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 2015  agosto 06 Giovedì calendario

PERISCOPIO

Non è una barzelletta ma potete anche ridere: ieri a Milano un dirigente della Lega è stato derubato in un campo nomadi. Jena. La Stampa.

Sotto la direzione di Ezio Mauro, Repubblica è diventato un giornale-guerriglia. Pronto all’assalto di chiunque non condivida le sue campagne, la sua idea di società, la sua voglia di potere. Giampaolo Pansa. Libero.

Alle elementari di via Rossini, a Firenze, stavo in banco con Paolino Bonaiuti, il passato portavoce di Silvio Berlusconi, ma lui era il primo della classe, ed io l’ultimo. Roberto Cavalli, stilista. Io Donna.

Beppe Pisanu è di Ittiri, venti chilometri da Sassari. Mesto di carattere, taciturno, nuragico d’aspetto. Adolescenza in parrocchia, gioventù nell’Azione cattolica, si iscrisse ad Agraria a Sassari, entrò nella Fuci l’associazione degli universitari casa e chiesa. Con le prime pelurie fu soprannominato Chizzos, cioè Sopracciglione. Giancarlo Perna. Il Giornale.

Il mio libro si intitola Mignottocrazia, scritto grande e in rosso, seguito da La sera andavamo a ministre. L’occhiello che avevo pensato era così: «La misera storia delle donne italiane in politica». Anche se non è sempre stato così. Si è passati da donne asessuate, con i baffi, le mitiche staffette partigiane, alle calendariste e alle veline. Da donne con una forte personalità che hanno fatto le Resistenza a figure da calendario o escort. Paolo Guzzanti. Il Riformista.

Il nucleo di lavoratori riunito attorno alla Fiom (Cgil) si è detto pronto a suicidarsi pur di non prendere atto della realtà, esibendosi persino in una clamorosa sconfessione delle sue tradizionali posizioni, cioè rifiutandosi di far votare i lavoratori sull’accettazione o no dell’accordo proposto dalla Fiat a Pomigliano anche perché il suo segretario, Maurizio Landini, era già stato sconfitto in un precedente referendum in una fabbrica «di sinistra» come la Piaggio. Ludovico Festa. Il Giornale.

I musulmani si sono chiusi dentro una cittadella, con una mentalità da assediati. Tutto ciò che viene dall’esterno a loro sembra nocivo. Tareq Oubrou, imam di Bordeaux. Le Figaro.

Quando Marchionne si è assunto il compito di rimettere in sesto la Fiat, si è ben guardato dal trincerarsi dietro la «pesante eredità» lasciata dai suoi predecessori; sarebbe bello che i governatori delle Regioni in dissesto affrontassero il loro mandato con il medesimo spirito, visto che è anche per rimettere i conti in sesto che hanno chiesto (ed ottenuto) il voto. Luca Ricolfi, La Stampa.

Tutti quei boss io non li conosco. Ho conosciuto solo Cinà e Mangano. E ancora esiste un reato di amicizia. Marcello Dell’Utri. Il Giornale.

Sapere che Tizio è omosessuale, Caio ha due amanti, Sempronio frequenta transessuali o va a puttane, non aiuta in nessun modo l’opinione pubblica a scoprire la verità sui reati eventualmente commessi. Se mai, serve a fornire materiale per un «giudizio morale» che non c’entra per niente con l’amministrazione della giustizia, e che ottiene il solo obiettivo di distruggere la vita privata e la dignità di un indagato. Fabrizio Rondolino. Thefrontpage.it

Oggi l’arte contemporanea ha investito in due fattori: il brutto è diventato ciò che in passato era il bello. Noi però dobbiamo riuscire a sottrarci a questa dittatura, ribadendo la forza della bellezza, che naturalmente non è solo quella del passato. Le sue forme infatti si rinnovano di continuo. Come diceva Dostoievskij, la bellezza salverà il mondo. E ci aiuterà a dimenticare i cosiddetti capolavori dell’arte contemporanea. Marc Fumaroli, Parigi-New York e ritorno. Adelphi.

Nell’epoca digitale non si può più insegnare la musica come se fossimo ancora nell’Ottocento. Per diffondere la conoscenza (e la pratica) della musica bisogna invece puntare sul piacere dell’apprendere da parte dei giovani. Ecco perché faremo a meno del solfeggio, che è l’ostacolo più spinoso nel percorso dell’apprendimento della musica e, bisogna pur dirlo, anche un drastico e arbitrario mezzo di selezione usato in molti conservatori che non hanno abbastanza spazio per poter accogliere tutti. Laurent Bayle che dirige, a Parigi, la Città della musica, la Sala Pleyel e la futura Filarmonica. Le Figaro.

Il maresciallo Tito era il leader comunista più gaudente di tutti. Viveva in una dimensione di edonismo sfrenato e compulsivo. Disponeva di più di trecento dimore sparse in tutta la Jugoslavia, aveva un’imponente Cadillac Eldorado 1953 (che, oggi all’isola di Brioni, si può noleggiare a 500 dollari ogni mezz’ora), un armadio stupefacente e degno di un re, passava da un ricevimento all’altro con i capelli tinti fino all’ultimo giorno sul letto di morte. Era uno sfrenato amante dei bei vestiti, del buon whiskey, dei sigari, per non parlare delle donne. Sklavenka Drakulic, scrittrice. La Repubblica.

Per vendere di più e meglio bisogna giocare sul subconscio. La solita tavoletta di cioccolata non vende più? Ecco che si iniziano a impacchettare con carta grezza pezzi di prodotti irregolari. Così confezionati danno un’idea di artigianalità, ma sono esattamente gli stessi. Martin Lindstrom, Brandwashed. Crown Business.

Il nostro istinto ci dice di stare alla larga dal pericolo. Ma esso risveglia strane emozioni. Dopo un lungo soggiorno a New York mi imbarcai su un volo della Pan Am. Con me viaggiava il compositore Alvin Curran e Annie Ratti. Tutti dormivano e a un tratto vidi una lingua di fuoco che attraversava i finestrini. Dissi ad Annie: forse abbiamo toccato una stella. Lasciami dormire, rispose. Poi una voce femminile ci avvertì che un motore era in fiamme. Ma non c’era da preoccuparsi! Ero combattuto tra la bellezza sconvolgente di quel pericolo percepito sotto la forma di una scia di fuoco e l’annuncio da un aereo che avrebbe potuto mettere fine ai nostri giorni. Rientrammo su New York. E il pericolo svanì. Cosa era stato: un sogno, un’avventura, un incidente meccanico, un evento statistico? Luigi Ontani, pittore. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Nei corsi di recupero per corruttori si distribuivano ai partecipanti le banconote del Monopoli, ma si è smesso dopo aver scoperto che in città molti le accettano. Insomma, a difenderci non resta che la legge. Che deve porre dei limiti alla corruzione a seconda dell’età e dei contributi rubati. E garantire, ovviamente, una pensione. Massimo Bucchi, scrittore satirico. ilvenerdì.

Non riesco ad essere modesto neanche con me stesso. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 6/8/2015