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 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

ECCO PERCHE IL MONDO NON SARA’ DEI CINESI– Siamo troppi sulla Terra? Secondo l’ultimo rapporto Onu sulla popolazione mondiale nel 2030 saremo 8,5 miliardi

ECCO PERCHE IL MONDO NON SARA’ DEI CINESI– Siamo troppi sulla Terra? Secondo l’ultimo rapporto Onu sulla popolazione mondiale nel 2030 saremo 8,5 miliardi. E nel 2050, o giù di lì, raggiungeremo quota 10. Mentre la «popolazione ideale» per spartirsi le risorse è più bassa: «Meno dei 7 miliardi che siamo oggi», ipotizza il demografo Gustavo De Santis, professore all’Università di Firenze e presidente dell’osservatorio Neodemos.info. Insomma forse sì, siamo troppi. E se alle stime Onu, pubblicate il 29 luglio, si aggiunge la notizia ancora più fresca che la Cina – che da sola conta 1.4 miliardi di persone, un quinto della popolazione mondiale – potrebbe, entro il 2015, abolire la politica del figlio unico adottata 36 anni fa come metodo di controllo delle nascite, la sensazione è quella di una bomba demografica che sta per esplodere. «Ma non è corretto», continua De Santis. «La Cina finora è cresciuta molto, ma per il futuro la attende una certa stazionarietà: che significa invecchiamento, in un Paese dove praticamente la copertura previdenziale non esiste». Ma i cinesi, liberati da questa legge, faranno più figli? «In realtà, già quando la politica del figlio unico fu adottata, nel 1979, era già in corso una “riduzione” spontanea, dai sei figli per donna degli anni ’50, ai tre dei ’70. Anche la vicina Corea del Sud ebbe una storia simile, senza provvedimenti politici: semplicemente un cambio culturale, che puntava a fare meno figli e farli stare bene. Lo stesso che fa pensare che difficilmente, ora, anche se potessero, farebbero più figli. Forse, nei primi anni, ci sarebbe il 10% delle nascite in più, ma poi il fenomeno rientrerebbe. C’è piuttosto un altro effetto positivo da prevedere». Cioè? «Dovrebbe ridursi lo squilibrio nel rapporto dei sessi alla nascita. In condizioni naturali, nascono 105/106 maschi ogni 100 femmine. In Cina, però, il rapporto è salito fino a quota 120/100: il figlio maschio produce reddito, mentre la figlia, cui va data una dote, è fonte di spesa. Quindi potendo avere un figlio solo, è meglio averlo maschio. Il che si traduce finora in aborti selettivi». Quindi non sarà probabilmente la Cina la responsabile del boom di qui al 2050. «Probabilmente no, e nemmeno l’India, che pure la raggiungerà nel 2020, perché il rallentamento demografico, in India, è più lento. Cioè in India si fanno ancora tanti figli. Ma secondo l’ultimo rapporto Onu, oltre il 50% della crescita dei prossimi 5 anni avverrà in 9 Paesi: di cui 5 in Africa subsahariana. Questo, nonostante in Africa l’istruzione delle giovani donne stia migliorando: il che le rende più autonome dai mariti, potenziali fonti di reddito quindi restie a fare figli subito, e anche più consapevoli del proprio corpo, e quindi della contraccezione». Questo si tradurrà in più immigrazione? «Ancora per qualche anno il grosso delle ondate migratorie arriverà dall’Africa, rallentando, però, anche di lì». Perché? «C’è un’aspettativa di reddito che motiva ad affrontare i rischi di una migrazione – la traversata dell’Africa e poi del Mediterraneo, la separazione da una famiglia, l’integrazione non facile – che noi studiosi abbiamo stimato. Chi lascia il suo Paese pensa di guadagnare 8-10 volte tanto. Ora, non solo l’Europa è in crisi economica. Ma le economie africane crescono. Quindi tra qualche anno il divario non sarà più così conveniente». Qualcuno tirerà un sospiro di sollievo. «In realtà non sempre capiamo che gli immigrati, più che “invaderci”, ci aiutano. Quando diminuiranno dovremo far fronte all’invecchiamento della popolazione. Serve popolazione attiva per compensare la spesa previdenziale, ma noi siamo un Paese che invecchia: abbiamo una media di 1.3 figli per donna». Pochi nati è male, troppi nati causano sovrappopolazione... Voi demografi non siete mai contenti. «Noi siamo per la stazionarietà. Sotto, c’è un problema di invecchiamento nazionale, sopra, di risorse. L’ideale, per garantire il ricambio generazionale, è due figli a coppia. Che rimpiazzano, per così dire, i genitori». Ma secondo il rapporto Onu i Paesi ricchi ne fanno meno. «Non tutti. È vero per il Giappone, la Corea del Sud, l’Europa dell’Est con la sua nuova prosperità. Ma gli Stati Uniti, i Paesi del Nord Europa, fanno coincidere un alto tasso di benessere con una buona fecondità. Si tratta di scelte politiche: per non avere bisogno di “invasioni” uno Stato deve decidere di investire sulla natalità. Non con campagne contro i migranti; ma dando servizi alle famiglie».