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 2015  luglio 05 Domenica calendario

SINFONIE DI CIVILTA’ SECONDO FAN ZENG, PITTORE E CALLIGRAFO

Discendente da una dinastia di letterati che ha prodotto tredici generazioni di poeti in quasi mezzo millennio, Fan Zeng descrive se stesso così: «appassionato di pittura, abile calligrafo, autore occasionale di poesie e prose per esprimere i propri sentimenti, amante della storia». C’è da aggiungere che i più grandi compositori d’orchestra cinesi hanno realizzato partiture per gli arrangiamenti dei suoi poemi. Fan Zeng ha settantasette anni ed è considerato uno dei più grandi artisti della Cina contemporanea. Ora arriva per la prima volta in Italia con oltre ottanta opere, raccolte nella mostra «Fan Zeng. La sinfonia delle civiltà», aperta fino al 27 settembre nell’Ala Brasini del Vittoriano (via San Pietro in Carcere, ingresso gratuito). La rassegna, organizzata da Alessandro Nicosia e curata da Louis Godart, celebra i quarantacinque anni di relazioni diplomatiche tra la Repubblica Popolare Cinese e l’Italia. Le opere di Zeng raccontano lo scambio culturale tra due paesi in contatto da millenni, come dimostrano la Via della Seta, che metteva in relazione la Dinastia Han e l’Impero Romano; i viaggi di Marco Polo (1254-1324) e quelli del gesuita Matteo Ricci, che arrivò in Cina nel 1582 e portò avanti per ventotto anni un dialogo con la cultura dei mandarini. Quando morì fu sepolto con tutti gli onori a Pechino. Per ricordarlo, Zeng lo ha dipinto mentre dialoga con lo scienziato Xu Guangqi. Marco Polo l’ha invece ritratto con un gran berretto rosso in testa, in mezzo a un volo di gabbiani. E poi c’è la piega amara della bocca di Michelangelo, il gigante del Rinascimento, che Zeng ha scelto come «immagine veicolare» della mostra. Lungo il percorso, gli eroi della tradizione cinese, i filosofi, i poeti, i personaggi mitici si mescolano a quelli della cultura Occidentale. Accanto ai loro ritratti, Zeng traccia con ideogrammi antichi il nome del personaggio e un titolo. Sotto la scritta «Il ruggito del leone», si incontra un corrucciato Victor Hugo. Nella «Brezza di Genova» Niccolò Paganini stringe il violino sullo sfondo di un mare reso con rade pennellate. In «Galleggiando verso il Paradiso», Dante insegue un’eterea Beatrice. E poi ci sono le tele monumentali, con montagne, alberi, corsi d’acqua, come quella che descrive un «Viaggio in sogno sulla montagna di Tianmu». O quella intitolata «Animare un drago dipingendo gli occhi», che racconta la leggenda di un celebre artista di corte, il quale aggiunse gli occhi a un drago che aveva dipinto, e il drago si animò e volò via. Godart fa notare che se in Cina prosegue la tradizione di arricchire un dipinto con l’arte della calligrafia, in Occidente si è cercato per secoli di «disciplinare la scrittura, rendere attraenti i manoscritti grazie all’introduzione dell’arte della miniatura». E aggiunge: «La sinfonia tra le nostre due civiltà si esprime anche attraverso l’amore per la bellezza da conferire al testo scritto».
Lauretta Colonnelli