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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

IL PIANETA TERRA E’ UNO SCONOSCIUTO

Si guardano le immagini di Maurizio Orrico, i grattacieli, le guglie di una chiesa, gli animali tristi nei recinti, un sentiero nella foresta, il ponte di ferro sopra un fiume in piena, la discarica in India, una piazza vista dall’elicottero, gli uomini aggrappati ai tralicci dell’alta tensione, un cumulo di sacchi di cemento, il negozio cinese di ferraglie. E l’impressione è che tutto questo appartenga a una specie animale sconosciuta. Il mondo che Orrico fotografa appare improvvisamente estraneo e straniante. Si guardano le immagini di questi manufatti con la stessa inquieta meraviglia con cui si osserva un castello innalzato dalle termiti o la sezione di un alveare, o le gallerie di un formicaio sotterraneo rivelate all’improvviso da un colpo di zappa. Oppure viene in mente un pianeta illuminato da un sole nero e con la superficie segnata dalle tracce di misteriosi abitanti che hanno manipolato la materia di questa superficie per creare rifugi sempre più grandi man mano che la loro organizzazione sociale diventa più ampia complessa e le loro colonie più affollate. Si sente la presenza di migliaia di individui correlati tra loro e al tempo stesso chiusi nella solitudine di quelle celle che si intravedono dalle finestre in fila sui muri delle costruzioni. Anche quando manifestano la loro presenza, nel caos del loro piccolo mondo artificiale sempre sull’orlo di frantumarsi, gli esseri umani non si riconoscono. Si percepiscono come presenze pericolose. Perfino i rari colori sono lividi, come quelli dei panni stesi che sembrano messi a fuoco dal lampo maligno di un fulmine. Perfino i cieli sono incombenti e minacciosi, le nebbie divoranti, le nevicate come lenzuoli funebri. È così che Maurizio Orrico vede il pianeta Terra. Per illustrarlo ha percorso settemila chilometri, da Berlino a Pechino, ritraendo ogni tappa del viaggio con strumenti diversi, dalla Leica alla digitale. Poi ha scelto una ventina di immagini e le ha esposte nella mostra «Light Shapes: il giro del mondo da Berlino a Pechino», aperta fino al 26 aprile al Museo Carlo Bilotti (Aranciera di Villa Borghese, Viale Fiorello La Guardia). Alcuni luoghi si identificano vagamente, come se affiorassero da un ricordo. Altri no. E non ci sono didascalie. Ma dopo pochi minuti si capisce che non servono. Non possiamo nominare questo mondo, perché non lo conosciamo.
Lauretta Colonnelli