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 2015  giugno 26 Venerdì calendario

QUEL MURALE DI MARIO SIRONI CHE SOPRAVVISSE ALL’OBLIO - È

l’unico grande dipinto murale di Mario Sironi sopravvissuto fino ad oggi. Si estende per oltre novanta metri quadrati nella nicchia absidale dell’aula magna dell’università Sapienza, con una folla di figure ieratiche che impersonano l’Italia circondata dalle arti e dalle scienze. Dimenticato per quasi un secolo, si è ora deciso di restaurarlo. I lavori, che cominceranno il 1° luglio e andranno avanti per un anno e mezzo diretti da Marina Righetti ed Eliana Billi, sono progettati dal ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, in collaborazione con quello dei Beni culturali e con l’Istituto centrale del restauro. Serviranno non solo a salvare un’opera oggi in precario stato di conservazione, ma anche a riscoprirne il volto originale, occultato dai pesanti interventi effettuati nel 1950, quando sull’artista cadde la damnatio memoriae per la sua adesione al fascismo. Fu Marcello Piacentini, l’architetto che progettò la Città Universitaria, a richiedere che il dipinto fosse affidato a Sironi. Lo stesso Mussolini ricevette l’artista nel 1933, affidandogli «il compito arduo di illustrare il fascismo nella grande parete del salone dell’università romana». Sironi iniziò il lavoro nel giugno del 1935. Lo concluse in due mesi. Due anni prima, nel «Manifesto della pittura murale», di cui fu il principale ispiratore insieme a Carlo Carrà, aveva teorizzato: «L’arte viene ad avere una funzione sociale: una funzione educatrice. Essa deve tradurre l’etica del nostro tempo. Deve dare unità di stile e grandezza di linee al vivere comune. L’arte tornerà ad essere quello che fu nei suoi periodi più alti e in seno alle più alte civiltà: un perfetto strumento di governo spirituale». Dette così il via al periodo della Grande Decorazione, intesa come «una superba e affascinante integrazione dell’impianto architettonico». Sosteneva che bisognava abbandonare il quadro da cavalletto e tornare alla pittura come funzione pubblica e interprete dei valori comuni. Peccato che questi valori all’epoca fossero quelli del regime. E Sironi pagò cara la sua adesione. Anche se Picasso aveva avvertito: «Avete un grande artista, forse il più grande del momento e non ve ne rendete conto». Dopo la guerra, ci sono voluti più di cinquant’anni e un attento lavoro di revisione critica per riabilitarlo. Lo stesso murale de La Sapienza, nel 1947, fu nascosto interamente sotto uno strato di carta. Tre anni dopo, il restauratore Carlo Siviero tolse la carta, riparò alcuni danni provocati dai bombardamenti, cancellò un uomo a cavallo, intervenne pesantemente sulla fisionomia dei personaggi. Per capire come fosse in origine il dipinto, i restauratori di oggi dovranno studiare i bozzetti e i cartoni originali conservati nell’archivio di Romana Sironi, nipote dell’artista.
Lauretta Colonnelli