleone III. Jean Henri Dunant rimase così sconvolto dallo spettacolo dei soldati feriti e abbandonati senza cure da scrivere un reportage drammatico, Un souvenir de Solferino. E questa denuncia della gravità della situazione servì alla mobilitazione internazionale che permise la creazione della Croce Rossa.
[Lucetta Scaraffia, Il Sole 24 Ore 9/1/2011]
• Alessandro Bixio, ricco banchiere e un influente politico amico di Napoleone III, oltre che un generoso mecenate di letterati: era stato fra i fondatori della Revuedes Deux Mondes.
[Gilberto Oneto, Libero 05/01/2011]
• La Seconda guerra d’indipendenza era scoppiata da due mesi, e Cavour l’aveva preparata in modo che perderla fosse impossibile. La Francia di Napoleone III era più popolosa, più ricca e più moderna dell’Impero d’Austria, e col suo aiuto il risultato appariva scontato. Appena fu sicuro che l’accordo era concluso, Cavour scrisse a La Marmora, ministro della Guerra: «Prepara i cannoni, e l’anno prossimo andremo in parata a Milano, se non a Venezia». Puntualmente, all’arrivo dei francesi il comandante austriaco Gyulai si trincerò dietro il Ticino, e quando Napoleone III passò il fiume e lo batté a Magenta decise che non c’era speranza di difendere la Lombardia: perciò ripiegò dietro la linea del Mincio, dove poteva appoggiarsi alle poderose fortezze del Quadrilatero. L’8 giugno i due sovrani alleati entravano a Milano acclamati dalla folla.
[ALESSANDRO BARBERO, La Stampa 5/1/2011, pagina 38]
• Fu così che l’avventuroso imprenditore svizzero naturalizzato francese Henry Dunant, mentre inseguiva l’imperatore Napoleone III per qualche sua bega aziendale sui campi di battaglia italiani, di fronte alla carneficina di Solferino cominciò a immaginare la Croce Rossa, che in effetti fu fondata pochi anni dopo, nel 1864, a Ginevra.
[Elisabetta Rasy, Il Foglio 18/12/2010]
• Il denso saggio che Eugenio Di Rienzo dedica ai rapporti tra la politica estera di Napoleone III e la nascita dell’Unità d’Italia […] si apre con una stoccata ai colleghi Alberto Mario Banti e Paul Ginsborg, curatori degli Annali XXII della Storia d’Italia Einaudi e autori del saggio «Per una nuova storia del Risorgimento». I due illustri studiosi – dice Di Rienzo […] – «ignorano il contesto diplomatico e internazionale per concentrarsi sulla storia della cultura e delle mentalità, esaltando le virtù di un presunto movimento di massa del tutto autoctono e spontaneo. In realtà, come ci hanno insegnato Gioacchino Volpe e Franco Valsecchi, il Risorgimento non sarebbe stato possibile senza il grande lavorìo diplomatico. […]».
Fonte: Dino Messina, Corriere della sera 8/7/2009.
• Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, nipote del Grande Còrso, che diventerà nel 1852 imperatore a sua volta col nome di Napoleone III. Una figura importantissima anche per la storia italiana…
[Aldo Mola, Storia in Rete ottobre 2010]
• Il duca di Morny, fratellastro illegittimo di Napoleone III.
[MASOLINO D’AMICO, La Stampa 11/12/2010, pagina 49]
• […] Se Victor Hugo accusò di «cesarismo» Napoleone III, Vittorio Foa - più modestamente - consigliò mentre il governo Prodi era nel marasma: «Il Professore deve diventare un Giulio Cesare. Bisogna dargli non il consolato ma la dittatura, per salvare la res publica dallo sfarinamento e dalle lobbies».
Dal cesarismo ai Cesaroni il modello Silvio è contagioso di Mario Ajello, Il Messaggero, 28/11/2008, pag. 8
• Le trattative con Napoleone III per l’alleanza contro gli austriaci e la cessione di Nizza e la Savoia sono un gioco segreto. D’Azeglio comunica di aver convinto gli inglesi che Nizza non verrà ceduta, e forse spera sia vero. Già nel ‘61 capisce da Londra che Napoleone sta pensando alla guerra con la Prussia, la sua ultima rovinosa impresa. Immaginiamo che questi dispacci fossero stati conosciuti e diffusi in quegli stessi anni: forse oggi l’Italia non sarebbe quel che è (magari, per la soddisfazione di alcuni). Restarono invece in cassaforte.
[MARIO BAUDINO, LA Stampa 5/12/2010, pagina 11]
• Prosegue, l’avventura complottarda, col Dialogo agl’inferi tra Machiavelli e Montesquieu (ECIG, Genova 1995) di Maurice Joly, che nel 1864 s’ispira a Barruel, Dumas, Sue e alle loro teorie del complotto, cioè all’idea che un’organizzazione clandestina di potentissimi vegliardi governi segretamente il mondo, per condannare il regime, prima repubblicano e poi imperiale, di Napoleone III, ex carbonaro e capostipite di tutti i futuri tiranni che, nel secolo successivo, avrebbero messo a ferro e fuoco l’Europa.
[Diego Gabutti, ItaliaOggi 17/11/2010]
• Sul finire del 1959, nell’anno centenario della seconda guerra d’indipendenza, la Rai trasmise in prima serata un bellissimo sceneggiato di Anton Giulio Majano in cinque puntate dal titolo Ottocento. Si trattava di un lavoro appassionante, ben curato sia per l’attenta ricostruzione degli ambienti e degli arredi, sia per il cast che comprendeva nomi di rilievo, da Sergio Fantoni nella parte di Costantino Nigra a Mario Feliciani in quella di Napoleone III fino a Lea Padovani in quella dell’imperatrice Eugenia e a una giovanissima Virna Lisi. Lo sceneggiato era tratto dall’omonimo romanzo di Salvator Gotta dedicato alle vicende del Risorgimento rivissute attraverso la figura di Costantino Nigra.
[Francesco Perfetti, il Giornale 6/11/2010, pagina 28]
• Umberto I che ha il vezzo di catalogare le sue conquiste in un album fotografico: ha un’amante ufficiale, la duchessa Eugenia Attendolo Bolognini, moglie del duca Giulio Litta Visconti Arese, che è stata “intima” anche di Napoleone III e di Vittorio Emanuele II.
[Gilberto Oneto, Libero 3/10/2010]
• «Nell’attentato bombarolo di Orsini a Napoleone III, che non uccise il tiranno ma provocò otto morti e centoquaranta feriti, Mazzini non c’entra nulla. Si sospetta invece che c’entrasse molto il futuro presidente del consiglio Francesco Crispi e si sa che Cavour diede soldi a Orsini e al suo gruppo» (Giancarlo De Cataldo intervistato da Curzio Maltese, la Repubblica 7/10/2010).
• Cavour ammira ancor più la Gran Bretagna, se non altro perché la Francia vive poi effettivamente una nuova rivoluzione, quella del 1848, che sfocia nel regime autoritario di Napoleone III. Ma quando diventa capo del governo a Torino, il conte si rivolge di nuovo a Parigi: «Per lo statista Cavour — osserva Pécout — la Francia è l’alleato indispensabile per sconfiggere l’Austria e perseguire l’obiettivo dell’unità nazionale. L’alleanza con Napoleone III non è facile, perché il monarca francese vede nella causa dell’indipendenza italiana lo strumento per affermare la sua influenza nella Penisola. Cavour nel 1858 accetta le condizioni degli accordi Plombières, ma sono convinto che non abbia mai pensato di piegarsi al volere di Napoleone III. Lo si vede bene quando Emilia e Toscana chiedono l’annessione al Piemonte, mentre l’armistizio di Villafranca, firmato da austriaci e francesi, prevede il ritorno sul trono dei sovrani spodestati. Cavour a quel punto è costretto dimettersi, ma alla fine il suo disegno prevale».
[Antonio Carioti, Corriere della Sera 28/09/2010]
• Di Napoleone III si ricordano più spesso il colpo di Stato, il populismo, la sconfitta con la Prussia e l’assedio di Parigi, l’arroganza del piccolo uomo, «le petit» come lo chiamava Victor Hugo in esilio.
[Massimo Nava, Corriere della Sera 28/09/2010]
• REISET Gustave-Armand Henri comte de - Mes souvenirs. Preface par Robinet de Cléry. Tre volumi. In premessa del secondo volume di una foto di Napoleone III col figlio alla vigilia della partenza per la guerra d’Italia (II Guerra d’indipendenza).
• DELLA ROCCA Enrico - Autobiografia di un veterano. Ricordi storici e aneddotici (1807-1893). In Appendice al capitolo XII lettera di Napoleone III a Vittorio Emanuele II che annuncia l’inizio della II Guerra d’Indipendenza. Zanichelli, Bologna 1897.
• Così, a partire dal 1833, quando appoggiò un tentativo di assassinare Carlo Alberto, il fondatore della Giovine Italia non escluse mai azioni di questo tipo, in linea con tutta una corrente di pensiero che da secoli sosteneva la legittimità del tirannicidio. Benché il suo diretto coinvolgimento non potesse mai essere dimostrato, è assai probabile, ad esempio, che cercasse di far uccidere sia Ferdinando II di Borbone sia Napoleone III.
[Giovanni Belardelli, Corriere della Sera 08/09/2010]
• Nel novembre 1854, durante la guerra di Crimea, una tempesta causò 400 vittime tra la flotta militare e mercantile che incrociava sul Mar Nero. Napoleone III incaricò allora il celebre astronomo Le Verrier di allestire un primo servizio meteorologico.
[LUCA MERCALLI, La Stampa 7/9/2010, pagina 22-23]
• BAZZETTA DE VEMENIA Nino - L’ultima delle donne dei Cesari. La Contessa di Castiglione. Napoleone III e l’Italia. Memorie galanti del Secondo Impero con numerosi ritratti. In apertura Napoleone III da un quadro di Flaudrin. Illustrazioni. Tipografia Cavalleri & C. Como, 1924.
• Silvana Pettenati: Un omaggio politico e diplomatico di Napoleone III a Camillo Cavour: il vaso di Sèvres, in Il Castello di Santena. Storia e cultura della dimora dei Cavour. Con le planimetrie del Castello. Pluriverso. Torino, 1992
• Le litografie esposte avrebbero dovuto far parte di un progetto più ampio, rimasto incompiuto per la prematura scomparsa dell’ artista, che prevedeva cento illustrazioni dedicate a tutte le spedizioni francesi in Italia sotto Napoleone III. Le tavole danno l’ idea di un reportage in diretta della spedizione del 1849 e dei combattimenti, in realtà Raffet visitò i luoghi dell’ assedio romano subito dopo gli eventi, realizzando moltissimi schizzi dai quali in un secondo tempo avrebbe tratto le litografie dell’ album.
[Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 13/08/2010]
• Il 18 novembre 1867 il borgo viene battezzato col nome della battaglia risorgimentale dov’era cominciato tutto: Palestro. Il 18 novembre 1869 è ufficialmente riconosciuto da un decreto di Napoleone III.
[Sergio Rizzo-Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 21/08/2010]
• La sconfitta della Francia nella guerra con la Prussia e la caduta di Napoleone III, grande protettore dello Stato della Chiesa, rendevano possibile il compimento dell’unità nazionale italiana, ma era certo preferibile, anche per temperare le reazioni internazionali, che a Pio IX rimanesse un lembo di sovranità, come forma di garanzia della sua indipendenza da ogni potere secolare.
[Antonio Carioti, Corriere della Sera 17/8/2010]
• La trama diplomatica di Cavour e del suo ambasciatore Costantino Nigra per convincere Napoleone III a scendere in guerra a fianco del Piemonte è abbastanza nota, così come è entrato nella leggenda il ruolo «patriottico» della contessa di Castiglione nell’alcova dell’ imperatore.
[Massimo Nava, Corriere della Sera 24/07/2010]
• I francesi non hanno torto quindi allorché sostengono che i nizzardi, nella primavera del 1861, non erano «italiani» nel senso che la parola assume quando definisce il cittadino. Erano stati soggetti a diverse influenze, fra cui quella dei Savoia, sino alla fine del Settecento, erano diventati francesi dopo la grande rivoluzione e l’ avvento di Bonaparte al potere, erano diventati sardo-piemontesi dopo i Trattati di Vienna del 1815 e sarebbero divenuti nuovamente francesi nel 1860 quando Cavour e Vittorio Emanuele II dovettero pagare a Napoleone III il prezzo dell’ aiuto ricevuto durante la guerra del 1859.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 16/07/2010]
• Napoleone III morì per un tumore alla prostata, in esilio a Chislehurst il 9 gennaio 1853.
[Il Sole-24 Ore 13/6/2010]
• Denis Mack Smith, storico inglese. Fu lui a scoprire, nei primi Anni Sessanta, i finanziamenti elargiti dallo stesso Cavour a Felice Orsini, successivamente autore di un fallito attentato a Napoleone III di Francia: otto morti, oltre cento feriti, un numero imprecisato di cavalli sterminati. Mazzini è estraneo a quel progetto: per la semplice ragione che avrebbe coinvolto degli innocenti, e questa eventualità non faceva parte del suo stile. L’opinione pubblica mondiale condanna severamente la strage, come è giusto che sia. Qualche mese dopo, Napoleone III e Cavour si accordano per muovere insieme guerra all’Austria. Molti pensano che l’Imperatore abbia deciso di risolvere una volta per tutte la questione italiana perché stanco di fare da bersaglio ai cospiratori di mezzo mondo.
[Giancarlo De Cataldo, La Stampa 11/6/2010, pagina 37]
• Cavour conta abilmente sullo sparigliamento delle potenze europee: placa le ambizioni francesi con la cessione dolorosa e controversa della Savoia e di Nizza; si incunea nella tensione tra le due potenze tedesche, la Prussia e l’Austria tra le quali c’è latente competizione per il controllo della Germania divisa in Stati e staterelli blandamente uniti in Confederazione. È un dettaglio tutt’altro che trascurabile: non dimentichiamo che Napoleone III interrompe la guerra nel 1859 che (secondo gli accordi segreti di Plombières) avrebbe dovuto concludersi soltanto a Trieste, perché la Confederazione tedesca e la Prussia si erano messe in agitazione e avevano mobilitato, temendo le ambizioni francesi sul Reno. Tra i tedeschi era diventato popolare lo slogan che «il Reno si difende sul Po». Che sarebbe successo se sull’Adige o sul Mincio fossero comparsi bavaresi e prussiani? Evidentemente Cavour aveva sottovalutato questo aspetto. Ma appena ritornato al governo inizia una massiccia, spregiudicata azione diplomatica nei confronti di Berlino. I tedeschi, pur simpatizzando con il movimento nazionale degli italiani, li rimproverano di essere succubi della Francia di Napoleone III.
[Gian Enrico Rusconi, La Stampa 8/6/2010, pagina 1]
• A proposito di Napoleone III, Rosario Romeo sottolineò come anche l’imperatore francese, presentato nell’immaginario collettivo come paladino delle nazionalità, fosse invece deciso a strumentalizzare il movimento nazionale italiano per creare nella penisola un gruppo di Stati satelliti.
[Francesco Perfetti, il Giornale 1/6/2010]
• Gianfranco Piazzesi nei primi anni Sessanta: «Al Parlamento di Torino qualcuno sostenne la candidatura della città umbra; e se Firenze facilmente prevalse fu per ragioni politiche. Napoleone III, imperatore dei francesi e garante del potere temporale dei papi, avrebbe troppo sospettato di un sovrano di un governo insediati proprio nella città più vicina Roma, capitale vietata».
[Sergio Rizzo-Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 22/05/2010]
• Sulla data del 17 marzo: «Quel giorno venne promulgata la legge sul re (un solo articolo: «Il re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di re d’Italia») e attraverso quella legge si comunicò ufficialmente al mondo che esisteva un Paese chiamato Italia. Inghilterra, Svizzera e Stati Uniti ci riconobbero subito, Napoleone III, invece, aspettò che morisse Cavour».
[La Gazzetta dello Sport Anno IV, numero 1170 6 maggio 2010]
• Franco Cardini nel suo bel saggio «Napoleone III» (ed. Sellerio, pp. 200, euro 12) impreziosito da una nota di Sergio Valzania. Ci spiega Cardini che «la sfida di questa piccola biografia - ne ha già curate altre due dedicate rispettivamente a Lawrence d’Arabia e a Francesco Giuseppe - è la sintesi del personaggio: disegnarne il profilo e cercare di coglierne il nucleo, il centro». Ecco allora emergere a tutto tondo la figura di Luigi Napoleone. Egli apparteneva ai Bonaparte Beauharnais, quelli "biondi", dal sangue mezzo creolo e dall’animo intriso di romanticismo e di idealismo; ciò lo distingueva dai Bonaparte di Corsica, quelli "bruni", dal sangue selvaggio e dall’indole illuminista e calcolatrice. «Mi ha interessato proprio questo - dice Cardini - il rapporto complesso e contraddittorio tra la sua volontà di perpetuare la gloria dei Napoleonidi, l’attrazione per le idee rivoluzionarie del suo tempo e l’abilità di mediare. Come mi ha sconcertato il lato sentimentale, irrazionale, talora perfino ingenuo del suo carattere».
Fonte: Carmine Mastroianni, Il Tempo 8/3/2010
• Anche Napoleone III arricchì i musei in maniera più che lecita. Ma è anche vero che la Francia napoleonica razziò opere d’ arte in tutti i Paesi.
[Bernardino Osio, Corriere della Sera 06/05/2010]
• Il presidente Sarkozy arriva al suono dalla Marsigliese e del canto degli Allobrogi, che è l’inno della Savoia, risale al 1856 ed ha persino un fiero riferimento polemico a Napoleone III, l’imperatore che unì la regione alla Francia in cambio dell’appoggio militare alla guerra d’indipendenza in Italia.
[MARIO BAUDINO, La Stampa 23/4/2010, p.19]
• Su Nizza, Savoia e Napoleone III vedi scheda 206749
[DOMENICO QUIRICO, MARIO BAUDINO, La Stampa 20/4/2010]
• Vedi scheda 206570
[http://partitodelsud.blogspot.com/2010/04/il-ruolo-della-massoneria-e.html]
• Napoleone III comprò buona parte di una collezione romana: una storia che merita di essere raccontata. La collezione apparteneva al marchese Giampietro Campana, direttore del Monte di Pietà degli Stati pontifici e appassionato archeologo. Nel corso della sua vita aveva raccolto soprattutto gioielli antichi, ma anche quei «fondi oro» della pittura medioevale che saranno apprezzati soltanto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Era molto conosciuto in Europa e aveva fama di uomo colto, intelligente, amante delle arti e grande conoscitore della gioielleria antica. Ma la sua vita fu travolta da uno scandalo. Accusato di peculato e malversazioni, venne processato, condannato a venti anni di carcere e privato della collezione che andò all’asta per compensare i danni subiti dall’erario degli Stati pontifici. Quando giunsero in Francia, le opere comperate da Napoleone III furono divise tra il Louvre, che ebbe soprattutto i gioielli, e i musei di provincia, a cui andarono i fondi oro, allora poco amati. Negli ultimi anni i fondi oro sono stati raccolti nel museo di Avignone e i gioielli sono stati al centro di una grande esposizione al Louvre nel 2006.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 18/04/2010]
• L’ufficio di Sarkozy in passato fu la camera da letto dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III.
[Azzurra Della Penna, Chi, n. 14, 07/04/2010]
• Una curiosa usanza degli Chasseurs alpins francesi è la proibizione di pronunciare la parola rosso. Quel colore è odiato perché in origine Napoleone III aveva imposto al corpo pantaloni proprio di colore rosso, scomodissimi, disegnati in modo da impedire il respiro durante le scalate in montagna.
[Marco Nese, Corriere della Sera 10/04/2010]
• Felice Orsini (1819-1858): vedendo in Napoleone III un nemico della libertà, attentò alla sua vita insieme ad altri tre Italiani e ad un francese, appostandosi la sera del 14 gennaio 1858 dinanzi al teatro dell’Opéra, dove l’Imperatore doveva recarsi. Arrestato con gli altri attentatori e, condannato a morte, sali il patibolo il 13 febbraio 1858. Dal carcere scrisse a Napoleone III una lettera supplicandolo di non abbandonare la causa dell’unità d’Italia.
[Nel capitolo tredicesimo di: Massimo D’Azeglio - I miei ricordi. Bur, Milano 1956]
• Vittorio Emanuele II, appena ventinovenne, ereditò il brut fardèl, il peso della Corona. Nel luglio 1858 autorizzò gli accordi segreti di Plombières tra Cavour e Napoleone III di Francia: la cessione di Nizza e della Savoia, valli monti e mezzo milione di abitanti, in cambio di Lombardo-Veneto, ducati padani, Emilia-Romagna e poi chissà...
[Aldo A. Mola, Corriere della Sera 27/03/2010]
• Una Confederazione italiana, alternativa a un regno unitario, quale era caldamente raccomandata da Napoleone III, che si atteggiava a protettore dell’Italia risorgimentale.
[Gian Enrico Rusconi, La Stampa 18/3/2010]
• Un altro imperatore che aveva fatto il suo apprendistato politico nella carboneria della penisola (Napoleone III)
Il Sole 24 Ore 11/02/2007, pag. 29 Sergio Romano
• Su Virginia «Nicchia» di Castiglione. «La nostra zietta della Patria ci è nota, la nostra zietta della Patria ha lasciato di sé una non indelebile impronta nel gran libro delle cronache perché si coricò con Napoleone III. Perché commise con l’Imperatore un tot di atti impuri. In quella veste seguitiamo a celebrarla se non proprio a glorificarla (e a glorificare Costantino Nigra che se non fosse stato a capo del marketing della Contessa mi dica lei chi oggi lo ricorderebbe)» (Paolo Granzotto, il Giornale 13/3/2010).
• Nel 1860, quando i cristiani maroniti del Libano combattevano contro i drusi e ne subivano le violenze, la Francia di Napoleone III intervenne con un contingente militare di 7.000 uomini, mise fine ai combattimenti, ottenne la creazione di un distretto semiautonomo per la comunità maronita e divenne da allora il protettore della cristianità latina nell’Impero Ottomano.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 13/03/2010]
• L’addetto culturale francese. Cavour nel ”37 vede l’Ernani (Parigi) e lo stronca. Considera importante il viaggio a Parigi del 1842-1843 in cui va alla Sorbona a sentire Cousin, Guizot, Michelet (che non gli piace perché troppo retorico), Chevalier, Lesseps. Sente anche lezioni di Teologia (Saint-Beuve, Minckiewicz). La duchessa di Broglie nelle sue memorie «è cattiva» perché non lo cita che una volta. L’articolo del 1845 sul mercato dei cereali. Primo incontro con Napoleone III nel 1852, pochi giorni prima del colpo di stato. Non positivo: a Nap piace soprattutto Rattazzi.
[APPUNTI PRESI AL CONVEGNO SU CAVOUR, TEATRO CARIGNANO 10 MARZO 2010-03-13]
• Al conte, infatti, che in vita sua non si era mai spinto oltre l’Arno, interessava soltanto dilatare il Regno di Sardegna lungo la linea del Po fino all’Adriatico. Il resto dello Stivale non lo concupiva. Pochi mesi prima infatti, a Plombières, dove si era segretamente incontrato con Napoleone III, aveva progettato con lui un piano ambizioso e bellicoso che possiamo così riassumere. Guerra all’Austria per cacciare gli austriaci dall’Italia; creazione di una federazione composta di tre stati (Regno del Nord, Regno del Centro, Regno del Sud) e liquidazione dello Stato della Chiesa offrendo al Papa, come compenso, la presidenza virtuale della stessa federazione. Per scatenare, con l’appoggio della Francia, questa guerra, che sarà poi definita la «seconda» della nostra indipendenza e che lo scaltro Cavour riuscirà a provocare addossandone all’Austria la responsabilità, il «fine tessitore» per accattivarsi le simpatie dell’imperatore dei francesi aveva abilmente tessuto una duplice trama diplomatica. Una ufficiale, destinata a entrare nella storia, l’altra, da lui stesso definita «malandrina», destinata a essere celata nel segreto degli archivi.
Della prima fanno parte anche quei 15 mila bersaglieri mandati nel 1855 a combattere e a morire nella lontana Crimea in una guerra fra giganti (gli imperi britannico, francese e ottomano contro l’impero russo) il cui intervento non richiesto del minuscolo Regno di Sardegna al fianco degli anglofrancesi fu scambiato per un inconsulto gesto di megalomania. In effetti, si trattò invece di un cinico escamotage compiuto da Cavour per guadagnarsi la gratitudine degli alleati e per sedere fra i «grandi» d’Europa al congresso della pace di Parigi. Ma questa è storia nota. Del tutto ignorata è invece la strategia «malandrina» concepita da Cavour che, per realizzarla, aveva bisogno di una dama, bella, intelligente e spregiudicata capace di «charmer politiquement l’Empereur, coqueter avec lui, le seduir s’il le fallait». L’incarico di trovare questa dama disponibile Cavour lo aveva affidato al suo fedele segretario Costantino Nigra, borbottando imbarazzato per ingentilire quel compito un po’ ruffianesco: «Caro Nigra, se noialtri facessimo per nostro interesse personale quello che stiamo facendo per la patria saremmo delle belle birbe. Anzi, i peggiori sporcaccioni del mondo». La dama prescelta fu la famosa contessa Virginia di Castiglione la quale, anche se gli storici risorgimentali la ignorano, adempì alla sua missione con grande successo saldando definitivamente l’alleanza della Francia con il Piemonte. Per questo gesto patriottico la spregiudicata contessa si meriterà la gratitudine di Cavour, ma anche il titolo coniato da Urbano Rattazzi di «Vulva d’oro del Risorgimento». Da parte sua, la bella Virginia custodì gelosamente il negligé indossato in quel convegno imperiale (è conservato nel museo cavuriano di Santena) e lo esibiva agli amici suggerendo maliziosamente che meritava di sventolare al posto del tricolore. C’è un altro episodio ignorato dalla vulgata risorgimentale che risale agli inizi della cosiddetta Seconda guerra d’indipendenza, che avrebbe potuto modificare il corso della storia e che sta a testimoniare come Cavour, sempre convinto del suo progetto federalista, cercò persino di salvaguardare il Regno delle Due Sicilie. Nell’estate del 1859 giunse a Napoli il missione segreta il conte Ruggero di Salmour, un diplomatico piemontese che Cavour aveva incaricato di offrire a Francesco II una proposta molto allettante che solo uno stolto avrebbe potuto respingere. Se Napoli avesse rotto l’alleanza con l’Austria e affiancato i piemontesi, a cose fatte avrebbe potuto ingrandire il suo regno includendo dentro i confini del reame anche l’Umbria e le Marche che facevano parte dello Stato della Chiesa, destinato a scomparire. Il primo a conoscere il contenuto di questo «pacchetto» fu Carlo Filangieri, che lo approvò con entusiasmo, soprattutto perché quell’offerta gli confermava che al Piemonte interessava soltanto l’Alta Italia. Purtroppo, Francesco II gelò gli entusiasmi del suo primo ministro. Invece di gioire, il bigotto sovrano al solo udire che il suo regno sarebbe stato arricchito dalle due regioni papaline inorridì come se avesse udito una bestemmia: «Vuie che dicite mai!» gridò. «Chella è robba d’o Papa! La robba d’o Papa non se tocca!». E respinse con sdegno l’infame proposta degli anticristo di Torino giocandosi in tal modo la sopravvivenza del suo regno. Poi quella guerra finì, come sappiamo, grazie a un accordo personale tra Francesco Giuseppe e Napoleone III, raggiunto all’insaputa di Vittorio Emanuele II, che mandò su tutte le furie Cavour che vide sfumare il suo sogno di un Regno del Nord dalle Alpi marittime alla Venezia Giulia, all’Istria e alla Dalmazia. Da parte sua, Vittorio Emanuele II si accontentò di ricevere in dono da Napoleone la ricca Lombardia, pur dovendogli cedere Nizza e Savoia.
[Vedi scheda 201421, Arrigo Petacco, Panorana 29/11/2009]
• Sulla contessa di Castiglione e Napoleone III vedi Paolo Granzotto, il Giornale 7/3/2010 (scheda 201166): «Ne facemmo e ne facciamo l’eroina che sacrificò se stessa - quanto meno le proprie grazie - sull’altare dell’amor di patria. Però nessuno ha mai potuto dire cosa ottenne alla causa coricandosi con Napoleone per poi servirgli quel corroborante consommé di fagiano che l’Empereur reclamava al termine d’ogni, diciamo così, assalto. Secondo lei come andarono le cose? Con la Castiglione che diceva: «Dài, imperatorone mio, fammi contenta, fammela ”sta unità d’Italia»? E l’altro che le rispondeva: «Vabbé, te la faccio! Tutto per farti felice bel bocconcino»? Non scherziamo, Cillo. Forse e anzi sicuramente Nicchia di Castiglione fu la più bella delle maîtresse-en-titre. Ma non così importante e sopra tutto non così influente come si vorrebbe far credere. Anche perché a Napoleone le amanti venivano subito a noia e le cambiava con tale frequenza da esser chiamate, a corte, le plat du jour, il piatto del giorno. Qualche nome? E cosa ci mette, uno come me cultore della petite histoire? Désirée Alexandrine Vergeot, miss Howard, Elisabeth Hauger-Hugenschmidt cucitrice in bianco alle Tuileries, Valtesse de la Bigne che sarà poi la Nanà dell’omonimo romanzo di Emile Zola, Marguerite Bellanger, Pascalie Corbière che tenne a balia gl’imperial bastardini (o si dice meticcini?), mademoiselle Sauvez, Madame de Malaret, madame de Cadore, madame de Labédollière, la marchesa de Paiva, Valentine Haussman per non dire di un’altra italiana, la contessa Walewski (Ricci, da nubile). Della quale il principe dei pettegoli del Secondo Impero, l’impareggiabile Horace Viel-Castel, racconta che alla inaugurazione delle nuove fontane delle Tuileries ebbe a osservare: «Molto ben fatto, ma questo apparato idraulico sarà costato caro...». E il maresciallo Vaillant, ministro della Casa imperiale (colui che provvedeva alle spese personali di Napoleone III), secco: «Meno, molto meno del vostro, madame». A un invitato che gli rimproverò l’inurbana e assai sconcia replica Vaillan rispose, sibilando: «Ma lo sa che le performances della contessa ci costano la bellezza di quattro milioni di franchi?».
• Bartolomeo Bona. Poco prima della battaglia di Solferino, servendosi dei trasporti ferroviari, in meno di ventiquattr’ore riunì sul campo l’esercito francese che la mattina era disseminato in vari punti del Piemonte e della Liguria. Dopo la vittoria, ottenne da Napoleone III il riconoscimento del sostanziale contributo alla vittoria francese grazie al perfetto funzionamento dei servizi ferroviari e telegrafici.
[http://www.mcetorino.it/webquestrotonda/15storiageorgestephenson.htm]
• Su Cavour, Bismarck e Napoleone III vedi scheda 200653
• 1° settembre 1870. A Sedan l’imperatore francese Napoleone III (detto Il Piccolo da Victor Hugo) viene sconfitto dai prussiani contro i quali s’è lasciato incautamente trascinare in guerra. L’Imperatore abdica e se ne va in esilio, e con lui se ne va la sua benevola protezione sugli Stati Pontifici.
[Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 14/2/2010]
• I trattati di pace furono stipulati tra Francia e Austria, con una marginale partecipazione del Regno di Sardegna, dopo l’armistizio con cui Napoleone III e l’imperatore Francesco Giuseppe si erano accordati a Villafranca per l’interruzione delle ostilità. Napoleone non voleva un grande Stato italiano a sud delle Alpi. Il suo obiettivo era piuttosto una Confederazione italiana presieduta dal Papa di cui il Veneto avrebbe fatto parte come provincia austriaca.
[Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 18/02/2010]
• Il Veneto passa all’Italia attraverso la mediazione francese. Napoleone III scherza: «Questi italiani! Ancora una sconfitta e mi chiederanno Parigi».
[Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 14/2/2010]
• IL GIOCO SOTTILE DI CAVOUR E I SOGNI DI NAPOLEONE III, vedi scheda 198361
[Angelo Varni, Corriere della Sera 13/02/2010]
• Era questa protervia e cecità della Chiesa ufficiale a suggerire all’imperatore Napoleone III, che pure nel 1859 aveva aiutato Cavour nella seconda guerra d’indipendenza, a negare a lui e all’Italia risorta il riconoscimento diplomatico.
[Lucio Villari, Repubblica 31/12/2009]
• La coppa di Sèvres, donata da Napoleone III a Cavour dopo il Congresso di Parigi del 1856
[http://www.parks.it/parco.po.to/pun.carmagnolese.html]
• L’aiuto militare francese fu decisivo nel 1859, ma la Francia desiderava tutt’al più uno Stato dell’Italia settentrionale, sottratto all’Austria e legato per quanto possibile ai propri interessi. Napoleone III era sensibile al sentimento nazionale degli italiani e non aveva dimenticato gli anni in cui, giovane carbonaro, aveva parteci­pato alle insurrezioni romagnole.
[Sergio Romano, Corriere della sera 10/12/2009]
• Eugenia, educataa Parigi e divenuta Eugénie, detta dalle sue amiche " Badinguette" con allusione alla disinvoltura con cui maneggiava i numerosi spasimanti, nel 1851 attrasse l’attenzione del quarantatrenne principe Luigi Napoleone, divenuto presidente della Repubblica grazie a un colpo di Stato. Il 2 dicembre 1852 costui divenne Napoleone III imperatore dei Francesi, e domenica 30 gennaio 1853 sposò Eugénie. Quel giorno, un epigramma anonimo percorse Parigi: «Montijo, plus belle que sage, / de l’empereur comble les voeux. / Ce soir, s’il trouve un pucelage, /c’est que la belle en avait deux»(«La Montijo, più bella che saggia, /appaga i voti dell’imperatore: / se è una verginità, quel che il sovrano assaggia / vuol dire che ne aveva ben due, quel tesoro!»).
[Quirino Principe, Il Sole-24 Ore 6/12/2009]
• Sulla Russia. Il governo provvisorio contò su uno scoppio rivoluzionario in Russia, dove lo scontento per il regime autocratico sembrava essere prevalente. Contò anche sul sostegno attivo di Napoleone III, particolarmente dopo che la Prussia, prevedendo un conflitto armato inevitabile con la Francia, aveva aperto amichevolmente alla Russia e le aveva offerto assistenza nella soppressione della rivolta polacca. Il 14 febbraio gli accordi erano già stati completati, e l’ambasciatore britannico a Berlino informò il suo governo che un inviato militare prussiano "aveva concluso una convenzione militare con il governo russo, secondo il quale i due governi avrebbero affrontato le difficoltà insieme nella soppressione dei movimenti rivoluzionari che avevano luogo in Polonia. Le ferrovie prussiane si erano anche messe a disposizione delle autorità militari russe per il trasporto delle truppe attraverso il territorio prussiano da una parte all’altra del Regno di Polonia". Questo passo di Bismarck portò a proteste da parte di diversi governi e infiammò la nazione polacca. Il risultato fu la trasformazione da rivolta insignificante a guerra nazionale contro la Russia. Incoraggiata dalle promesse di Napoleone III, l’interna nazione, agendo su consiglio di Wladyslaw Czartoryski, figlio del Principe Adam Czartoryski, imbracciò le armi.
[wikipedia "Rivolta di gennaio"]
• Sulla Germania e Napoleone III vedi scheda 191332 [http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/bismarck.htm] e 191331
• Un’altra celebre cancellazione di parole e frasi. Quella che il cancelliere Bismarck fece subire al "dispaccio di Ems" con cui Guglielmo I di Prussia rifiutò di ricevere, nel luglio del 1870, l’ambasciatore francese. Il problema era sorto in seguito alla vacanza del trono di Spagna, dopo che un pronunciamento militare ne aveva cacciato la borbonica Isabella. Il nuovo re sarebbe dovuto diventare Leopoldo Hohenzollern-Simaringen, parente di Guglielmo I, ma Napoleone III, individuandovi una palese minaccia di accerchiamento della Francia, reagì immediatamente spedendo il proprio ambasciatore di Berlino ai bagni di Ems (dove il re di Prussia si trovava) convincendo Guglielmo e Leopoldo a declinare l’offerta del trono. Volendo Napoleone un impegno formale di rinuncia anche per il futuro, l’ambasciatore chiese una nuova udienza il giorno seguente. A questo punto Guglielmo rifiutò di riceverlo ancora, pur rinnovandogli tutte le sue rassicurazioni per mezzo di un telegramma. Bismarck decise allora di mutilare il testo del telegramma, così da renderlo decisamente offensivo per la Francia, e lo fece avere anche alla stampa nazionale ed estera. La Francia reagì come previsto da Bismarck e dai suoi ministri, dichiarando quella guerra che l’avrebbe poi tragicamente umiliata e che avrebbe portato all’unificazione della Germania.
[http://www.mercatiesplosivi.com/aperture/mimetismo.html]
• Vedi scheda 191093
[http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/Fascicolo+7/04_fascicolo+7.htm]
• Napoleone III era l’uomo che non voleva dir di no del tutto, e non intendeva dir di sì completamente.
[Argomenti da Giovanni Maioli, Marco Minghetti, Zanichelli Bologna 1926]
• Su Eugenia e Napoleone III vedi scheda 189166 [fonte Wikipedia]
• Napoleone III «un uomo che non parla mai e inganna sempre».
[Argomenti di Pier Giusto Jaeger, L’ultimo re di Napoli, Mondadori Milano, 1982]
• A ottobre del 1856 Napoleone III ospitò Verdi e Giuseppina nella villa imperiale di Compiègne.
[Indro Montanelli, Storia d’Italia, vol. XXXI, passim]
• I libellisti che si richiamano all’immaginato regno dell’Alta Italia vagheggiato in questa contingenza dimenticano (o ignorano o fanno finta di ignorare) che il disegno di riorganizzazione della Penisola non era affatto di Cavour, ma di Napoleone III e funzionale alla sua politica estera di revisione dell’assetto politico europeo disegnato dal Congresso di Vienna.
[Francesco Perfetti, Libero 06/10/2009]
• Inoltre c’era Napoleone III che senza il Cavour la questione romana rischiava di fallire; infatti inviò a Torino il generale Fleury ad annunciare che avrebbe conservato le sue truppe a Roma.
Il Re diplomaticamente fece buon viso a cattiva sorte, ripromettendosi di esaminare la questione più avanti (intanto -gli mandò a dire prudentemente- che avrebbe pensato per il momento solo al suo Piemonte), mentre Ricasoli più religioso di Cavour pensò di essere lui il salvatore del Papato, che sarebbe andato a Roma non per distruggere ma a edificare,che avrebbe dato alla Chiesa il mezzo di riformare se stessa. Un utopia insomma. Commettendo tante ingenuità. Che non andavano bene né a Napoleone III né a Vittorio Emanuele II.
[http://cronologia.leonardo.it/storia/a1861.htm]
Vedi anche scheda 187516
• Vedi scheda 187494
• Dopo aver evitato le navi regie che vegliavano sulla sua permanenza a Caprera, Garibaldi marcia su Roma, deciso a conquistarla. Il re è combattuto tra il desiderio di lasciarlo proseguire e l’obbligo preso con Napoleone III di proteggere il Papa. Alla fine è lo stesso Napoleone ad intervenire con truppe francesi, che bloccano il battaglione dell’eroe di Nizza a Mentana, dopo che egli aveva sconfitto i papalini a Monterotondo (1867). Vittorio Emanuele II si era dimostrato contrario alla spedizione di Garibaldi su Roma, tuttavia cambia parere alla luce di alcuni nuovi eventi che stanno avendo luogo in Europa. Scoppia infatti una guerra tra Francia e Prussia; le forze dispiegate sono ingenti, Napoleone III e i suoi soldati sono molto occupati sul fronte germanico da non poter occuparsi di ciò che accadeva in Italia.
[http://utenti.lycos.it/storiaedintorni/vittorio.htm]
• L’8 giugno 1859 Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano in Milano ed assistono insieme ad una messa nel duomo. Si prosegue poi con l’avanzata. Napoleone III e Vittorio si incontrano nuovamente a Lonato il 23 giugno.
Il 18 marzo il regno d’Emilia si annette al Piemonte, il 22 marzo la Toscana è definitivamente inglobata; i Savoia, tuttavia, perdono Nizza e Savoia, cedute a Napoleone III.
Il sovrano e Cavour si rivelano più veloci dell’eroe; convincono Napoleone III, che protegge il Papa, che Garibaldi va fermato; l’unico modo per farlo è scendere con l’esercito attraverso l’Italia centrale. Dopo un primo momento di riluttanza, l’Imperatore accetta la proposta dei Savoia e inizia la discesa. Il re favorisce i moti liberali delle aree su cui passa il suo esercito.
[http://utenti.lycos.it/storiaedintorni/vittorio.htm]
• Sui rapporti tra Vittorio Emanuele II e Napoleone III vedi scheda 187488
• Sul libretto "Cavour avvelenato da Napoleone III" dal sottotitolo, si noti bene, "Documenti storici di un ingrato", pubblicato anonimo presso l’editore Domenico Cena di Torino nell’anno di grazia 1871, vedi scheda 187444.
[http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/cavour4.htm]
• Persino Napoleone III fu concepito come un uomo da addomesticare con una bella donna e promesse irrealizzabili.
[Francesco Agnoli, Il foglio 26/09/2009]
• Vedi scheda 185396
[Sandro Fusina, Il Foglio 12/9/2009]
• Nel secondo capoverso della stesura A (Quaderno 9) Napoleone III, in opposizione al I, costituisce il prototipo del «cesarismo regressivo». Invece nel lunghissimo nuovo capoverso aggiunto nella stesura B (Quaderno 13) si dice di Napoleone III che «il suo Cesarismo (…) è obbiettivamente progressivo sebbene non come quello di Cesare e Napoleone I», perché «la forma sociale esistente non aveva ancora esaurito le sue possibilità di sviluppo etc.».
[Così Gramsci disobbedì a Marx, LUCIANO CANFORA, Corriere della Sera, 28/8/2009]
• «Le piace succhiare, contessa?» «Dipende da cosa» (dialogo tra un gentiluomo di Napoleone III e la Castiglione).
[Giuseppe Scaraffia, Femme Fatale, Vallecchi 2009]
• Parigi diventò moderna grazie a Napoleone III e al prefetto Haussmann che la trasformarono radicalmente tra il 1853 e il 1869.
[Francesco Merlo, Faq Italia Bompiani 2009]
• L’11 luglio successivo, anno di grazia 1859, Napoleone III siglava a Villafranca l’armistizio che metteva fine alla seconda guerra d’indipendenza e liberava la Lombardia (senza Mantova) dal giogo di Francesco Giuseppe.
Dunant ebbe la visione di questa lunga catena di sangue sprecato arrivando per caso a Solferino, dove lo aveva portato la necessità di conferire con Napoleone III per dirimere una disputa su alcune proprietà coloniali che riguardava la Compagnia presso cui era impiegato.
[Marco Zatterin, La stampa 23/06/2009]
• Tra gli acquirenti della draisina di Michaux anche il figlio di Napoleone III.
• I baffi alla Napoleone III.
[Maria Laura Rodotà, Corriere della Sera 03/03/2009]
• Karl Marx cominciò il suo più celebre trattato storico, lo studio dell’ascesa al potere di Napoleone III, scrivendo: «Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno a loro arbitrario piacimento».
[Stephen Jay Gould, la Repubblica 29/1/2009]
• «Berlusconi sembra Napoleone III: pieno di amanti. Però, quello era stato un buon periodo per la Francia» (Giuseppe Scaraffia, docente di letteratura francese all’università La Sapienza di Roma).
• Una delle prime a fare bagni di mare fu Ortensia di Beauharnais nelle onde di Dieppe, alta Normandia. In un’afosa giornata di agosto nel 1812 la seducente regina d’Olanda, consorte di Luigi Bonaparte e madre del futuro Napoleone III, con tunica e pantaloni di lana color cioccolata, avanzò in mare assistita da servitori e medico personale pronto a soccorrerla in caso di malore. Parecchi si scandalizzarono, ma la donna decise che per la sua salute da allora in avanti avrebbe sempre usato l’«acqua cloruro salsobromoiodica ipertonica».
[Mirella Serri, La Stampa 29/8/2008]
• Tra 1853 e 1856 c’è la Guerra di Crimea: paradossale conflitto in cui la Francia di Napoleone III per difendere i cattolici mediorientali in una delle loro periodiche risse con gli ortodossi per il controllo dei Luoghi Santi fece la guerra alla Russia, loro protettrice, assieme alla musulmana Turchia, alla protestante Inghilterra e a un Regno di Sardegna che da quella spedizione innescò il gioco diplomatico che avrebbe portato alla distruzione dello Stato Pontificio.
[Il Foglio 7 giugno 2008, Maurizio Stefanini]
• All’alluminio è imputabile il 12% della spesa per le materie prime. E’ stato scoperto nel 1827 ed essendo molto difficile da estrarre era molto costoso, tanto che Napoleone III aveva forchette e cucchiai di alluminio realizzati apposta per lui e per gli ospiti di riguardo. I visitatori di minor rango dovevano accontentarsi di posate d’oro.
[Bjørn Lomborg, L’ambientalista scettico, Mondadori 2001]
• L’esposizione di Parigi del 1867, che intendeva annunciare l’Europa di Napoleone III, acquistò invece un triste significato, associata alla disfatta - di soli tre anni successiva - della guerra franco-prussiana.
[Il Manifesto 1 aprile 2008, RENATO NICOLINI]
• La Guerra di Crimea del 1855 si rivelò propizia per le ambizioni dinastiche di Casa Savoia. La Gran Bretagna, priva di un esercito di coscritti, era a corto di truppe e avrebbe preferito assoldare mercenari tedeschi piuttosto che incoraggiare le ambizioni imperiali di Napoleone III consentendo un aumento del contributo francese.
[La Stampa 13 marzo 2008, Richard Newbury]
• Proust si accontentava di spiluccare i piatti preferiti, dal "boeuf à la mode" al riso al l’imperatrice, candido come gli abiti della moglie di Napoleone III.
[Il Sole 24 ore 2 marzo 2008, Giuseppe Scaraffia]
• «Ah, se avessi saputo che bastava dirgli di no per farsi sposare!», gemevano le rivali sconfitte della bellissima contessa spagnola Eugenia de Montijo, che aveva saputo resistere all’insaziabile Napoleone III fino a farlo capitolare.
[Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008, Giuseppe Scaraffia]
• Il color magenta. Il nome ricorda i calzoni degli zuavi di Napoleone III che combatterono, ma anche il sangue versato: furono migliaia i morti.
[La Stampa 19/11/2007, pag.30 Marco Belpoliti]
• Il 6 settembre 1870 l’ufficiale Giornale di Roma riporterà dettagliatamente la notizia della battaglia di Sedan. Fino ad allora solo gli ambienti di corte e alcuni gruppi di aristocratici legati alle ambasciate straniere sapevano della sconfitta di Napoleone III e della proclamazione della Repubblica.
[Miriam Mafai, la Repubblica 16/9/2007]
• Quei sublimi pettegoli dei fratelli Goncourt raccontano che la principessa Matilde Bonaparte, cugina ed eminenza grigia di Napoleone III (anche perché era molto più intelligente di lui), un giorno si arrabbiò con il padre Gerolamo, fratello minore del Napoleone «vero» e già Re di Westfalia, quello il cui sconsiderato comportamento a Waterloo tanti lutti addusse ai francesi.
[Alberto Mattioli, La Stampa 12/2/2007 (Lettere)]
• Napoleone III aiutò il Piemonte per una combinazione di ragioni sentimentali e calcoli politici. Era stato carbonaro. Aveva partecipato ai moti di Romagna nel 1830. Aveva letto con una certa commozione e, forse, con una punta di rimorso, la lettera che Felice Orsini (responsabile di un sanguinoso attentato al Teatro dell’Opera di Parigi) gli scrisse prima di salire sul patibolo per ricordargli la causa dell’unità italiana. E riteneva infine che un regno dell’Italia settentrionale, protetto da Parigi, avrebbe permesso alla Francia di conquistare, a danno dell’Austria, una forte influenza sull’Europa meridionale. Ma non aveva alcuna intenzione di favorire l’unificazione dell’intero territorio italiano sotto la dinastia dei Savoia. Un nuovo Stato, esteso all’intera penisola, avrebbe avuto maggiori ambizioni e sarebbe potuto diventare, come effettivamente accadde, un ingombrante concorrente della Francia nel Mediterraneo.
[Corriere della Sera 09/09/2006, pag.33 Sergio Romano]
• La Repubblica romana fu spenta l’ultimo giorno di giugno dalle forze francesi di Oudinot, un pomposo e stolido generale secondo il quale «les italiens ne se battent pas». L’attacco non fu ordinato da cancellerie reazionarie, ma da quel Luigi Napoleone Bonaparte che in gioventù aveva tifato per i carbonari e che ora, divenuto presidente della Francia - e in attesa d’essere issato alla dignità imperiale come Napoleone III - obbediva alla ragione politica. Ha scritto di lui Montanelli:«Respinse l’invito di Vienna a un intervento armato austro - francese, ma s’impegnò col nunzio apostolico ad agire, e lo fece nella maniera più ambigua: dicendo agli austriaci che avrebbe occupato Roma per restaurarvi il Papa, dicendo ai piemontesi che lo faceva per creare un contrappeso all’Austria e dicendo agli inglesi e all’opinione pubblica europea che ci andava da paciere per indurre il Pontefice e il governo rivoluzionario a un compromesso».
[Il Giornale 04/01/2006, pag.26 Mario Cervi]
• Quando poi, una volta cessata la protezione al potere temporale di Napoleone III, sconfitto e fatto prigioniero a Sedan, i bersaglieri entrarono nella breccia di Porta Pia, la decisione di trasferire a Roma la capitale del Regno, che oggi viene descritta come unanime voto della Nazione, animata da spirito laico e patriottico, in realtà fu piuttosto controversa.
[Il Foglio 12/11/2005, pag.IV Sergio Soave]
• 1858
L’attentato italiano a Napoleone III
Il 14 gennaio 1858 l’italiano Felice Orsini, esule in Francia, organizza un attentato contro Napoleone III (scena in basso). L’attentatore lancia tre bombe contro la carrozza dell’imperatore, diretto all’Opera. Ci sono due morti e una cinquantina di feriti, ma Napoleone III è illeso. Orsini è catturato e condannato a morte, ma prima di salire sul patibolo scrive all’imperatore per spiegare il suo gesto: è colpa dei francesi se l’Italia è occupata dagli austriaci. Cavour ne fa un martire per spronare Napoleone ad aiutare gli italiani.
[MACCHINA DEL TEMPO GENNAIO FEBBRAIO 2005]
• Napoleone III affrontò la Prussia con i suoi più moderni Chassepot. Fu distrutto dal cannone campale Krupp a retrocarica che lanciava un proiettile esplosivo da tre chili a 4.500 metri mentre l’artiglieria francese era ancora, in sostanza, quella di Napoleone I.
[Il Sole 24 Ore 13/08/2005, pag.9 Mario Margiocco]
• Il Nostro (Felice Orsini – ndr) volle quindi dimostrare di essere di altra pasta e si imbarcò nell’ultima avventura. Partì per Parigi e preparò l’attentato. Si procurò le bombe a mano al fulminato di mercurio (esplodendo irraggiavano schegge micidiali) e tre complici italiani. Due ex della Legione straniera e un venticinquenne di nobile famiglia bellunese. Pur mancando il bersaglio, fu strage: 12 morti e 156 feriti. La polizia giunse quasi subito nella stanza d’albergo dove il Nostro alloggiava. "Chi siete?", gli chiese il commissario. "Thomas Allsop, commerciante di birra del Kent", rispose lui. "Quanto dista il Kent da Londra?". "Diciotto leghe", disse l’altro, dimenticando che gli inglesi misurano in miglia. "Voi siete inglese come io sono turco", replicò il commissario, ammanettandolo. Fu condannato alla ghigliottina. Dal carcere scrisse una nobile lettera a Napoleone III in cui gli raccomandava l’Italia, chiedendogli di favorirne l’unità. L’imperatore, lusingato, accarezzò l’idea di graziarlo. L’imperatrice Eugenia fece venire a Parigi la moglie Assunta con le due figliolette suggerendole, alla prima cerimonia pubblica, di gettarsi ai suoi piedi e implorare la grazia del condannato per commuovere i parigini. Assunta rifiutò, ritenendo inutile un gesto così teatrale. Chiese invece il favore di ricevere dalla testa del marito, una volta tagliata, una ciocca di capelli. La lama cadde inesorabilmente e il trentottenne finì in una fossa comune nel cimitero di Montparnasse e non, come aveva chiesto, in quello londinese di Chiswick accanto a Ugo Foscolo. L’anno dopo Napoleone III, che aveva capito attraverso il Nostro quanto alta fosse la febbre italiana, decise l’intervento francese accanto al Piemonte nella Seconda guerra d’Indipendenza.
[Il Giornale 18/06/2005, pag.27 Giancarlo Perna]
• Dovendo Èmile Zola descrivere Napoleone III, che non aveva mai visto di persona e che detestava profondamente, chiese a Flaubert. Questi, che era stato a corte, si divertì molto a imitare l’imperatore. Camminava curvo, strascicando i piedi con una mano dietro la schiena, mentre con l’altra si tormentava i baffi. Zola apprezzò molto.
[Giuseppe Scaraffia, "Il Sole - 24 Ore" 27/3/2005]
• Napoleone III da Vichy scriveva al generale Fleury: «Ho scritto a Torino le mie rimostranze. Non solo la miseria e l’anarchia sono al culmine, ma gli atti più colpevoli e indegni sono considerati normali espedienti: un generale di cui non ricordo il nome, avendo proibito ai contadini di portare scorte di cibo quando si recano al lavoro nei campi, ha decretato che siano fucilati tutti coloro che vengono trovati in possesso di un pezzo di pane. I Borbone non hanno mai fatto cose simili».
[L’Indipendente, 23/01/2005]
• Napoleone III fumava indifferentemente sigaro e sigarette, pare circa una cinquantina al giorno.
[L’Indipendente, 09/01/2005]
• Thomas Evans, dentista personale della moglie di Napoleone III e, forse, per lei anche qualcosa di più...
[L’Indipendente, 14/11/2004]
• Ancora sulla relazione tra Napoleone III e Virginia vedi scheda 99315
[L’Indipendente, 19/12/2004]
• Tuttavia il cuore di Napoleone III batteva per l’Italia. Il dubbio che il suo atteggiamento durante il Congresso sia stato influenzato dalla sua passione per la contessa, c’è e rimane. Dopo la firma del Trattato di pace quando i delegati stavano già preparando le valigie, infatti, l’imperatore fece proseguire i lavori e mettere all’ordine del giorno una mozione per discutere dello stato di oppressione dei paesi italiani.
[L’Indipendente, 19/12/2004]
• Luigi Napoleone, imperatore col nome di Napoleone III, era forse più italiano che francese. In Italia era cresciuto e in Italia aveva fatto le sue prime esperienze rivoluzionarie. Carbonaro, aveva prestato giuramento massonico che avrebbe dato anche la vita per la libertà italiana.
[L’Indipendente, 19/12/2004]
• Cora Pearl, famosa cortigiana inglese amante di Napoleone III, ebbe invece l’idea di presentarsi a un banchetto sdraiata su un vassoio, tutta nuda e tutta platinata, un ciuffetto di prezzemolo a celarle il pube.
[Mirella Serri, La Stampa, 11 marzo 2004]
• La prima clamorosa menzogna della storia moderna è probabilmente il telegramma che Bismarck diffuse alla stampa il 13 luglio 1870. Le cose andarono così. Quando il trono di Spagna divenne vacante, il « cancelliere di ferro » autorizzò un principe della dinastia prussiana ad avanzare la propria candidatura. La Francia di Napoleone III si oppose e chiese che la candidatura venisse ritirata. La Prussia acconsentì, ma il ministro degli Esteri francese pretese che il governo di Berlino s’impegnasse a non più presentarla. Vi fu un incontro nella cittadina termale di Ems tra l’ambasciatore francese e Guglielmo I re di Prussia che quest’ultimo riassunse in un telegramma indirizzato a Bismarck. Il telegramma era scritto con molto equilibrio, ma il cancelliere capì che esso avrebbe giustificato, con qualche correzione, una dichiarazione di guerra. Diffuse una versione addomesticata da cui risultava che il re aveva trattato bruscamente l’ambasciatore francese. Napoleone III si indispettì e la guerra scoppiò.
[Sergio Romano, "Corriere della Sera" 4/2/2004]
• Alexis de Tocqueville, arrestato al momento del colpo di stato di Napoleone III nel 1851.
[Daria Galateria, "la Repubblica" 28/4/2003]
• Cavour istituì le case chiuse in Piemonte per le truppe di Napoleone III di passaggio nella regione. Nel 1891 (?????) Urbano Rattazzi intervenne con un decreto per calmierare i prezzi (in quell’occasione stabilì anche che «colloquio semplice» dovesse durare venti minuti).
[Daria Galateria, "Il Venerdì" 3/1/2003]
• Passione di Napoleone III per gli slip color salmone.
["Il Venerdì" 15/11/2002]
• «Non leggo i giornali, pubblicano solo quello che dico io». (Napoleone III).
[Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 02/01/1998]
• Il "coprivulva imperiale", regalato da Napoleone III alla contessa di Castiglione.
[L’Espresso del 26/07/01]
• Nella Parigi di Napoleone III le feste in maschera erano all’ordine del giorno.
Al tempo dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, la moda femminile parigina imponeva gonne gonfiate dalla crinolina. Le vesti diventarono sempre più ampie, tanto che fu necessario ingrandire le carrozze e le porte delle case. In occasione del viaggio che Napoleone III compì in Inghilterra a bardo dello yacht imperiale, i carpentieri furono chiamati per costruire una passerella più larga per consentire il passaggio dell’imperatrice e delle altre dame di corte.
Sotto il regno di Napoleone III, la città di Parigi subì profonde trasformazioni alla sua architettura.
In occasione del primo incontro d’alcova con Napoleone III, Virginia si fece fare una camicia da notte pressoché identica a quella usata dalla consorte dell’imperatore nella prima notte di nozze. La camicia era di un crespo di seta trasparente color verde acqua così fine, da poter essere racchiusa in un pugno.
[Arrigo Petacco, "L’amante dell’imperatore. Amori, intrighi e segreti della contessa di Castiglione", Mondadori]
• Grande passione di Napoleone III, inseguire nei boschi ragazze o dame di rango mascherate da cerbiatte per poi possederle carponi al chiaro di luna.
«E pensare che quella testa, un giorno, fu tra le mie cosce» (la contessa di Castiglione a un’amica mentre, affacciate alla finestra assistevano al passaggio del cocchio di Napoleone III).
[Roberto Gervaso, "Appassionate", Mondadori]
• Per vendicarsi di Napoleone III che non lo aveva nominato Ministro dell’Educazione nazionale, Hugo era solito chiamarlo «Napoléon le Petit». Negli ”Chatiments” lo perseguita per oltre seimila versi, chiamandolo «apocrifo bastardo».
[Giovanni Macchia, ììLa letteratura francese, Bur]