Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 31 Lunedì calendario

LA STORIA DEL GRUPPO VERSACE. DAL SUD AL MONDO, LA MEDUSA E LE SUE TRE STAGIONI

Non si può raccontare il marchio Versace senza attraversare almeno tre esistenze. Se la maison della Medusa è dagli anni 80 simbolo dell’alta moda nel mondo, il cuore dell’azienda è una storia familiare, quella di tre fratelli. La loro conquista delle passerelle internazionali ha inizio a Reggio Calabria, dove la madre di Gianni, Donatella e Santo fa la sarta. Come se in piccolo, il destino avesse già iniziato a mostrare loro il cammino.
Era il 1972, infatti, e Gianni decide di lasciare il Sud per iniziare l’avventura milanese che sarebbe stata per lui la porta dell’Olimpo della moda. Nel 1978 arriva la prima collezione donna. Il nome scelto è semplice: ‘Gianni Versace donna’: il pubblico delle passerelle non sa ancora ciò che quel nome significherà per il settore. Gianni diventa nel giro di pochi anni il genio, colui che non solo ha vestito le più famose modelle e celebrities del mondo, ma che ha creato il concetto stesso di top model. Difficile non rimanere all’ombra di cotanta stella. Eppure, il successo della maison è stato soprattutto un lavoro di squadra.
Dove Santo, il fratello maggiore, ha avuto per alcuni versi il ruolo di allenatore. È il suo arrivo a Milano, qualche anno dopo quello del fratello, a dare probabilmente la spinta per il grande salto. Presidente del gruppo dalla sua fondazione, nonostante l’attività politica che lo impegna da vari anni, dietro il business dell’azienda c’è sempre stato lui.
L’estate del 1997, però, segna lo spartiacque nella storia della casa di moda e della famiglia. Gianni viene ucciso sulle scale della sua villa a Miami Beach e a prendere le redini è Donatella, da sempre braccio destro dell’adorato fratello. Di colpo, la stilista non è più la sorella minore, colei a cui nel 1988 era stata affidata la Versus, la linea giovane, e si mette al timone come direttore creativo del gruppo.
Ma il peso della tragedia familiare ha conseguenze sia sul piano economico, con l’impero Versace che inizia a vacillare, sia su quello personale: Donatella vive un momento di forte depressione e di dipendenza dalla cocaina, da cui esce grazie all’aiuto degli amici e di un centro specializzato. Le quote vengono divise secondo le ultime volontà dello stilista: 30 per cento a Santo, 20 per cento a Donatella e 50 per cento alla figlia di lei, Allegra Beck. Ma qualcosa nel meccanismo si inceppa e l’armata Versace improvvisamente non è più così inarrestabile. Solo in seguito la cavalcata dell’azienda riprende.
Oggi la casa ha diverse linee, con un fatturato che nel 2014 ammontava a 480 milioni di euro e con il progetto di sbarcare in Borsa nei prossimi anni, grazie anche a un accordo con il partner finanziario Blackstone. Inevitabile che la loro storia non stuzzicasse scrittori e registi. E molti sono stati, infatti, i ‘ciak’ dedicati alle vicende di casa Versace. Quando, con la pellicola per la tv House of Versace, i riflettori si accesero su Donatella, mostrandone gli eccessi e accompagnandoli alla narrazione degli ultimi 20 anni della maison, lei giudicò l’operazione come esagerata e la bollò come opera “di finzione”.
Ora l’ultimo della lista a portarli sullo schermo sarà Bille August e a dare il volto al celebre designer sarà Antonio Banderas. Ma è stato un altro regista, Franco Zeffirelli, a celebrare Gianni Versace come “lo stilista che aveva sottratto la moda al rigore, per liberare la fantasia e la creatività”, un tratto che è distintivo di tutta la dinastia Versace e della sua saga.