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 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

L’ESTATE DI MONICA


[Monica Bellucci]

«Ho voglia di assaporare la vita, mi piace ancora molto mangiare, bere e fare l’amore: questa per me è la bellezza, il resto sono solo dettagli che ognuno aggiusta come vuole. Dimagrisci, ingrassi, mezza ruga: tutte stupidaggini!». Comincia con una risata l’intervista a Monica Bellucci, la prossima Bond Girl: classe 1964, mai liftata, ancora sensualissima, in total look nero, con pantaloni aderenti come una seconda pelle, infilati in uno stivale da corsaro.
Sono le dieci del mattino, a Parigi, dalle parti di Saint-Germain, quando scende da una berlina scura con autista. I capelli raccolti in una coda di cavallo le danno un’aria sofisticata, che viene smentita dalla voglia di giocare con il suo personaggio e con quell’immagine di sex symbol assoluto che si porta dietro da quando era ragazzina.
«Vedo donne perfette, che pesano 40 chili, non hanno una ruga o un filo di grasso, ma quando ci parli ti viene la depressione. Vuoi mettere una rotondina che infila in bocca un bel quadretto di cioccolato e ha un’espressione di beatitudine? Diventa immediatamente seducente». Forse sta parlando di se stessa, perché è sicuro che di quei quadretti di cioccolato ne deve fare un certo consumo, visto che non pesa 40 chili (anzi!). E le cuciture dei pantaloni e i bottoni della camicia sono messi a dura prova mentre beve un cappuccino con molta schiuma, seduta sul divano più nascosto del bar dell’Hótel de l’Abbaye.
Secondo quello che dice, il suo è un momento particolarmente intenso. Finite le riprese di Spectre, l’ultimo capitolo della saga dell’agente segreto più famoso al mondo, è partita per la Bosnia profonda, dove ha passato le tre ultime estati a girare On the milky road di Emir Kusturica.
L’autunno scorso, invece, Guy Édoin l’ha voluta in Canada, per il suo film Ville-Marie, in lizza per partecipare alla Mostra del Cinema di Venezia (dal 2 al 12 settembre). «Un film d’autore di immenso livello», dice Monica. «Guy mi ha dato il ruolo della madre, che non vorrei essere. Un’attrice in grave conflitto con il figlio, che si protegge con il proprio mestiere da situazioni di fragilità, a volte insostenibili».
Tre registi diversi, per tre film molto complementari, che raccontano tre donne «che passano dalle tenebre alla luce, attraverso percorsi a volte estremi».
Lo dici come se stessi parlando di qualcosa che hai vissuto?
«La donna dà alla luce, penso che faccia parte della femminilità. Siamo capaci di reinventarci e di vivere molte vite nello stesso tempo. La cosa peggiore che ti può capitare è diventare cinica. Hai presente Jep Gambardella, nella Grande Bellezza? Ecco, io in questo momento sono l’opposto di uno come lui. Ho ritrovato l’entusiasmo, l’energia e la capacità di apprezzare anche le piccole cose».
Il ruolo della Bond Girl è arrivato come una ciliegina sulla torta. Che cosa ti è piaciuto di questa avventura?
«Mi sono divertita molto. Ho preso tutto come un gioco: il più bel gioco che un’attrice e una donna possa fare a cinquant’anni. Ma è stata anche una bella avventura umana. Daniel Craig è un vero gentleman, ed è chiaro che quando devi girare scene forti, intime, è meglio avere una certa alchimia con il tuo partner».
A proposito di scene forti: è vero che Lucia Sciarra, il tuo personaggio, è bisex? Hai avuto una certa alchimia anche con Léa Seydoux e Stephanie Sigman?
«Che meraviglia! Davvero si dicono queste cose?».
È stato scritto dal magazine francese LGBT Têtu.
«Che simpatici. Non è vero, ma mi diverte che la gente pensi a certe cose. Del resto non è la prima volta».
E tu cosa rispondi?
(Sorride) «Adoro le donne, lo dico sempre perché ci credo. Mi piacciono molto più degli uomini, per la forza che sono capaci di esprimere. E anche nel mio lavoro sono le attrici che mi ispirano. La femminilità di Monica Vitti, Gina Lollobrigida e Anna Magnani mi interessa più della virilità di Humphrey Bogart».
Vuoi dire che non ti piacciono più gli uomini virili? Che tipo di uomo preferisci? Uno come Fabio Fazio o come James Bond?
«L’amore non ha leggi, è soltanto una questione di energie che si cercano, non ci sono regole».
Com’è la tua vita da single?
«E chi ha detto che sono single» (ride).
Hai carta bianca per descrivere il tuo nuovo amore. Tutte le pagine che vuoi.
«Ho due figlie, che fra qualche anno saranno in grado di leggere i giornali, quindi ho deciso di smettere di parlare della mia vita intima».
Parlaci almeno dei tuoi rapporti professionali, con gli uomini. Come hai fatto a convincere Sam Mendes a scegliere una James Bond Girl di cinquant’anni?
«Quando mi ha invitata a cena, a Londra, per parlarmi del suo progetto, era già convinto della sua scelta. Me ne sono accorta quasi subito».
Come ti eri vestita?
«Petite robe noire, semplice».
Con gli stivaloni, come quelli che hai messo questa mattina?
«No, scarpina con tacco a spillo».
Capelli sciolti?
«Sì».
Cosa hai ordinato per cena?
«Quante domande! Carne e insalata. Mica puoi mangiare tutto quello che vuoi, quando fai una cena di lavoro».
Hai sempre saputo venderti, come modella e come attrice. Come si fa?
«Non si fa. Non ci si vende. Fare l’attrice è un mestiere violento, perché lo strumento stesso del lavoro è la propria persona. È diverso rispetto a una concertista che, per esempio, usa il violino. L’attrice è come una musa che ha bisogno del talento del regista per esprimere quello che ha dentro».
Dove avete cenato?
«In un posto carino. Ero molto intrigata, incuriosita dal suo progetto. Sam Mendes e Daniel Craig hanno creato un James Bond, moderno, con una parte dark. Ne hanno fatto un personaggio che provoca la morte, che cerca la morte: quasi come se coltivasse in se stesso il male di vivere. Sapevo che stavo per infilarmi in una situazione prestabilita, con un regista che protegge molto i suoi attori, come ha fatto con me».
Com’è stata l’interazione con le due altre attrici? Competizione serrata?
«Sam Mendes non ci ha fatte incontrare sul set, ma conosco molto bene Léa Seydoux, una donna molto solare e molto dark, allo stesso tempo. Bellissima, con una bella anima. Spero di incontrarla, durante la promozione del film».
Una Bond Girl è una donna che arriva quasi al limite della volgarità per essere sexy, ma non oltrepassa mai la frontiera. È quello che si è detto, a volte, di te.
«Ho sempre pensato che una donna sexy diventa volgare quando la sua sensualità non è naturale. Quello che sono non lo studio a tavolino, è il mio modo di esistere. Le Bond Girl non sono mai stupide, hanno obiettivi e capacità per raggiungerli. Per quanto mi riguarda, sono contenta che questa offerta sia arrivata mentre sto lavorando con registi che rappresentano universi così diversi fra di loro».
Hai trascorso le ultime tre estati con Emir Kusturica a girare in Bosnia On the milky road. Lui è davvero così brutto, sporco e cattivo come si dice?
«Ma non è un brutto! È un uomo che piace molto alle donne. Ha un potere mentale e un’emotività fortissimi, che di solito non sono cose che vanno insieme. In lui queste due qualità sono espresse alla massima potenza. Ho un’immensa stima per Emir. Ha un carisma molto particolare, che si esprime bene nei suoi film: si sente lo scontro fra la forza e la poesia».
Cosa ti piace di quel film?
«È la storia d’amore fra due adulti che non hanno più niente da perdere. È tutto girato in esterni durante tre estati bosniache, in mezzo a una natura selvaggia piena di foreste e di laghi. Un mondo arcaico per raccontare una guerra che potrebbe essere una qualsiasi, perché parla dell’eterna lotta fra la vita e la morte. Ho amato profondamente questo film, carico di tutte le energie di un regista che non ha girato per cinque anni. Ha aspettato a lungo e in questo tempo ha scritto libri, fatto concerti e nutrito la sua creatività di cose che lo hanno arricchito».
Quale degli ultimi tre film che hai girato ti è rimasto nel cuore?
«Sono in un periodo fortunato, perché tutti e tre mi hanno dato molto, per motivi diversi. Essere la musa di un giovane regista con il talento di Guy Édoin non mi ha lasciata indifferente. Mi ha dato il ruolo di una madre fragile, un’attrice che si protegge dalla vita recitando. Adoro lavorare con giovani registi, come lui o Alice Rohrwacher (Le meraviglie), mi piace la complessità e l’energia di chi comincia».
Per te che sei una mamma al cubo, sempre pronta a parlare dell’amore e del piacere di questo ruolo, non dev’essere stato difficile identificarti nel personaggio.
«Non sono esattamente lo stesso tipo di madre che ho interpretato nel film. Per me, l’esperienza della maternità è stata portatrice di energie meravigliose, di forza, più che di fragilità. È stata un’esperienza totalizzante: un salto che ha fatto crescere molto il mio concetto di amore. Un amore carnale e spirituale che ti porta verso l’alto e ti cambia la vita. Gli uomini non hanno la nostra stessa fortuna. Aiutano alla procreazione, è vero, ma non possono avere le stesse sensazioni».
Non pensi che il tuo rapporto così forte con la maternità abbia allontanato il tuo ex marito? Succede spesso nelle coppie.
«Quando ci si lascia non è mai colpa di una sola cosa o di una sola persona. C’è qualcosa che si interrompe, che non esiste più. È un cammino diverso che gli individui intraprendono e che porta a prendere decisioni, a volte dolorose e traumatiche, per continuare a crescere. Si ha sempre paura del trapasso, delle trasformazioni. Ma una volta che queste sono avvenute, nuove energie benefiche vengono a sanare le ferite e a ridarti nuova linfa vitale».
Come si fa a continuare a sedurre?
«Andando alla ricerca di se stesse, per scoprire parti sempre nuove. Sono ancora molto curiosa di quello che può succedermi, sono una persona che si cerca ancora e non dà niente per scontato».
Sei una donna che si vuole bene?
«Direi di sì. Ho sempre accettato i miei difetti, anche fisici, e ora che ho 50 anni non ne voglio dimostrare 40: non sono ossessionata dal tempo che passa. E i registi vengono a cercarmi per offrirmi ruoli che si addicono alla mia età, compreso quello della James Bond Girl».
Com’è ora la tua vita? Quali sono i tuoi piaceri?
«Adoro lavorare, viaggiare. Adoro le mie amiche... E altre cose che non ti posso dire. Sai una cosa? In questo momento apprezzo proprio tutto. Mi piace il piacere. Può sembrare una frase fatta, ma ti assicuro che è proprio così».