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 2015  settembre 02 Mercoledì calendario

QUADRO MIGLIORE MA LA SVOLTA È LONTANA

«Misera Italia e tutta Europa intorno», già recitava un sonetto di Pico della Mirandola nel Quattrocento, e le parole bruciano ancora in questo anno di grazia, dopo il sofferto tormentone della crisi greca e la fatica economica del Vecchio continente. Tanto più gradita è allora una raffica di dati che vanno una volta tanto nel verso giusto: a luglio i disoccupati son nettamente scesi, in Italia e nell’Eurozona. Il tasso di disoccupazione è il più basso da 40 mesi nell’Eurozona e da 24 mesi in Italia; e in Italia aumenta l’occupazione.
Dall’inizio dell’anno a giugno i dati precedenti davano un calo di occupati pari a 32mila, mentre le nuove stime danno un aumento di 75mila, cui si aggiungono, a luglio, altri 44mila. I dati Istat vanno a colmare il divario con i dati amministrativi di cui ci si lamentava nei mesi scorsi. Ma l’Istat farebbe bene a spiegare quali sono le ragioni di questo cambiamento di segno, in che modo incide la revisione dei criteri.
Nella stessa giornata le cifre del Pil sono state anch’esse di conforto. L’aumento di 0,3% nel secondo trimestre rivede al rialzo la stima preliminare (ed è stato rivisto al rialzo anche il 1° trimestre). Mettendo assieme i due dati, nel primo semestre l’Italia sta crescendo a un tasso annualizzato dell’1,4% (tenendo, per la prima volta da molto tempo, il passo con l’Eurozona) e diventa probabile che le stime per l’intero anno saranno ‘bucate’ verso l’alto. Anche se, naturalmente, siamo ancora lontani da quei tassi di crescita di cui avremmo bisogno e cui avremmo potuto aspirare: data la ‘felix culpa’ (si fa per dire) di essere petrolio-dipendenti e super-indebitati, il dimezzamento del prezzo dell’oro nero e i mini-tassi avrebbero dovuto aiutarci più degli altri.
L’economia reale dà segnali positivi (vedasi anche il recente aumento dell’indice di fiducia economica nell’Eurozona) di cui attendiamo conferme nei prossimi mesi. Ma intanto si addensano le nubi nei mercati, dove per l’ennesima volta si erge lo spettro della recessione cinese. Non c’è miglior antidoto alla paura del tener fermo il timone sulla rotta delle riforme da fare e – purtroppo bisogna sempre ricordarlo – sull’applicazione delle riforme già fatte.
fabrizio@bigpond.net.au