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 2015  agosto 04 Martedì calendario

GALLINO DIMENTICA CHE UK E USA ERANO DUE STATI FALLITI. FURONO RISANATI DA THATCHER E REAGAN. SENZA DI LORO NON CI SAREBBERO MAI STATI BLAIR E CLINTON

In vacanza in Sardegna alle Dune di Piscinas (una chicca), seguo criteri diversi dal solito per la gestione dei ritagli dei giornali, selezionati giornalmente a mò di carburante intellettuale per i miei «Camei». Il ritaglio estivo deve contenere una notizia, al contempo seria e leggera, deve permettere approcci diversi da quello scelto dall’autore, deve prestarsi a un dibattito ove però l’intolleranza sia assente, (il format del Cameo non prevede di entrare in polemica con alcuno).
La scorsa settimana tre notizie mi hanno colpito, e le svilupperò: la lite a distanza fra Pannella e Bonino, per la ritrosia di lei ad andare in ufficio a lavorare, l’intervista a uno dei big di TEDGlobal, che solo venticinque anni dopo ha capito in che mondo di birbanti viviamo, lo stupore provato dal professor Luciano Gallino nell’aprire la finestra della sua camera d’hotel con la vista, scopriamo per lui imbarazzante, del Mont Pélerin (Svizzera).
Repubblica ha dedicato due pagine, e un grande disegno di Tullio Pericoli, a un suo articolo. Mi è bastato l’incipit (manzoniano), per immedesimarmi in lui. Non conosco il professor Gallino se non per ciò che ho letto, ma posso dire che, a scanso di equivoci, non abbiamo nulla in comune, se non che siamo entrambi nati a Torino molti anni fa. Io vengo da una famiglia operaia, antifascista, anticomunista, anti azionista, sono liberale, cattolico, Àpota (e pure granata), lui non so, ma qualcuno di questi tre “anti” di certo ci separa. Quando lui fu assunto da Adriano Olivetti, io facevo l’operaio a Mirafiori, dopo aver rifiutato una proposta di lavoro di Olivetti (ingegner Tufarelli): meglio operaio in Fiat che funzionario in Olivetti, mi dissi. Gli “olivettiani” consideravano noi “fiattini” dei trogloditi, lo sostennero per qualche anno, poi improvvisamente tacquero. Stupefatti del silenzio, scoprimmo che l’Olivetti era fallita, pare per eccesso di intelligenza. Noi “fiattini” cercammo di migliorare la nostra ignoranza, passo dopo passo.
Il professor Gallino definisce il Mont Pélerin, a me è parso con una vena di disprezzo, una «montagnola svizzera». Noi torinesi abbiamo una sola montagnola, quella dei giardini Cavour, una collinetta alta una dozzina di metri, sulla quale ho passato la mia adolescenza (nel mondo del politicamente corretto di oggi, i cani radical chic hanno espulso i bambini poveri dalla montagnola). Ai suoi piedi, in una portineria di un palazzo signorile, abitava Fred Buscaglione, un mio mito, con la moglie, Fatima Robins (gran donna).
Il monte Pélerin è a 700-800 metri sul livello del lago, ci si arriva con una teleferica (tre stazioni), lassù il Mirador Kempinsky (glielo consiglio, Professore) offre una delle viste più spettacolari del mondo (certificato).
Affascinante come la potenza dell’ideologia trasformi un monte in una montagnola, per di più svizzera, perché la «montagnola Péllerin» è rea di aver ospitato, nel 1947, 38 (trentotto) economisti e intellettuali, bollati, gramscianamente (?), come levatrici del futuro «intellettuale collettivo». Il Professore trova orrendo che costoro, nei successivi 50 anni (cinquanta) siano arrivati a 1.000 (mille) adepti. Ci sono pure alcuni italiani, in verità sette, da Einaudi (Luigi) a Mingardi (Alberto), il disprezzo intellettuale del Professore, profondo seppur signorilmente trattenuto, si percepisce.
L’attacco a questi 1.000 neoliberisti è feroce, lo stile narrativo è quello rotondo e spiazzante del primo Vendola, pare che costoro abbiano coartato tutti i politici e le classi dirigenti dell’Occidente, però cita, disgustato, solo due nomi, Thatcher e Reagan. Essendo vissuto molti anni nei due paesi anglosassoni, per me il Professore dimentica di dire che UK (in particolare) e Usa erano allora Stati tecnicamente falliti, e furono salvati dai due leader conservatori (fecero il lavoro sporco che i liberal non sanno mai fare). Blair e Clinton non sarebbero esistiti, senza Thatcher e Reagan.
E qui mi taccio, pur scrivendo libri e facendo l’editore, sono rimasto un operaio, seppur benestante, ho l’imprinting dell’acculturato dopo il tramonto, quindi non mi permetto certo di contestare un Professore emerito di sociologia a Torino, per di più olivettiano della prima ora. Un operaio “fiattino” ha il senso delle proporzioni, il terrore di cadere nel ridicolo sempre lo frena.
Professore, ho riletto il suo pezzo provando, per gioco, a sostituire “liberal” al termine “neoliberista”, a me pare scorra meglio. Solo su un punto mi sento di contestarla, senza alcun timore reverenziale: mi creda, il Mont Pélerin non è una montagnola.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 4/8/2015