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 2015  agosto 29 Sabato calendario

L’ARMATA DEI REDUCI ANTI CAV: LA LOTTA CONTINUA DEI CATTIVI MAESTRI

Quando Matteo Renzi, dal palco del Meeting di Rimini, ha detto che «il berlusconismo e per certi versi anche l’antiberlusconismo hanno messo il tasto “pausa” al dibattito italiano facendoci perdere occasioni clamorose» sapeva di fare male alla sinistra che non lo sopporta. Ma forse non così tanto. Che abbia colpito nel segno, e detto a suo modo una verità scomoda per molti, lo prova il fatto che cinque giorni dopo le pattuglie partigiane «anti-B.» in servizio permanente effettivo hanno ancora la bava alla bocca. I republicones, i Travaglio, gli ex girotondini, le «professoresse democratiche», le femministe fuori tempo massimo del «Se non ora quando»... Sono tutti idrofobi. Basta leggere Repubblica, organo di stampa ufficiale, oggi in crisi di identità, dell’antiberlusconismo. O il Fatto quotidiano, organo di stampa ufficioso, oggi in crisi di copie. O scorrere Twitter... È una rabbia montante. Un’ira scomposta da parte di quanti, reduci dalla guerra anti-Cav, desiderosi di sfoggiare medaglie e di incassare ricompense politiche, si vedono invece messi da parte dal nuovo Comandante in capo, Matteo Renzi. Finiti a elemosinare un riconoscimento postumo del proprio eroismo, ormai dimenticati, come tristi e incattiviti reduci del Vietnam. Con la differenza che questi sono convinti di averla vinta, la guerra.
Massimo D’Alema alla festa dell’Unità di Milano, offesissimo, ha risposto al premier che «Non si sputa sul passato» e, retrocedendo alle guerre puniche, ha ricordato che «le politiche dell’Ulivo possono ancora essere considerate di riferimento». A Repubblica invece non è sembrato vero potere di nuovo sbandierare i fasti delle battaglie di resistenza al Signore di Arcore, e ieri hanno fatto salire in cattedra, in prima pagina, lo storico Guido Crainz, a suo tempo militante di Lotta continua (formazione che faceva politica non con le leggi ad personam ma con spranghe e pistole), il quale ha tentato di spiegare a Renzi, che all’epoca non c’era, cosa hanno fatto quelli come lui, che all’epoca c’erano sempre, per opporsi al «Caimano». Dovendo per altro lui stesso riconoscere - bontà sua - che «certo, un antiberlusconismo urlato ha coperto talora un vuoto di contenuti, e sono state molte le responsabilità del centrosinistra, incapace di un rinnovamento radicale della politica». E non staremo a citare Fabrizio Rondolino, eminenza grigia del dalemismo, che ieri ha twitatto: «L’antiberlusconismo è molto, molto peggio del berlusconismo: basta leggere Repubblica (oggi, e in qualsiasi altro giorno)».
Dal canto suo il Fatto quotidiano - un foglio che ha intelligentemente trasformato l’antiberlusconismo in un brand di successo e di denari - ha chiamato a raccolta la meglio gioventù della peggior stagione anti-Cav, da Pino Corrias a Ottavia Piccolo, per ricordare l’antico eroismo di chi non si piegò al Tiranno: Andrea Scanzi, con il consueto senso della misura, scrive che «essere antiberlusconiani è stato l’unico modo per essere partigiani di fine millennio. Un merito, una Resistenza», scritto con la “R” maiuscola, ripetendo così la medesima follia ideologica che ha dato forza - appunto - all’ala più falsa e pericolosa dell’antiberlusconismo, quella degli Asor Rosa e dei Camilleri - ve lo ricordate? - i quali inclinavano a credere, e far credere, che «Berlusconi è peggio del fascismo». Devastando davvero la verità storica e il buonsenso. Di fronte ad affermazioni del genere, forse si può davvero pensare, come suggerisce Matteo Renzi, che anche l’antiberlusconismo ha fatto parecchi danni al Paese.
Il problema però - crediamo - non è quello di separare e contrapporre «berlusconiani» e «antiberlusconiani». Ma semmai faziosi e intelligenti. Un berlusconiano che pensasse che il Cavaliere ha fatto tutto e sempre bene, è fazioso. Punto. E un antiberlusconiano che pensasse che B. ha fatto tutto e sempre male è altrettanto fazioso. Ancora punto. Più intelligente sarebbe distinguere, in un campo e nell’altro, errori ed eccessi. Le celebri cene con le olgettine forse non furono così eleganti, ma trascinare un minorenne sul palco del Palasharp per dare sfogo al proprio odio politico fu ben peggio. Solo così si potrà passare da una (vecchia) sanguinosa e sterile battaglia ideologica a una (nuova) più proficua e onesta discussione politica.